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POTENZA – L’ultimo, estremo tentativo sarebbe stato compiuto proprio nella mattinata ieri. Una telefonata a Tito Di Maggio – come il senatore stesso racconta dal palco del Principe di Piemonte – da parte di «un illustre parlamentare lucano» per proporre un ticket al Comune e tenere così insieme il centrodestra potentino. A cui, il senatore avrebbe risposto così: «Ok, ma lo chiedete voi a Cannizzaro di fare il vicesindaco?». Perché «non c’è nessun miglior candidato di Dario De Luca che possa prendere le redini di questa città». Ne sono convinti le forze che lo sostengono: Fratelli d’Italia, Popolari per l’Italia e la lista civica per De Luca. E lui, l’ingegnere cinquantaseienne alla sua seconda esperienza elettorale, accolto ieri dalla standing ovation della platea del teatro lancia il suo appello «agli uomini liberi, alla gente per bene, a coloro che non fanno la fila nelle anticamere delle Regione per elemosinare un contentino». Missione: «Liberare Potenza dalla cappa di potere che l’ha soffocata, l’ha portata sull’orlo del fallimento, l’ha resa brutta e grigia come il cemento di Santarsiero». I consiglieri Gianni Rosa e Aurelio pace che lo precedono nell’intervento lo presentano come il simbolo del riscatto, l’unico possibile, per salvare la città capoluogo da un declino inesorabile. «Sarà il primo cittadino o degli onesti, lontano dai centri di potere, del reale cambiamento». Il sindaco «del vero centrodestra di questa città».

A chi gli chiede cosa intenderebbe fare nel caso in cui dovesse diventare primo cittadino, risponde:  «I mali della città sono così tanti che al posto di un programma ci vorrebbe un enclicopedia». E che però, se c’è un intento che racchiude il tutto quello è «voglio amare questa terra come l’attuale classe dirigente non sta facendo nè con la città, nè con la Regione». Profondamente cattolico fa ricorso alla parabola dei talenti e alla sua esperienza missionaria all’estero per dire che la sua sarebbe un’amministrazione profondamente vicina agli ultimi, ai più deboli. «Non donando il mio compenso da sindaco alla Caritas di Potenza, come qualche altro candidato ha promesso di fare. Ma combattendo tutti gli sperperi che si annidano nella gestione della cosa pubblica. Perché ogni soldo buttato via, è un soldo tolto alla povera gente». E a proposito di danaro pubblico De Luca si rifà al rapporto della Banca d’Italia per dimostrare come in Basilicata la spesa sia stata proporzionali sia stata inversamente proporzionale allo sviluppo. E Potenza ne è l’esempio più evidente. «Ricordo il capoluogo che ho lasciato nel ‘74 per andare a studiare a Torino. Era una città vitale, con tre cinema, due night, un festival della musica in cui si esibivano tutti i gruppi locali. Oggi questa è una città morta, con un centro storico che ha trovato nella Ztl il colpo fatale. Con una periferia brutta, degna dei peggiori sobborghi (e la bellezza non è certo secondaria). Dove chi si perseguita chi vuole investire, eccezion fatta per gli amici degli amici. E in cui ogni iniziativa è mortificata da una stupida burocrazia». Poi ripercorre le tappe della sua candidatura. Preceduta da un iniziale rifiuto. «Non volevo fare la fine di Petrone». Spiega: «L’avvocato, candidato del centrosinistra, gode della mia stima. E sono contento che sia sceso in campo. Ma si è dovuto ritrovare sul palco del Pd, circondato da Gaetano Fierro, il figlio di Antonio Potenza e Vito Santarsiero. Insomma, tutti quelli che hanno determinato lo sfascio in cui si trova il capoluogo». «Poi – aggiunge tornando alla sua personale scelta – un gruppo di giovani, professionisti e studenti (per lo più delle associazioni “Il sentiero” e “Lucidamente” ndr) sono venuti a chiedermi di candidarmi. Alle loro sollecitazioni ho risposto accettando la candidatura». Il teatro al completo ricambia con un caloroso applauso. Ci sono quasi tutti i 96 candidati che scenderanno in campo il 25 maggio per De Luca sindaco. Sul palco gli endorsement – oltre che di Rosa, Pace e di Maggio – di Vincenzo Belmonte, Marina Boncristiano, Canio Sinisi, Vincenzo Giuliano e del moderatore per l’occasione, Gianfranco Blasi. «Siamo in campo per liberare Potenza», ribadiscono tutti. «Non sarà facile, ma bisogna crederci. raggiungere l’obiettivo è possibile. Con molto impegno, ma soprattutto con il coraggio».

m.labanca@luedi

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