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POTENZA – Da Potenza a Pisticci, fino alla provincia di Foggia, per stingere alleanze coi vecchi nemici nel nome della ‘ndrangheta e degli affari, a partire dalle estorsioni.

E’ la rete del nuovo clan Martorano descritta agli inquirenti dell’antimafia dall’ultimo “pentito” della mala lucana, che poi sarebbe il primo dello storico gruppo egemone degli affari criminali nel capoluogo.

A febbraio Natale Stefanutti, il figlio 32enne del 55enne pluripregiudicato Dorino (in carcere dal 2013 per l’omicidio di Donato Abbruzzese), ha raccontato di «incontri» che si sarebbero svolti la scorsa estate nel metapontino per pianificare delle estorsioni. Tra il potentino Donato Lorusso (42), considerato l’attuale «reggente» del clan, e due nomi arcinoti agli investigatori dell’anticrimine: «Salvatore Scarcia e Tonino Mitidieri».

Secondo Stefanutti Lorusso li avrebbe raggiunti nel loro territorio per discutere «a proposito delle estorsioni da fare alla ditta Croton, che era subentrata in un consorzio di ditte interessate a dei lavori su Foggia».

Una ditta calabrese, non per niente il nome che richiama la città dove si trova la sua sede legale, che sarebbe stata «già sotto estorsione dei Grande-Aracri». Quegli stessi Grande-Aracri che anni fa avrebbero preso sotto la loro ala il clan potentino, tramandando i riti e le gerarchie della ‘ndrangheta crotonese. Perché fossero riprodotti come in Emilia, in Veneto, in Lombardia e persino in Germania. Creando una schiera di uomini “valenti” pronti ad entrare in azione per una delle più potenti organizzazioni criminali d’Italia.

Se pagano a casa loro devono pagare anche se vengono a lavorare da queste parti. Questo sarebbe stato il ragionamento di Lorusso, che per arrivare a Foggia avrebbe chiesto sostegno a Scarcia e Mitidieri: entrambi pregiudicati di Policoro e più volte coinvolti in inchieste sui loro affari lungo un asse che dalla Puglia arriva fino alla Locride.

Il giovane Stefanutti non avrebbe aggiunto se poi in effetti un accordo è stato trovato o meno. Ma gli investigatori della mobile di Potenza avrebbero già raccolto alcuni riscontri sulle presunte richieste estorsive avanzate ai responsabili della ditta.
Poi c’è il caso di una ditta di Pisticci «che opera in una zona dove insistono dei pozzi petroliferi», e secondo Stefanutti avrebbe già «subito un estorsione da parte dei predetti soggetti».

«Mi risulta che i geometri della ditta si sono incontrati a settembre scorso con Lorusso, corrispondendogli 5mila euro». Ha spiegato ai pm dell’antimafia lucana.

Lorusso è stato arrestato la scorsa settimana proprio per estorsione aggravata dal metodo mafioso e ieri mattina di fronte al gip di Potenza si è avvalso della facoltà di non rispondere durante il suo interrogatorio di garanzia.

Secondo l’accusa avrebbe chiesto 10mila euro «per gli amici in carcere» a un altro imprenditore crotonese, Raffaele Vrenna, titolare l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri lucani: un affare da 5 milioni e 93mila euro circa spalmati su 5 anni.
A inchiodare Lorusso sarebbe stata in particolare la registrazione di uno dei suoi incontri, a marzo nei locali dell’ospedale San Carlo di Potenza, con i vertici della ditta, ai quali si sarebbe presentato «come un soggetto accreditato presso organizzazioni criminali calabresi, in rapporto con un clan mafioso del territorio potentino».

A giugno anche Salvatore Scarcia (48) era stato raggiunto da un’ordinanza di misure cautelari nell’ambito dell’ultima inchiesta della Guardia di Finanza di Policoro sugli spacciatori del litorale. Mentre resta in attesa con Tonino Mitidieri (50) della fissazione del nuovo processo d’appello per il superclan basilischi, dopo la decisione della Cassazione, che ha annullato con rinvio le condanne per i membri della “famiglia tutta lucana”.

Una mafia autoctona a lungo contrapposta all’egemonia dei vecchi clan, come quello potentino guidato dal boss Renato Martorano, e alle ingerenze dalle altre regioni. Ma da qualche tempo non più.

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