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Sul caso del consigliere regionale Antonio Rappoccio, accusato dalla Procura della Repubblica del reato di corruzione elettorale, è intervenuto l’ex presidente del Consiglio comunale, Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti della stessa lista di Rappoccio, critica l’operato dei magistrati inquirenti. E lo fa nel corso della conferenza stampa svoltasi ieri nel suo studio professionale, affiancato dai suoi avvocati difensori Carmelo Malara e Domenico Serrao. Dopo l’ennesima memoria depositata presso gli uffici della Procura e la richiesta dell’avocazione delle indagini a carico del consigliere Rappoccio inviata al Procuratore generale ed all’Avvocato generale dello Stato, presso la Corte di Appello di Reggio Calabria, Chizzoniti adesso sollecita una ispezione ministeriale. “Ho trasmesso gli atti al ministro della Giustizia sollecitando un’ispezione presso la Procura reggina. Una richiesta quantomeno opportuna – sottolinea Chizzoniti – per acquisire utili elementi di valutazione indispensabili per capire la ratio ispiratrice del modus operandi della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. Laddove la stessa, per un verso si impegna ‘ultra vires’ per perseguire un magistrato integerrimo e di altissimo profilo professionale quale è il dottore Alberto Cisterna, per altro consente ad un consigliere regionale considerato dalla stessa Procura un “corruttore elettorale” di continuare ad esercitare funzioni istituzionali fraudolentemente conseguite.
“Ciò perché – dice ancora l’ex presidente del Consiglio comunale – la magistratura inquirente reggina ha inteso perseguire soltanto il reato fine e non anche i reati mezzo, consumati con spietata cinicità e glaciale disprezzo della dignità umana attraverso quei mezzi illeciti di cui all’art. 87 d.p.r. 570/60 che la medesima Procura ha individuato con l’avviso di cui all’art. 415-bis c.p.p. ma non contestato al consigliere in carica Rappoccio”.
L’avvocato Chizzoniti distribuisce anche un foglio con 11 domande poste direttamente al procuratore capo Pignatone. Dubbi e perplessità anche sul fatto che “nessuno accertamento è stato realizzato nei confronti della Sud Energia, la società che ostenta quadri societari provenienti dall’organizzazione Rappoccio e che si intrecciano con il personale che opera presso le strutture consiliari di Palazzo Campanella”. Chizzoniti infine, ha preannunciato, “ove nulla dovesse intervenire” di “incatenarsi davanti la sede del Csm in Roma unitamente a molti giovani truffati e fin qui senza voce e senza tutela”.

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