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Da sinistra l’assessore Leo, il segretario Pd Lacarra e l’assessore Stea; nella seconda foto Emiliano

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A un certo punto la sala è gremita sino all’inverosimile. Gente in piedi, di lato, nei corridoi con la Digos che intima agli organizzatori di alleggerire la presenza e di mantenere la capienza massima consentita. «Fate qualcosa oppure saremo costretti a sospendere tutto», dice uno degli agenti in borghese, mentre nello staff presidenziale già intuiscono che qualcosa non quadra. Ecco allora gli inviti a «mettere le mascherine», a «occupare i posti liberi in sala» ed aprire le finestre per il ricambio d’aria.

D’accordo che il grande assente è l’ex assessore ed epidemiologo Pier Luigi Lopalco, ma qui ora c’è Michele Emiliano nella triplice veste di governatore, assessore alla Sanità ad interim e soprattutto di capo popolo del mondo civico. E figuracce anti-covid non sono ammesse. A proposito, l’annunciato controllo del green pass, in alcuni momenti, non si vede. «Qui sento l’energia che altri altrove hanno smarrito. Qui c’è un’alleanza basata sulla generosità, sulla condivisione dei programmi e dei valori della Costituzione repubblicana e in generale di tutta la storia del centrosinistra italiano. Questo è il popolo che dovrà, assieme al Pd e al M5S, vincere le elezioni ed evitare che il Paese cada in mani sbagliate». Leggere alla voce «estremismi» e «sovranismi».

Emiliano allaccia le cinture e prova a fare decollare il suo «Insieme per la Puglia». Dimenticate il logo diffuso alla vigilia con una Puglia accompagnata da un timido ramoscello d’ulivo. «Qui non c’è alcun simbolo. Quello che circolava è un fake. Siamo solo un coordinamento che guarda alla Puglia e all’Italia», dicono dall’entourage, smorzando sul nascere possibili retroscena sulla reale paternità del logo (già utilizzato, pare, altrove). Ma a questa sala, nell’hotel Parco dei Principi, poco importa. Dovrebbero sventolare, ma restano arrotolate, le bandiere di Con, la civica di diretta emanazione del presidente, che pare diventare il fulcro della convention.

Tra materiale con il simbolo, tra assessori che si accomodano (i vari Sebastiano Leo e Alessandro Delli Noci), consiglieri regionali (non si vede Massimiliano Stellato, colui che ha contribuito a far cadere a Taranto l’alleato Rinaldo Melucci, peraltro sistemato in prima fila) ed esponenti di peso della fidata cerchia presidenziale: il consigliere politico Giovanni Procacci (che più volte invita la sala a fare silenzio durante gli interventi) dirigenti, amministratori, direttori del vasto mondo delle agenzie regionali. «La coalizione per l’Italia e per la Puglia nasce stasera, nel dialogo stretto tra il Pd e il M5S, e in generale con tutti coloro che decideranno di allearsi con questa coalizione.

Una coalizione che si prepara alle elezioni politiche, e che in Puglia, questa volta, spera di riuscire a vincere le elezioni. Non siamo mai riusciti (come coalizione di centrosinistra, ndr) a vincere le elezioni politiche e speriamo di riuscirsi questa volta grazie a questa grande alleanza», dice Emiliano al suo popolo. Mentre in prima fila battono le mani i Popolari separati in casa Massimo Cassano, Gianni Stea e Totò Ruggieri (l’ex assessore), con il resto che si accomoda nelle retrovie. Arrivano ex pezzi di Italia in Comune, oggi denominati «Puglia Civica»: ci sono il foggiano Rosario Cusmai, Francesco Crudele e i sindaci Tommaso Depalma di Giovinazzo e Davide Carlucci di Acquaviva, mentre un ex sindaco, quello di Barletta, Cosimo Cannito si accomoda a metà sala. E qualcuno mormora: «Ma non ha annunciato di candidarsi con il centrodestra?».

Dal lato opposto si palesa l’ex assessore Mino Borraccino, ma come referente di Articolo 1, e non della lista Senso Civico di un altro ex assessore, Alfonso Pisicchio, che come annunciato alla vigilia declina l’invito «in assenza di programmi chiari e unitari». Assenti anche i Verdi e il sindaco di destra di Nardò Pippi Mellone, bloccato a quanto pare da motivi personali.

Emiliano prende la parola, dopo i vari interventi dem con annessa benedizione degli onorevoli Francesco Boccia, Marco Lacarra e della presidente del consiglio regionale Loredana Capone, e avverte: «Il civismo nasce per opporsi all’interesse privato del ceto politico. Ma se il civismo lo usi come cacciavite o sega elettrica allora non funziona più. Il civismo deve mettere in moto le persone». E a chi guardava con sospetto questa chiamata alle armi ribatte: «Questa assemblea ha creato sospetto, ma sospetto di cosa? Questo popolo ha avuto idee strepitose che ha poi preso il Pd». E giù con gli applausi. «Cristo è grande. La grandezza di dio è una cultura comune», sottolinea il presidente. Perché si sa, di questi tempi, le strade del civismo sono spesso infinite.

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