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Il consiglio dei ministri del governo Draghi

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Quando il Presidente Draghi si è insediato ha, in poche parole, esposto il suo obiettivo primario: assumere impegni solo se si è in grado di mantenerli. In fondo questa linea strategica ha subito trovato pieno riscontro in alcune prime scelte, in alcuni atti concreti e misurabili quali:

  • La redazione di un Recovery Plan difendibile a livello comunitario, completamente diverso da quello prodotto dal precedente Governo Conte che possiamo benissimo dire era impresentabile
  • Lo sblocco del processo di vaccinazione; una azione talmente mirata e incisiva da portare il nostro Paese al primo posto all’interno della Unione Europea per quanto concerne il numero dei vaccinati
  • La riforma della Pubblica Amministrazione mirata sia al supporto del Recovery Plan, sia alla reinvenzione a regime della organizzazione del nostro assetto burocratico
  • La riforma della Giustizia, quella penale già approvata da un ramo del Parlamento e quella civile in corso di rivisitazione.

Potrei continuare ad elencare impegni assunti e portati a termine o in lavorazione per dare immediato riscontro funzionale all’operato dell’attuale Governo, ma ritengo che siano già sufficienti quelli indicati per far capire che è davvero “cambiata la musica”.

Questo cambiamento mentre il Governo è sostenuto dal 95% degli schieramenti politici presenti in Parlamento; stranamente, però tutto sta avvenendo grazie all’azione del Presidente Draghi, alla sua capacità di mediazione, alla sua forza nell’abbattere attriti davvero patologici come quelli tra Enrico Letta e Matteo Salvini, tra Matteo Salvini e Luciana Lamorgese, tra Matteo Renzi e Luigi Di Maio, ecc.

Ma tutti questi meriti, tutte queste capacità automaticamente hanno spento o stanno spegnendo il ruolo e la funzione degli schieramenti politici. Questa ormai evidente scomparsa del ruolo di ciò che una volta chiamavamo partiti e questa contestuale ed incontestabile ascesa di Mario Draghi ha prodotto la immediata ricerca di tematiche senza dubbio interessanti ma del tutto insignificanti rispetto al primario obiettivo: attuare, davvero, il Recovery Plan.

I partiti allora si sono praticamente inventati:

  • Il caso Durigon
  • Lo ius soli
  • Il Disegno di Legge Zan
  • Il Reddito di Cittadinanza
  • Il rapporto con la Cina e la Via della seta
  • Il rapporto con la Libia
  • I controlli attraverso il green pass.

Se esaminiamo ognuna di queste tematiche scopriamo che, ripeto pur se interessanti, motivano solo delle contrapposizioni tra schieramenti e, quindi, servono solo a motivare la sopravvivenza degli schieramenti che, non avendo più come categorie di riferimento precise strategie, trovano nel ricorso a discutibili contrapposizioni l’unica motivazione di esistere.

1. Infatti, penso sia assurdo che i mezzi di comunicazione e due partiti come il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle chiedano le dimissioni del Sottosegretario Durigon per aver chiesto di intitolare di nuovo ad Arnaldo Mussolini un parco comunale di Latina. Sicuramente la ipotesi avanzata da Durigon si configura a tutti gli effetti come un grave e ingiustificabile errore mediatico ma mi sembra assurdo che ci sia una sottoscrizione di 50.000 firme e una mozione di sfiducia.

2. Il Disegno di Legge Zan che contiene “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. L’iter del Disegno di Legge Zan, dopo l’approvazione alla Camera a novembre 2020, è giunto in Aula al Senato. Respinte le pregiudiziali di costituzionalità, presentate da Fratelli di Italia e Lega, e le tre proposte di sospensiva, il provvedimento, dunque, prosegue il suo percorso ma lo stallo politico permane e gli schieramenti sono sempre gli stessi: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega contro il provvedimento, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali a favore del testo approvato dalla Camera, con Italia viva e Autonomie a fare da ago della bilancia. L’iter è slittato a settembre.

