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Giovanni Lettieri ed Elly Schlein

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POTENZA – Sono attesi mercoledì a Potenza i “mediatori” incaricati dalla segretaria nazionale Pd, Elly Schlein, di accompagnare i democratici lucani nelle scelte da compiere in vista delle elezioni regionali della prossima primavera. Tra l’aspirazione alla più ampia coalizione possibile per provare a battere il centrodestra, e la tentazione del gioco a perdere finalizzato all’ennesimo regolamento di conti interno. Passando per l’“appalto” dell’iniziativa politica, non tanto ai potenziali alleati del Movimento 5 stelle, quanto al civismo incarnato in una figura storicamente vicina al centrosinistra lucano come il re delle coop bianche, Angelo Chiorazzo.

A condurre il tentativo di sbrogliare la matassa dovrebbero essere Igor Taruffi dirigente organizzativo riconducibile direttamente alla segretaria Schlein, e Davide Baruffi, dirigente enti locali del Pd, nonché braccio destro del presidente del partito, Stefano Bonaccini. Lo stesso Baruffi che giovedì scorso avrebbe già avviato un’interlocuzione sulle elezioni regionali lucani con il segretario regionale del Pd, Giovanni Lettieri, a latere dell’ultima riunione della direzione nazionale, su una terrazza della sede del Nazareno. Interlocuzione a cui avrebbero preso parte anche l’ex senatore lucano Salvatore Margiotta, da sempre contrario all’ipotesi Chiorazzo, e Alessandro Alfieri, referente della segreteria nazionale del partito per le riforme e il Pnrr.

Il primo nodo da affrontare pare destinato ad essere, quindi, proprio quello del candidato governatore, dopo le grandi manovre avviate anche da un pezzo importante del Pd lucano per preparare il campo al re delle coop, e l’irrigidimento degli alleati promessi del Movimento 5 stelle. Non senza momenti di gelo tra lo stesso Lettieri, e il coordinatore dei pentastellati lucani, Arnaldo Lomuti, irritato per l’attivismo, anche un po’ scomposto, dei democratici “chiorazziani”, a fronte dei formalismi in cui pare essersi rifugiata della segreteria regionale del Pd.

Ripetendo che il confronto tra le varie anime di una possibile coalizione sarebbe fermo al programma, e che sul tavolo non vi sarebbero ancora nomi da vagliare per la candidatura a governatore. Né quello dell’imprenditore di Senise, indigesto a buona parte dei 5 stelle soprattutto per i suoi interessi nella sanità, né altri.

Anche l’ultimo tentativo da parte di Lettieri di disinnescare le tensioni con i pentastellati lucani, e un pezzo dello stesso Pd, con la nota diffusa venerdì sera per ribadire che «nessun nome è ancora arrivato al vaglio» del «tavolo del centro sinistra», si è prestato a una duplice interpretazione. Con i «chiorazziani» che vi hanno letto la negazione della negazione dei 5 stelle, ovvero il rigetto del veto sul loro candidato governatore, in quanto prematuro e pertanto irricevibile.

E altri per cui Lettieri avrebbe recuperato, correttamente, il mandato ricevuto dall’assemblea regionale del partito, azzerando le fughe in avanti compiute nelle ultime settimane. Mandato che prevede che il Pd peschi tra la sua propria dirigenza i nomi su cui condurre le trattative per l’individuazione del candidato governatore, e solo in secondo luogo valuti profili diversi, senza escludere, in caso di mancato accordo, il ricorso alle primarie di coalizione.

Un ulteriore nodo da sciogliere, poi, è quello dei rapporti con centristi, ovvero i renziani di Italia viva, e i calendiani di Azione, guidati dall’ex governatore Marcello Pittella, a cui il sondaggio realizzato nei giorni scorsi da Emg attribuisce, complessivamente, un 10% di consensi. Vale a dire esattamente il distacco, tra il centrodestra, guidato di nuovo, per ipotesi, dal governatore uscente Vito Bardi, e un centrosinistra a traino del Movimento 5 stelle, col 17%, e del Pd, col 13%, guidato, sempre per ipotesi, da Chiorazzo.

Nei giorni scorsi dai pentastellati sarebbero arrivati segnali di chiusura rispetto all’idea della presenza dell’ex governatore anche soltanto all’interno di una delle liste di aspiranti consiglieri regionali alleate del Movimento. Lo stesso Pittella, però, non vedrebbe di buon occhio un’intesa elettorale con alcuni dei suoi principali detrattori, e punterebbe a una corsa in solitaria che gli consentirebbe, col 6% di consensi attribuitogli dal sondaggio Emg, di riconquistare il seggio in Consiglio regionale.

Discorso diverso per i renziani di Italia viva, che se si fermassero al 4% stimato da Emg rischiano di restare fuori dal parlamentino lucano. Pertanto potrebbero valutare con maggiore attenzione la possibilità di convergere all’interno della lista espressione di un candidato governatore come Bardi o Chiorazzo.

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