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CATANZARO – Licenziata perché mamma. E’ questa la discriminazione che avrebbe subito una giovane donna di Catanzaro che, pochi giorni fa, ha potuto registrare la condanna della società Mediamarket Spa che gestisce il punto vendita di elettrodomestici e Hi tech nel centro commerciale le Fontane di Catanzaro.

A confermare le tesi discriminatorie sostenute da Pamela (questo il nome della signora) è stata la Corte d’Appello di Catanzaro, sezione lavoro, con la sentenza pronunciata lo scorso 29 settembre (Presidente Emilio Sirianni, consigliere Gabriella Portale e consigliere relatore Barbara Fatale).

I giudici di secondo grado hanno dato ragione alla donna, assunta nel 2009 nel punto vendita Mediaworld di Catanzaro Lido con un contratto di apprendistato professionalizzante della durata di 48 mesi e per l’acquisizione della qualifica di impiegata addetta alle operazioni ausiliarie di vendita, con un orario di lavoro part time di 24 ore settimanali.

Tutto sarebbe andato bene nell’attività lavorativa della signora di Catanzaro, difesa dagli avvocati Danilo Colabraro e Crescenzio Santuori, fin quando l’arrivo di una tanto attesa gravidanza avrebbe cambiato gli equilibri sul posto di lavoro.

Dopo il rientro per la maternità, infatti, Pamela avrebbe iniziato a subire, nel 2013, «un trattamento difforme», fino ad un vero e proprio diverbio con un capo settore, durante il quale quest’ultimo avrebbe contestato i permessi della donna per l’allattamento. Una condizione sempre più tesa, fin quando, poco tempo dopo, la società comunicò alla dipendente la volontà di recedere il contratto di lavoro.

Ed è a quel punto che la signora ha dovuto fare i conti anche con problemi di salute legati alla consapevolezza, secondo quanto denunciato, di avere perso il lavoro per via della gravidanza.

La Mediamarket, rappresentata dagli avvocati Attilio Minzioni e Francesco Grande, ha contestato le tesi della donna, sostenendo che il recesso del contratto era avvenuto esclusivamente per una situazione economica diversa da quella precedente. La stessa società si era già opposta alla prima sentenza del Tribunale di Catanzaro che aveva dato ragione alla dipendente, ordinandone il reintegro e il pagamento dei danni.

La nuova sentenza della Corte d’Appello ha ora tolto ogni dubbio sull’ipotesi di discriminazione nei confronti della signora di Catanzaro, evidenziando anche la giurisprudenza esistente fino a livello della Corte di giustizia europea. In questo modo, la Corte d’Appello ha respinto il ricorso della Mediamarket spa e ha confermato la sentenza di primo grado, condannando la società al pagamento delle spese di giudizio.

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