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Luca Palamara

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Luca Palamara, l’ex numero uno delle toghe travolto da un’inchiesta, confida al Quotidiano del Sud che, nonostante la vicenda giudiziaria che lo ha colpito, nella sua Calabria ha ancora colleghi magistrati che non gli hanno voltato le spalle e che “silenziosamente” lo stanno sostenendo.

A differenza di molti altri giudici, che prima bussavano alla sua porta per essere aiutati ad aver incarichi direttivi nei tribunali e che ora neppure gli fanno gli auguri di Natale.

Dottor Palamara, ma è vero che appena è uscito il suo libro, tanti magistrati, ma proprio tanti, non hanno perso neanche un minuto per andare a comprarlo?

«Questo non posso essere io a dirlo».

Se le dico Alexander Dumas, lei che mi risponde?

«Che il conte di Montecristo è stata una delle mie letture preferite».

Ecco. Allora diciamo che nella magistratura c’è chi teme da lei una sorta di “vendetta”.

«Io non voglio nessuna vendetta, ma semplicemente ristabilire la verità. Questo perché i cittadini e tanti magistrati hanno il diritto di conoscere come realmente andavano le cose».

Soffre per i tanti “amici” magistrati che prima “bussavano” per essere aiutati nelle nomine e che ora nemmeno le fanno gli auguri di Natale?

«Mi sono sempre messo a disposizione di tutti. E ho cercato di assecondare le più svariate
richieste ma soprattutto di trovare un punto di equilibrio all’interno della magistratura che è un bene primario da preservare in tutti i modi. Fino a quando ha fatto comodo tanti magistrati che consideravo amici mi hanno cercato poi improvvisamente mi hanno voltato le spalle sostenendo che l’auto raccomandazione non è reato. Sembra grottesco ma è proprio così e per questo continuerò a battermi per una operazione verità».

Spieghi meglio cosa intende quando parla di auto-raccomandazione che non sarebbe reato

«Oggi si ritiene che se un magistrato in concomitanza di una nomina avvicina un componente del Csm per chiedere una raccomandazione può tranquillamente farlo.
Pensate a cosa accadrebbe se in occasione di un concorso per dirigente nella Pubblica
amministrazione uno dei concorrenti avvicinasse un commissario per raccomandarsi: finirebbe sotto processo penale. Insomma, due pesi e due misure o meglio la casta che cerca di proteggersi».

Ci dica dei ritorni nella sua Calabria, dove non tutti le hanno voltato le spalle, pur rispettando l’inchiesta che sta subendo.

«Ritornare in Calabria per me è sempre tornare a casa. È vero qui sono rimasti veri amici quelli che mi hanno trattato come il Luca di sempre».

C’è qualche magistrato calabrese che le è rimasto amico nonostante tutto?

«Assolutamente sì. Ci sono tanti che anche silenziosamente mi hanno sostenuto in questo
periodo difficile e che non dimenticherò mai».

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