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L'ospedale San Giovanni di Dio di Crotone

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CROTONE – Si dimenticano una paziente Covid per tre ore nel container. È successo a Crotone, l’altra sera. A denunciarlo è il padre della paziente, l’avvocato Maurizio Piscitelli, di Isola Capo Rizzuto (è anche consigliere comunale), che racconta al Quotidiano la piccola odissea sanitaria vissuta da sua figlia, 22enne.

Allettata nel container allestito accanto all’ospedale San Giovanni di Dio e adibito a reparto Covid, dopo che le è stata somministrata una flebo, la giovane chiedeva che qualcuno la andasse a visitare.

«Faceva freddo, ho chiesto a un vigilante di avvisare il triage che si occupa dell’area Covid – dice Piscitelli – passa un’ora, passano due ore, passano due ore e mezza e nessuno interviene. A un certo punto – aggiunge – noto un infermiere in muta Covid che sta entrando nel container per la sanificazione del reparto in quanto doveva essere ricoverata un’altra persona e faccio presente che mia figlia ha finito da un po’ di ore la flebo e chiede che qualcuno la visiti. La risposta è stata: “come, c’è qualcuno nel contaniner?”».

Praticamente, la richiesta della paziente era stata ignorata per ore, secondo la testimonianza dei suoi familiari, e i sanitari del San Giovanni di Dio si erano “dimenticati” di averla in cura nel container. Secondo l’avvocato Piscitelli, «è inaccettabile che vi siano corto circuiti di questo tipo, specie nel periodo invernale. Per fortuna mia figlia è una paziente che non ha bisogno di essere ospedalizzata ed è tornata a casa. Ma come ci si può dimenticare di un paziente Covid in un container con queste temperature?».

Ed ecco lo sfogo della figlia Alice, finalmente rientrata a casa. «Il cestino sporco con dentro tutte le robe usate per le cure dei pazienti precedenti. Lettino rotto e sporco, finestra aperta con aria fredda che arriva alle spalle. Giudicate voi. Io finché avrò le forze, farò sempre polemica. Ma come fate anche voi lavoratori, a lavorare e a stabilire un contatto col paziente in questi ambienti? Aggiungo: a quanto pare si erano dimenticati di me. Per fortuna c’era papà».

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