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Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia

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«I SOLDI dobbiamo metterli da parte per tutti i pugliesi che ne hanno bisogno, non per i consiglieri regionali». Michele Emiliano torna alla carica sul Trattamento di fine mandato, l’assegno reintrodotto otto anni dopo l’abolizione dal Consiglio regionale lo scorso 27 luglio.

Il governatore, ospite ieri sera della trasmissione “Labirinti” su Antenna Sud, non usa giri di parole: «Mi auguro che si possa arrivare all’abrogazione della norma». E’ categorico ma dovrà ancora lavorare molto per convincere la sua stessa maggioranza, restia a fare un passo indietro.

«Nel nostro programma di governo – tuona Emiliano – la reintroduzione del Trattamento di fine mandato non era prevista, quindi non è nel programma del centrosinistra. Il presidente della Regione, lo voglio spiegare, è soggetto al Consiglio regionale, non lo comanda. E’ il consiglio che dà gli indirizzi al presidente nelle materie che non sono oggetto del programma di governo».

Il presidente della Regione, il giorno della votazione in Aula, non era presente e giura che nessuno della sua maggioranza o della sua Giunta lo avesse avvertito di quanto stava per accadere. «Io – sottolinea – dopo mi sono limitato a dire due cose: che forse avrebbero fatto bene a chiedermi un consiglio prima di approvare, perché io avrei sconsigliato di procedere. Innanzitutto perché si tratta di una materia inopportuna, a noi i soldi servono per fare altro rispetto al Trattamento di fine mandato. Inoltre, avrei suggerito di discuterne apertamente in modo leale con tutta la comunità pugliese per capire qual era il posizionamento dei cittadini. Hanno sicuramente commesso un errore nel metodo».

E’ chiara la sua posizione: «Dobbiamo mettere da parte dei soldi per tutti i pugliesi che ne hanno bisogno e non per i consiglieri regionali. Mi auguro che si possa arrivare all’abrogazione della norma e che poi si possa ragionare con tutti i consiglieri d’Italia per avere dappertutto la stessa norma, questo mi pare giusto».

Insomma, la bufera politica non si placa, anzi. Il primo Consiglio regionale potrebbe essere convocato per il 14 settembre, Emiliano vuole che per quel giorno il centrosinistra sia compatto in Aula. Il 6 agosto, l’emendamento approvato all’unanimità lo scorso 27 luglio è stato promulgato, è quindi ormai una legge e, sino a quando non verrà cancellata, i consiglieri regionali in carica dal 2010 al 2015 e dal 2015 al 2020 potranno, se non lo hanno già fatto, chiedere legittimamente il pagamento arretrato per gli anni che vanno dal 2013 sino al 2020.

Un pasticcio che potrebbe pesare dai 2 ai 5 milioni sulle casse del Consiglio regionale, nessuno, difatti, potrà impedire ai consiglieri di incassare quello che, allo stato attuale, è un loro diritto soggettivo. Il gruppo del Pd, però, nicchia: al suo interno c’è chi ritiene che non si debba fare un passo indietro perché il Tfm “è legittimo” ed esiste in tutta Italia. Il M5S anche ha una posizione non chiara: si dice disposto ad abrogarlo ma difende la scelta di averlo reintrodotto. L’opposizione resta alla finestra e osserva cosa succede nella maggioranza.

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