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Una veduta della zona di Aosta

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Per ogni figlio 200 euro al mese fino al compimento dei 3 anni, un assegnetto che si somma a un contributo fisso che può variare, a seconda del reddito familiare, da 76 a 216 euro mensili e che per chi è sotto gli 80 mila euro annui dura fino ai 18 anni di età. Chi è senza lavoro ha diritto a un reddito di inserimento. Parte da 785 euro e può arrivare a 1.675, se si tratta di una coppia con figlio e affitto a carico. Lo incassano 3.500 persone, l’unico requisito richiesto è essere residenti da almeno 5 anni e va anche a chi ha la prima casa di proprietà.

L’elenco dei benefit non è finito: tasse più basse all’università e alloggi scontati per gli studenti; addizionale comunale Irpef a quota zero nel 2018, allo 0,20 a partire dal 1° gennaio 2019 ma solo, come vedremo, nei centri più grandi. Altri numeri: per le aziende, Irap con aliquota al 2,68% contro una media italiana del 4,65%. Indice di natalità all’1,8% contro la media dell’1’35% che vuol dire mezzo figlio in più a famiglia.

E ancora: disoccupazione al 2,8%, la più bassa d’Italia, e borse di studio per gli studenti meritevoli che decidono di trasferirsi fuori dalla Provincia, ad esempio nell’amatissima e vicinissima Austria.

WILLKOMMEN A BOZEN

Willkommen a Bozen. L’altra faccia del Bel Paese, la provincia tirolese che guarda la crisi dall’alto. Da 47 anni, ovvero dall’approvazione del secondo statuto “a tutela della minoranza linguistica ladina e tedesca”approvato nel 1972, è un esempio compiuto di autonomia rafforzata e differenziata. Su microscala il modello che leghisti, nordisti, autonomisti di varia origine e provenienza vorrebbero. Risultato: loro stanno bene. Anzi benissimo. Gli altri se la passano male. Chi più, chi meno, ovviamente. Il parametro che abbiamo preso è Bolzano, ma per molti versi lo stesso discorso ha gli stessi effetti balsamici per Trento. In tutt’e due i casi il raffronto con certe zone del Sud in stato di calamità permanente richiederebbe un largo uso di Prozac (che tra l’altro qui costa meno).

Il 90 per centro dell’Irpef, circa 5 miliardi di euro, resta nel territorio e si somma agli introiti di Tari e Imu – che qui si chiama Imes – ma le spese per sanità e istruzione sono a carico degli enti locali, non dipendono dai trasferimenti statali. Per dirne una, la Tari, la tassa sui rifiuti, a Bolzano è tra le più basse d’Italia: 190,72 euro contro i 425,40 euro che si pagano a Messina. E la perequazione? E la coesione dello Stivale? Limitata al minimo, quanto basta per salvarsi la coscienza e rispettare il dettato costituzionale.

SCONTO A TEMPO INDETERMINATO

La legge quadro n. 42 del 2009 del cosiddetto federalismo fiscale e i decreti attuativi del fisco municipale non hanno toccato di una virgola il regime fiscale delle province e delle regioni a statuto speciali. Secondo un’analisi della Uil, Servizio politiche territoriali, il conto che le due Province autonome presentano ai propri concittadini è decisamente più basso che altrove. A Bolzano il costo complessivo, sommando Imis, Irpef regionale, Irpef comunale e Tari), è di 649 euro, a Trento è di 817 euro. Va detto anche, per completezza di informazione, che nelle città capoluogo nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome ci sono tre città dove la tassazione locale è più alta della media nazionale: a Trieste si pagano complessivamente 1.929 euro; a Trapani 1.812 euro e a Siracusa 1.806 euro.

Molto più basso il prelievo a Oristano (1.026 euro); a Nuoro (1.171 euro); a Gorizia (1.214 euro). A livello di singola imposta per l’addizionale regionale Irpef il prelievo è di 336 euro medi pro capite in Sicilia; di 310 euro in Val d’Aosta; di 292 euro in Friuli Venezia Giulia; 271 euro in Sardegna; 207 euro a Trento; 79 euro a Bolzano, dove a pagarla, con una aliquota che oscilla tra lo 0,20% e lo 0,30%, sono solo 9 comuni, il 7,8% del totale, su 116.

FISCO AMICO

«E’ chiaro, che i dati sul fisco locale sono condizionati, commenta Ivana Veronese – segretaria confederale Uil – dai singoli statuti che regolano il coordinamento della finanza pubblica tra Stato centrale e Autonomie: Trento e Bolzano godono di un regime fiscale più “favorevole” in quanto trattengono più imposte nel loro territorio». Se a questo aggiungiamo una efficiente gestione, ecco – è la tesi della segretaria Uil – che avremo un basso livello di imposizione delle addizionali regionali, destinato a finanziare istruzione e sanità. Nel bengodi delle province “speciali” può capitare – come in quella di Bolzano – che su 530 mila abitanti, 210 mila siano lavoratori dipendenti. Il turismo – 30 mila addetti – tra mercatini di Natale, impianti e piste da sci, trekking estivo, scalate, rifugi, lamponi e mirtillo dura 9/10 mesi l’anno.

I lavoratori stagionali vengono soprattutto dall’Est, specie i polacchi. accolti benissimo, che sono di casa come gli austriaci. Aziende, imprese piccole e grandi, fanno a gara per insediarsi e mettere possibilmente radici in un territorio che vale oro. Altrove si parlerebbe di comunità montane, svantaggiate. Ma questo è tutto un altro discorso.


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