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Un particolare dello stabilimento

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Il dissequestro dell’Altoforno 2, quello nel quale trovò la morte il 12 giugno 2015 l’operaio 35enne Alessandro Morricella, investito da un getto di ghia incandescente. Il ritorno in libertà dell’ex commissario straordinario Enrico Laghi, deciso dal tribunale del riesame di Potenza.

È stata un’altra giornata importante sul fronte giudiziario delle tortuose e complesse vicende dell’acciaieria ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, di Taranto. Nella settimana in cui l’Afo 4 si è fermato per problemi al crogiolo. Afo 1 è stato arrestato per la sostituzione di una valvola della tubazione gas bloccata «per chiara mancanza di manutenzione – come ha sottolineato il segretario Fiom Giuseppe Romano – con a cascata Acciaieria 1 ferma e la 2 a rilento», vengono tolti i sigilli ad Afo 2, anch’esso fermato per manutenzioni i giorni scorsi.

È quello incriminato per la tragica vicenda del lavoratore martinese.
L’azienda in questi anni lo ha potuto comunque utilizzare grazie alla facoltà d’uso, disposta in funzione del completamento di una serie di prescrizioni imposte dai magistrati per la messa in sicurezza dopo la morte di Morricella.
Una vicenda anche giudiziaria che aveva visto anche uno scontro ripetuto tra il giudice del processo agli imputati per l’incidente sul lavoro e la difesa dell’amministrazione straordinaria proprietaria degli impianti. Due anni fa aveva era stata di fatto tolto la facoltà d’uso e stabilito che l’azienda avesse avuto già il tempo sufficiente per la sua messa a norma, non più procrastinabile.

Questo comportò una serie di ricorsi utili a ottenere nuovi termini, culminati col dissequestro sancito ieri. Giornata in cui il tribunale del riesame di Potenza ha disposto la remissione in libertà di Laghi, agli arresti domiciliari dallo scorso 27 settembre nell’ambito dell’inchiesta dei magistrati lucani che vede indagati, tra gli altri, l’ex procuratore della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo, l’ex consulente dell’acciaieria tarantina, Nicola Nicoletti, e l’avvocato Piero Amara, già al centro di altre vicende giudiziarie.

L’inchiesta prova a far luce su una serie di presunti scambi di favori e consulenze tra gli indagati, con provvedimenti che sarebbero stati concordati i favore proprio del dissequestro di impianti dell’acciaieria, come il nastro trasportatore dell’Altoforno 4 teatro dell’incidente mortale di Giacomo Campo, operaio di una ditta appaltatrice, morto il 17 settembre 2016. A Taranto, nel frattempo, si celebra la Settimana sociale dei cattolici italiani e l’ex Ilva rimane al centro del dibattito.

«Quella del processo Ambiente svenduto – ha affermato il segretario nazionale Cisl Luigi Sbarra – è stata una pagina triste che individua precise responsabilità in tema di disastro ambientale».Al suo si è aggiunto l’intervento del direttore di Federmeccanica Stefano Franchi: «Abbiamo bisogno dell’acciaio e di Acciaierie d’Italia per il Paese».

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