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CATANZARO – I detenuti della Casa circondariale di Catanzaro hanno attuato in questi giorni una forma di protesta pacifica, rifiutando il vitto ministeriale e astenendosi dall’acquistare generi alimentari presso la struttura. A rendere nota la protesta è stato uno dei detenuti. La protesta è stata attuata per “chiedere con forza al Parlamento di esercitare la funzione legislativa anche per risolvere la gravissima situazione di sovraffollamento in cui versano i nostri Istituti Penitenziari – è scritto in una nota che è stata trasmessa dall’esterno del carcere – ormai diventata ingestibile e non più tollerabile, mediante l’unico mezzo possibile qual è quello dell’amnistia e dell’indulto, provvedimenti previsti dalla nostra Costituzione”. 

All’iniziativa hanno partecipato tutti i detenuti dei reparti di media sicurezza e si è svolta dal 20 al 26 settembre, mentre fino all’1 ottobre non sono stati acquistati prodotti di consumo nella struttura. Su richiesta degli stessi detenuti il vitto che è stato rifiutato “è stato devoluto in beneficenza alla Caritas Diocesana per le famiglie disagiate, con l’assenso del direttore della struttura, Angela Paravati”.
Nella nota trasmessa alle redazioni giornalistiche, i detenuti di Siano lanciano anche l’allarme sulla situazione in cui sono costretti a vivere. “Recentemente in questa Casa Circondariale sono state apposte alle finestre di tutti i reparti di media ed alta sicurezza delle fitte reti metalliche che – scrivono – impediscono di far penetrare all’interno delle nostre celle fatiscenti e sovraffollate luce ed aria naturale e che, contestualmente, arrecano gravi danni alla nostra vista. Una situazione che determina una sofferenza in più non prevista da nessuna legge e che viene giustificata in nome dell’igiene poiché alcuni incivili compagni gettavano dalle loro finestre della spazzatura che finiva a terra costituendo ricettacolo e proliferazione per topi ed altri animali che poi invadevano anche l’Istituto ivi compreso i reparti e le nostre camere”. Un problema grave in più, che si aggiunge a quello già esasperato del sovraffollamento.

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