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Veduta di Taranto con le ciminiere dell’ex Ilva. Il presidente dell’Ordine dei medici Cosimo Nume

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Dopo aver polemizzato durante la presentazione dello studio dell’Organizzazione mondiale della sanità sull’impatto della produzione dell’acciaieria ex Ilva sulla popolazione di Taranto, il presidente dell’Ordine dei medici, Cosimo Nume, torna sull’argomento.
«Ho fatto presente al governatore Michele Emiliano che dopo essere stati coinvolti fin dall’annuncio alla Camera nel 2019 della decisione di affidare ai ricercatori dell’Oms questo importante rapporto avremmo voluto essere aggiornati. Il documento in lingua inglese è pronto da giugno e noi siamo venuti a saperlo la sera prima della conferenza stampa, non abbiamo potuto fare considerazioni tecniche in merito».

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Resta l’importanza dello studio.
«È un passo avanti avere il parere della massima autorità internazionale in tema di salute, anche se di fatto richiama cose già emerse e ribadite in tante metanalisi di questi anni, oltre che sottolineato dall’azione della magistratura. Ci dà la conferma che è necessario un profondo ripensamento della città».

L’Oms sottolinea come l’inquinamento a Taranto sia sottostimato, mancando adeguati approfondimenti su acqua e suolo.
«Prende in considerazione la fascia di popolazione sopra i 30 anni e non quelle più giovani e dei bambini, che sono le più colpite, dovessimo tenere presenti dati sulla contaminazione del suolo, l’avvelenamento da piombo e metalli pesanti. Mancano delle tessere importati del puzzle, come ha ricordato la coordinatrice Francesca Racioppi. È uno stimolo per approfondire questi aspetti. La produzione è scesa notevolmente, per comprendere il danno attuale chiederemo studi appropriati».

Il rapporto richiama lo studio Sentieri e i valori riportati da Arpa, Aress e Asl per la Valutazione del danno sanitario, messa in discussione attraverso osservazioni, prese in considerazione dai ministeri della Transizione ecologica e della Salute. Quanto il rapporto può incidere in questo quadro?
«I dati riportati sono coerenti con gli studi condotti finora, non mancano quelli dell’Istituto superiore della sanità, dell’Arpa e di altri autorevoli organi indipendenti. Questo ulteriore dell’Oms si aggiunge agli altri, e non ci sembra che li smentisca ma che li confermi».

Eppure, l’ex direttore generale Arpa, Giorgio Assennato, polemizzò con Emiliano ritenendolo inutile
«Assennato ha ribadito che gli studi già c’erano ed erano abbastanza indicativi. È chiaro che se sono rappresentante dell’Iss o dell’Arpa mi possa sentire sminuito. L’autorevolezza dell’Oms è però un tassello che si aggiunge al mosaico. Ed è ora che, in base alle rilevanze emerse, il decisorio politico prenda delle decisioni, che non possono essere da qui a dieci anni, perché in questo tempo i numeri si decuplicano».

Come immaginate la situazione da qui in futuro?
«Da medici ci confrontiamo con le ricadute negative della produzione, vorremmo ci fosse attenzione massima alla prevenzione e fossero rimosse tutte le cause di malattie nel minor tempo possibile. C’è un equivoco di fondo: si parla di coniugare lavoro e salute. Sono argomenti diversi, la salute non ha a che vedere né col lavoro, né con la produzione, se questi sono compatibili col resto del mondo dei diritti della popolazione e dei lavoratori vanno bene, se non lo sono si prenda una decisione».

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