3. In merito allo Ius soli va ricordato che trattasi di un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza di un dato Paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Si contrappone allo ius sanguinis (o «diritto del sangue»), che indica invece la trasmissione alla prole della cittadinanza del genitore, sulla base pertanto della discendenza e non del luogo di nascita. Quasi tutti i Paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni. Tra questi gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America latina. Alcuni Paesi europei (Francia, Germania, Irlanda e Regno Unito) concedono altresì la cittadinanza ius soli, sebbene con alcune condizioni.

4. In merito al Reddito di Cittadinanza, Giorgia Meloni ha definito tale provvedimento una “paghetta di Stato”. Ma anche all’interno del Governo inizia a pesare il fuoco amico della Lega di Matteo Salvini e di Italia Viva di Matteo Renzi, con quest’ultimo che ha anche proposto un referendum per l’abolizione del sostegno. Nell’ultimo periodo si sono rincorse voci sulla possibile riforma del Reddito di cittadinanza, anche a fronte delle tante polemiche perché, a conti fatti, non avrebbe raggiunto l’obiettivo per cui è nato, cioè quello di creare occupazione. I sostenitori del Reddito di cittadinanza, invece, sottolineano che la misura, pur fallendo come aiuto nella ricerca del lavoro, è stata molto efficace come strumento di lotta alla povertà, salvando dall’indigenza un cospicuo numero di famiglie italiane. Mario Draghi ha dichiarato che “è troppo presto” per pensare a una riforma del sussidio pentastellato. Ma ha sottolineato di condividere appieno il principio alla base della misura.

5. Sul rapporto con la Cina sembra quasi che il Movimento 5 Stelle sia rimasto l’unico difensore del progetto “La Via della Seta” e che la grande rivoluzione logistica attivata dal governo cinese sia solo una operazione espansionistica da combattere. Intanto però i porti del Mediterraneo come Algeciras, Valenzia e Pireo crescono in modo sempre più rilevante e i porti italiani rimangono fermi ai dati di cinque anni fa.

6. Con la Libia poi da almeno un anno assistiamo ad incontri sistematici in cui assicuriamo immediati interventi come l’autostrada costiera Tobruk-Sabratha ma finora tutto rimane nella fase degli annunci. In realtà su queste due tematiche il Movimento 5 Stelle cerca di dimostrare un diretto interesse in quanto trattasi di iniziative condivise dai Governi Conte 1 e Conte 2.

7. In merito al Green Pass sono sorti una serie di interrogativi e di dubbi: Chi verifica il green pass, e come? Chi ha il dovere di controllare se siamo in regola con le certificazioni verdi e quali documenti ci possono chiedere? Cosa si rischia in caso di falsità? Con una circolare, il Viminale ha chiarito alcuni aspetti sull’uso del certificato Covid nei luoghi in cui è obbligatorio averlo. Come ormai sappiamo, il controllo del green pass è obbligatorio da parte dei gestori di attività come ristoranti e bar, ma molti dubbi si erano aperti nei giorni scorsi riguardo alla verifica del documento d’identità. Anche la Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese era intervenuta sul tema, dicendo che la carta di identità non poteva essere chiesta da ristoratori e baristi. Posizione smentita dal Garante della Privacy, che ha confermato che i gestori di bar o ristoranti possono chiedere ai clienti di esibire i documenti di identità durante i controlli. Questa altalena di notizie ha ridato ruolo al dibattito tra schieramenti.

Sette esempi di banale storia interna alla routine di un Paese come il nostro ma che diventano occasione per riempire i talk show, per riempire i giornali di dichiarazioni e di dibattiti utili, ripeto, solo ad una fauna politica che ormai teme che Draghi sia praticamente tutto. Una fauna politica che merita purtroppo questa triste fine perché per molti anni ha preferito vivere di annunci e di promesse ed ora sta, mese dopo mese, scoprendo che di “annunci si muore”.


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