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Renato Cortese arrestò Bernardo Provenzano

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PERUGIA – La Corte di appello di Perugia ha assolto con formula piena gli imputati accusati di sequestro di persona per le presunte irregolarità legate al rimpatrio di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa verso il Kazakhstan nel 2013 insieme alla figlia Alua e poi entrambe tornate in Italia.

Tra loro gli ex capi della squadra mobile e dell’ufficio immigrazione della questura di Roma, Renato Cortese, originario di Santa Severina, ex capo della Squadra Mobile di Roma ed ex questore di Palermo che nella sua carriera ha catturato anche il boss della mafia Bernardo Provenzano, e Maurizio Improta, ex capo dell’ufficio immigrazione e ed ex vertice della Polfer, imputati a Perugia insieme ad altri quattro poliziotti, Francesco Stampacchia, Luca Armeni, Vincenzo Tramma e Stefano Leoni e al giudice di pace Stefania Lavore.

Un caso iniziato nella notte tra il 28 e 29 maggio 2013, quando Alma Shalabayeva e la figlia sono state prelevate dalla polizia nella loro abitazione di Casalpalocco: le forze dell’ordine cercavano il marito, il dissidente kazako Muktar Ablyazov, ma alla donna è stata contestata l’accusa di possesso di un passaporto falso. Due giorni dopo, firmata l’espulsione, sono state rimpatriate. La donna e la figlia sono poi tornate in Italia e a Shalabayeva nell’aprile 2014 è stato riconosciuto l’asilo politico.

Una vicenda costata il giudizio per i sei poliziotti e per il giudice di pace che il 14 ottobre del 2020, giorno della sentenza di primo grado, ha visto la condanna per Cortese, Improta, e per i due poliziotti Stampacchia e Armeni a cinque anni di reclusione, per il giudice di pace a due anni e sei mesi, per Leoni a tre anni e sei mesi di reclusione mentre per Tramma a quattro anni. Pene raddoppiate rispetto alle richieste sollecitate dal pubblico ministero.

Un “rapimento di Stato” secondo quanto riportato dal terzo collegio presieduto da Giuseppe Narducci nelle motivazioni della sentenza. Una ricostruzione contestata dalle difese degli imputati, un verdetto che con il processo d’Appello le difese hanno puntato a ribaltare.

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