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COSENZA – Stanno lasciando la tendopoli i rom che hanno deciso di accettare il contributo – di 600 euro per il capofamiglia e altri 300 euro per ogni ulteriore membro del nucleo familiare – previsto dalla giunta comunale di Cosenza come buonuscita dal campo di emergenza di Vaglio Lise.

In queste ore il Settore Welfare del Comune, con la collaborazione della polizia municipale, sta consegnando i soldi a ogni capo famiglia a fronte della firma di una liberatoria nella quale si dà atto dell’avvenuta erogazione del sussidio, con espressa rinuncia alla detenzione della rispettiva tenda e a qualsivoglia pretesa economica a contenuto analogo al sussidio erogato. In tale dichiarazione il capo famiglia dovrà anche indicare le concrete finalità con le quali utilizzerà i soldi stanziati dall’esecutivo comunale guidato dal sindaco Mario Occhiuto per un importo totale di 136.500 euro.

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Si tratta di circa trecentosessanta, su un totale di oltre 400 di rom romeni sgomberati delle baracche abusive che erano state costruite lungo le sponde del fiume Crati e dal Ferrhotel, un immobile delle Ferrovie Italiane che il sindaco aveva requisito per dare alloggio a coloro che l’anno scorso hanno perduto le proprie baracche durante un pericoloso incendio, un anno fa. Non tutti lasceranno la città, avendo deciso di trovare un alloggio economico, per lo più nel centro storico di Cosenza. Qualcuno resterà nella provincia, qualcuno in regione. Molti in Italia. Solo in pochi torneranno in Romania, nonostante in molti lì abbiano una casa in mattoni e cemento. «Che ci torniamo fare? –dicono – lì puoi guadagnare al massimo cento e duecento euro al mese mentre per vivere ne spendi più di quanto se ne spendono in Calabria».

Ad assistere i rom in questa fase ci sono legali e associazioni che da anni si occupano della loro tutela: l’avvocato Eugenio Naccarato, anche in veste di responsabile Amnesty International – Calabria, la Kasbah, Sentiero Non Violento, La Scuola Del Vento, il Circolo Culturale Popilia, Le Piccole Sorelle Di Gesù, l’Auser Cgil, il Moci, l’associazione Lav Romanò, le Suore Ausiliatrici, l’associazione San Pancrazio.

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