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Una Pasqua all’insegna del sold out per il Mezzogiorno che si rivela la vera locomotiva economica dell’Italia


Sold out. Era una dizione sconosciuta fino a pochi anni fa, ma da quest’anno risuona da una parte all’altra delle grandi città meridionali. Napoli, Palermo, Bari, per Pasqua, hanno esaurito la loro capacità di accoglienza. Una Pasqua da sold out nel Mezzogiorno. L’euforia degli operatori coinvolti ha contagiato anche i politici che vedono in tale successo una via di fuga ai problemi economici del Mezzogiorno. Molte però sono le riserve della trasformazione che tale flusso sta portando nelle città coinvolte. Si sottolineano tutti i limiti e le conseguenze che un processo di cambiamento così veloce può portare nei centri storici delle nostre città.

Il primo riguarda la difficoltà per i residenti di trovare abitazioni a prezzi contenuti, considerato che molte strutture abitative sono trasformate in residenze per affitti brevi. Dimenticano i critici che, soprattutto le città meridionali, con il processo in corso hanno svalutato notevolmente il loro patrimonio edilizio. L’equilibrio infatti tra nuove nascite arrivi e partenze c’è al Centro e al Nord. Il Mezzogiorno si sta svuotando e perde cittadini fra denatalità e migrazioni interne. Cosi commenta Blangiardo demografico attento :«Vaste aree del Sud si stanno desertificando con una velocità che impressiona, in molti luoghi si fa fatica a mantenere aperta una scuola. Del resto in tali aree non arriva la popolazione straniera e parte quella autoctona. E in alcuni paesi non nasce un bambino da anni».

MEZZOGIORNO DA SOLD OUT A PASQUA

In questa situazione che ben venga un flusso che aiuti le realtà meridionali a mantenere un patrimonio abitativo Importante, in particolare quei palazzi nobiliari che senza una fruizione alternativa sarebbero abbandonati. Ma non illudiamoci che il settore turistico possa essere una soluzione alle problematiche occupazionali del Sud per due motivi fondamentali: il primo che il rapporto presenze turistiche ed occupati si aggira in percentuali che vanno dal 3 al 7 × 1000, per cui il raddoppio delle presenze turistiche nel Mezzogiorno, da 80 milioni a 160 milioni, potrebbe portare un’occupazione aggiuntiva che va dai 200.000 addetti a un massimo di mezzo milione. Numeri importanti ma che non esauriscono le esigenze enormi di un Mezzogiorno, che con venti milioni di abitanti avrebbe necessità di creare quasi 4 milioni di nuovi posti di lavoro per arrivare al rapporto abitanti/ popolazione della realtà a sviluppo compiuto.

Il secondo tema è che in ogni caso le professionalità richieste nel settore turistico riguardano tipologie di lavoro che non esauriscono molte delle specializzazioni tecniche, ingegneristiche, che hanno i nostri figli e nipoti e che hanno bisogno di attività manifatturiere, tecnologicamente avanzate, dove poter trovare occupazione di qualità. Certamente per i borghi abbandonati e spopolati un’ipotesi di albergo diffuso potrebbe essere molto interessante, ma tale utilizzo non è semplice perché la concentrazione di interesse è verso le aree marine e le città d’arte. Quella della cosiddetta invasione di migliaia di turisti nelle città meridionali deve diventare l’occasione per migliorare la qualità ricettiva, ma anche il contesto complessivo delle nostre città, dalla mobilità interna alla pulizia, tutti servizi che sono a vantaggio anche dei residenti. Certo non bisogna copiare il modello negativo già visto delle città d’arte del Nord come Venezia, che hanno espulso praticamente i residenti a vantaggio dei visitatori.

SERVONO PROGETTI AMPI E COMPLESSIVI DA PARTE DEI COMUNI

Ma, arrivando successivamente in termini temporali al fenomeno, sarebbe opportuno essere in grado di evitare i difetti e le problematiche che hanno vissuto le realtà che sono arrivate prima. Serve un progetto complessivo da parte delle amministrazioni comunali per evitare che alcune parti delle città diventino villaggi gastronomici all’aperto, in particolare i centri storici, che siano talmente piene di attività di movida da non consentire più ai residenti di poter vivere tranquillamente, non potendo avere più diritto alle ore di sonno. Ma contemperando anche le esigenze di chi in vacanza vuole avere anche la possibilità di passare una serata in allegria e divertirsi. Ma bisogna avere chiaro che per raddoppiare il numero di presenze, finora equivalenti soltanto a quelle del solo Veneto , in tutto il Mezzogiorno, bisogna attrarre grandi investimenti dall’esterno dell’area da parte dei players internazionali.

Che come è accaduto in Spagna e nei grandi centri di vacanze del Mediterraneo, come Sharm el-Sheikh, per insediarsi hanno bisogno di condizioni particolarmente favorevoli, considerato che tutto il Mediterraneo dalla Turchia alla Tunisia, dall’Egitto a Israele, offre condizione non solo di turismo balneare particolarmente attraenti, ma anche di beni culturali importanti che risalgono alla dominazione romana e che spesso sono competitivi rispetto a quelli che possiamo offrire noi. Si pensi a una città per tutte, quella Leptis Magna splendente nella Libia. Si potrebbero prevedere delle Zes turistiche che privilegino alcune realtà particolarmente vocate per un turismo di grandi numeri, dove poter costruire quelle città vacanze che tanto successo hanno avuto in altre realtà. Parlo della tipologia Varadero, Puerto Escondido, Cancun.

CALABRIA, PUGLIA E SICILIA POSSIBILI AREE DI INSEDIAMENTO

Soprattutto nella costa ionica della Puglia e della Calabria o in quella mediterranea della Sicilia vi sono ancora realtà ampie dove questi insediamenti sono possibili. Ovviamente c’è da aspettarsi che i movimenti ambientalisti prendano posizioni contro, ma non bisogna mai dimenticare che la peggiore soluzione per i territori è lo spopolamento, al quale sono avviati moltissimi dei territori meridionali.

Città d’arte valorizzate al massimo, località note nel mondo come Ravello, Taormina, Amalfi, Positano, adeguatamente attrezzate, ma poi turismo di quantità che valorizzi le coste migliori e che riproponga il modello Adriatico che ha in Rimini la sua punta di diamante. Per poter valorizzare una realtà ancora assolutamente sotto utilizzata. Non dimenticando però che il settore, assolutamente importante, terza gamba insieme alla logistica e al manifatturiero per un progetto di sviluppo serio del Mezzogiorno, non può essere esaustivo delle esigenze di una realtà che se fosse autonoma sarebbe tra i primi 10 paesi, in termini demografici dell’Unione Europea.


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