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Le ciminiere dell'ex Ilva

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Invitalia passa all’azione sull’Ex Ilva e chiede al governo l’amministrazione straordinaria, nel frattempo parte una fitta serie di incontri


TARANTO – «Invitalia, dopo aver esperito negli ultimi mesi e da ultimo in queste settimane, in costante dialogo con il Governo, ogni tentativo possibile di accordo con il socio privato, preso atto dell’indisponibilità di quest’ultimo a contribuire a garantire la continuità aziendale o a sciogliere la joint venture in modo equilibrato e conforme alle normative vigenti anche di fonte europea nell’ambito di una situazione di crisi non dipendente dalla volontà né da responsabilità gestionali della parte pubblica, ha inoltrato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un’istanza per le conseguenti valutazioni tecniche e amministrative per la procedura di amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia spa». È quanto si legge in una nota di Invitalia sull’ex Ilva.

Nel frattempo, il Governo incontrerà questa sera le associazioni delle imprese dell’indotto del siderurgico di Taranto. A seguire, sarà la volta delle sigle sindacali metalmeccaniche. L’obiettivo è fare un punto su Acciaierie d’Italia, e quindi sull’ex Ilva. A Taranto, invece, nel pomeriggio ci sarà un presidio sotto la Prefettura indetto dal sindacato Usb. Al Governo, sindacati e mondo delle imprese chiederanno che accade adesso per l’azienda e per l’indotto. Indotto in attesa di vedersi riconoscere i crediti milionari accumulati a causa dei mancati pagamenti di Acciaierie.

Il Governo ha approntato delle misure per l’indotto con un disegno di legge specifico. Ma sarebbe tutto fermo per la mancata trasmissione da parte di Acciaierie d’Italia a Sace delle informazioni necessarie ad attivare le garanzie sui crediti. La convocazione dell’Esecutivo, che risale ai giorni scorsi, coincide con l’ennesimo scontro delle ultime ore che contrappone Acciaierie a Invitalia, che della società è azionista pubblico di minoranza.

Dopo la richiesta di amministrazione straordinaria i prossimi passi sono le decisioni del Mimit e del Tribunale di Milano sullo stato di insolvenza della società. Acciaierie, da parte sua, ha risposto con una domanda al Tribunale di concordato con riserva per tutte le società che costituiscono la holding di AdI. Strumento, questa tipologia di concordato, che l’impresa insolvente può stipulare con i propri creditori al fine di cercare una soluzione per entrambe le parti coinvolte.

Ma bisogna ricordare che il decreto legge 4/2024, che ha rafforzato la possibilità che Invitalia chieda l’amministrazione straordinaria già prevista da un altro decreto di gennaio 2023, stabilisce tra l’altro che dalla data della presentazione dell’istanza di accesso all’amministrazione straordinaria da parte dei soci, e sino alla chiusura della procedura, sono interdette la presentazione e la prosecuzione delle domande di accesso ad uno degli strumenti di regolazione della crisi o dell’insolvenza.

Venerdì scorso, inoltre, il giudice del Tribunale di Milano, Francesco Pipicelli, ha rigettato la richiesta di misure cautelari e protettive avanzata da Acciaierie. Richiesta avanzata per tutelarsi rispetto ai principali creditori e a vantaggio della composizione negoziata della crisi. Composizione spinta da Acciaierie in alternativa all’amministrazione straordinaria. Ha scritto infatti il giudice Pipicelli che per giustificare «un provvedimento giudiziale di compressione delle azioni cautelari ed esecutive dei creditori sul patrimonio del debitore», serve «una concreta, attendibile e realistica prospettiva di risanamento dell’impresa». Che nel caso di Acciaierie per il giudice non c’è.

Per il magistrato, infatti, «una prognosi positiva allo stato non pare sussistere». Ciò «in quanto la situazione finanziaria attuale, l’assenza di disponibilità di soci o di terzi a rifinanziare AdI spa, non sembrano consentire all’impresa ricorrente di avere una liquidità di cassa a breve per l’acquisto di materie prime e per la stessa sopravvivenza della continuità aziendale diretta, per un tempo limitato idoneo a condurre le complesse trattative con un ceto creditorio variegato e multiforme».

D’altra parte, ha scritto ancora il magistrato, anche l’esperto incaricato per la composizione negoziata della crisi, Cesare Giuseppe Meroni, «è netto nel ritenere l’assenza in concreto della sussistenza di concrete e ragionevoli prospettive di risanamento». Lo stesso giudice, in precedenza, ha anche rigettato la richiesta di Acciaierie di impedire a Invitalia di chiedere al Mimit l’amministrazione straordinaria. Nel contesto ha dichiarato che non c’è anticostituzionalità nel dl del 2023 che prevede che un socio pubblico possa chiederla.

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