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E’ il segno che la criminalità è riuscita nel suo intento. Con la forza intimidatrice ha messo a segno tre colpi che hanno minato alla sicurezza della vittima la quale, ormai esasperata per la piega che ha assunto la situazione, ha deciso di gettare la spugna e ritirarsi dai lavori che stava eseguendo. Un segnale allarmante che avviene pochi giorni dopo la preoccupante recudescenza del
fenomeno criminoso nel territorio di Vibo. Ha detto basta Antonio Gentile, noto imprenditore edile vibonese. Basta ai soprusi, danneggiamenti incendiari subiti nel giro di pochi giorni. L’ultimo nella notte di ieri con il tentativo di incendio del box spogliatoi sito all’interno del cantiere per la costruzione
dell’Episcopio della diocesi di Mileto ed alcune case per il clero, un’opera
finanziata dalla Conferenza episcopale italiana e sito nel centro cittadino della città normanna. «Credetemi non ne posso più – ha riferito sconsolato l’imprenditore – oltre alla crisi economica che ci sta mettendo in ginocchio,
dovremmo essere taglieggiati dalla criminalità? No, non ci sto. La cosa che più mi dispiace, oltre a quella di abbandonare i lavori, è quella di dover lasciare
in mezzo ad una strada una cinquantina di padri di famiglia che, con il passare degli anni, si sono professionalizzati in questa azienda». Gentile, già presidente
dell’Associazione nazionale costruttori edili della provincia di Vibo Valentia e titolare di un’impresa edile che occupa una cinquantina di operai, come detto, aveva già subito poco tempo fa altre due intimidazioni. Dopo l’ultimo attentato ha, quindi, deciso non solo di abbandonare i lavori per la costruzione dell’opera ma anche di gettare la spugna e di lasciare la Calabria con tutta la famiglia.
Ai primi di quest’anno si è verificato l’incendio di un box, poi delle cartucce
rinvenute sempre all’interno dell’area e infine il tentativo d’incendio. A seguito degli attentati l’ex presidente dell’Ance aveva ricevuto la solidarietà da parte della sezione provinciale di Confindustria che aveva duramente condannato il gesto criminoso che si era verificato quasi in contemporanea con l’esplosione di una bomba contro l’auto del sindaco di Arena, Giosuele Schinella,
l’incendio dell’auto di dell’assessore ai Lavori Pubblici del comune di Limbadi e l’intimidazione ad un altro imprenditore di Nardodipace impegnato nel settore dei trasporti pubblici nella provincia di Vibo Valentia.

Gianluca Prestia

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