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Roma, 28 mar. (askanews) – Con il suo rientro in Ubs, Sergio Ermotti nel 2023 è diventato il banchiere più pagato d’Europa, premiato per aver guidato con successo l’integrazione con la rivale Credit Suisse. Secondo quanto enunciato nel bilancio del colosso bancario svizzero, l’anno scorso Ermotti è stato pagato 14,4 milioni di franchi svizzeri, una cifra superiore ai 12,6 milioni di franchi ricevuti dal suo predecessore Ralph Hamers nel 2022.

Ma il salario di Ermotti è riferito a soli nove mesi. Distribuito sull’anno intero, il suo pacchetto salariale totale ammonterebbe a 19,2 milioni di franchi.

Ermotti è stato paracadutato al vertice del colosso bancario svizzero, un ruolo che aveva ricoperto in precedenza per nove anni, poche settimane dopo che UBS, a marzo scorso, ha accettato di salvare Credit Suisse. Da allora, il prezzo delle azioni della banca è salito del 60%.

La sua remunerazione supera i 12,2 milioni di euro ricevuti dal presidente esecutivo di Santander Ana Botin e i 10,6 milioni di sterline pagati all’amministratore delegato di HSBC Noel Quinn, il cui salario è quasi raddoppiato grazie a un piano di incentivi a lungo termine in scadenza.

Tuttavia, Ermotti è molto meno pagato dei colleghi di Wall Street. L’anno scorso l’amministratore delegato di JPMorgan Jamie Dimon è stato pagato 36 milioni di dollari, l’amministratore delegato di Goldman Sachs David Solomon è stato pagato 31 milioni di dollari e l’amministratore delegato uscente di Morgan Stanley James Gorman ha ricevuto 37 milioni di dollari.

Il consiglio di amministrazione di UBS ha affermato che il premio salariale è un riconoscimento della “performance eccellente di Ermotti in un anno decisivo nella storia di UBS e dei forti progressi nel realizzare le priorità di integrazione”.

A differenza delle banche regolamentate dalla BCE, UBS non è vincolata da un tetto massimo ai bonus dei banchieri, mentre le norme UE stabiliscono che i bonus non possano essere più del doppio della retribuzione fissa.

In una lettera agli azionisti che accompagna il bilancio di UBS, Ermotti e il presidente Colm Kelleher si scagliano contro le critiche per le dimensioni della banca e per i requisiti patrimoniali, anticipando le iniziative del governo svizzero per sostenere il sistema bancario del paese.

Ubs è nel mirino in Svizzera in seguito al salvataggio di Credit Suisse, soprattutto per la dimensione del bilancio del gruppo combinato, circa il doppio del prodotto interno lordo del paese.

La banca centrale svizzera ha recentemente invitato le autorità di regolamentazione a rivedere i requisiti patrimoniali di UBS alla luce della sua crescente “importanza sistemica”.

In una lettera agli azionisti, Kelleher ed Ermotti affermano che il Credit Suisse è fallito a causa di un “modello di business fallato” piuttosto che per mancanza di capitale.

“Il fatto che siamo stati in grado di salvare Credit Suisse, nonostante entrambe le società operassero sotto lo stesso regime normativo, dimostra che il quadro normativo e i requisiti patrimoniali non sono un problema”, hanno scritto.

I due hanno anche risposto alle critiche secondo cui le dimensioni di UBS sul mercato svizzero avrebbero danneggiato la concorrenza.

“Il crollo del Credit Suisse ha scatenato una corsa straordinaria per accaparrarsi clienti, talenti e quote di mercato nel mercato bancario svizzero”, hanno scritto. “Questa è la prova definitiva che la concorrenza delle banche nazionali ed estere attive in Svizzera è forte.”

Il Parlamento svizzero sta conducendo un’indagine sul crollo del Credit Suisse, che porterà a raccomandazioni per migliorare la stabilità del sistema bancario.

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