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Il governatore Michele Emiliano ieri non ha voluto rispondere alle domande sul bando

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Il bando per la gestione del servizio mense ospedaliere non sarà ritirato, Regione Puglia e InnovaPuglia vanno avanti per la propria strada nonostante a chiedere la sospensione siano i sindacati, l’associazione che rappresenta le aziende della ristorazione e tutti i gruppi in Consiglio regionale, dal Pd a Fratelli d’Italia.

Dopodomani, quindi, alle 12 scadrà la gara monstre da 372 milioni e poi si procederà con l’apertura delle buste: è quanto ha ribadito ieri sera InnovaPuglia durante la riunione convocata da Sepac, la task force regionale per le crisi aziendali presieduta da Leo Caroli. I sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, ieri, hanno chiesto nuovamente di ritirare in autotutela il bando per evitare una “bomba sociale”.

A loro dire, sono a rischio un migliaio di posti di lavoro. InnovaPuglia, invece, ritiene che il bando sia legittimo dal punto di vista tecnico e giuridico. La task force ha offerto la possibilità di avviare immediatamente un Tavolo per gestire la transizione del personale dopo che la gara verrà affidata: «L’obiettivo – spiega Caroli – è quello di evitare anche un solo licenziamento». Sepac si è detta anche disponibile a valutare se possano esistere i presupposti per internalizzare il servizio, ma tutto questo non basta ai sindacati che hanno annunciato una manifestazione di protesta per domani.

Si tratta della più grande gara d’appalto gestita in Puglia, un bando del valore di base da 190 milioni ma che potrebbe arrivare sino alla cifra di 372 milioni. Il bando, però, da due mesi sta ricevendo critiche trasversali per diversi motivi, a cominciare dall’assenza di una clausola sociale che metterebbe più al sicuro i posti di lavoro dei dipendenti attualmente impegnati nelle mense degli ospedali.

I sindacati puntano il dito anche sulla qualità del servizio: la gara, infatti, prevede la chiusura delle cucine interne agli ospedali e Asl e quindi cibi precotti. Ieri, al termine di una conferenza stampa per la presentazione del bando Nidi, il governatore Emiliano ha dribblato, visibilmente infastidito, le domande del cronista del TgR Puglia che gli chiedeva quale fosse la posizione ufficiale della Regione.

Emiliano preferisce la via del silenzio, mentre persino l’associazione nazionale delle aziende della ristorazione collettiva (Angem) protesta vibratamente: «Nel caso del bando per la ristorazione di degenti e pazienti degli ospedali pugliesi» ci sono «omissioni» che «riguardano le clausole sociali e colpiscono direttamente le lavoratrici e i lavoratori», sostiene Carlo Scarsciotti, presidente di Angem.

«L’articolo 8 del disciplinare di gara e l’articolo 14.3 del capitolato tecnico – evidenzia l’associazione in una nota – prevedono che, al fine di promuovere la stabilità occupazionale, l’aggiudicatario del contratto d’appalto sia tenuto ad assorbire nel proprio organico il personale già operante alle dipendenze dei fornitori uscenti, così come previsto dal Codice dei Contratti.

A tal fine – si legge ancora nei documenti di gara, riferisce l’Angem – le Amministrazioni contraenti notificheranno al vincitore dell’appalto l’elenco del personale impiegato dal fornitore uscente prima dell’avvio del servizio». «Quando si tratta di clausole sociali nelle procedure di gara relative a contratti di appalto ad alta densità di manodopera, come nel caso della ristorazione – continua Scarsciotti – le istruzioni operative fornite dall’Anac alle stazioni appaltanti sono ben chiare, proprio nel rispetto del Codice dei Contratti.

Le amministrazioni pubbliche devono mettere a disposizione di tutti i partecipanti al bando i dati relativi al personale utilizzato nel contratto in corso di esecuzione, dal numero di occupati al monte ore, dalla qualifica ai livelli retribuitivi». Per Scarsciotti, «il bando di gara della Regione Puglia creerà una forte crisi occupazionale».

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