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UN TEMPO si diceva: in Basilicata un geologo non può non trovare lavoro. Una terra in perenne frana – e anche ballerina, come il 23 novembre 1980 confermò – rendevano la figura dello “scienziato della terra” fondamentale.
I recentissimi bandi della Regione Basilicata – 78 posti a concorso di diverso tipo – dicono il contrario. Non è previsto un solo ruolo per i geologi.
Ed ecco perché il presidente dell’Ordine regionale di categoria, Raffaele Nardone, ha protestato duramente.
Spiega Nardone: «Nonostante la denuncia pubblica fatta lo scorso mese di marzo circa la scarsa presenza di geologi nelle strutture regionali, si apprende che la Regione Basilicata bandisce 78 posti dimenticandosi proprio dei professionisti che si occupano di prevenzione e gestione del territorio e delle sue risorse».
Nardone si rivolge ovviamente alle istituzioni. Puntualizzando che si tratta degli interessi dei cittadini.
«Non si tratta di una difesa di carattere corporativo – spiega – ma di un legittimo riconoscimento del ruolo di una figura professionale che svolge una funzione strategica per la tutela del territorio».
E’ stato proprio il terremoto in Abruzzo a dimostrare – drammaticamente – quanto possa essere importante il ruolo dei geologi.
«Che non possono essere chiamati a intervenire – commenta il presidente dell’Ordine – solo a sciagura avvenuta. Il loro è un ruolo che è strategico nel momento della programmazione e, quindi, è di vitale importanza averne una presenza organica all’interno delle istituzioni. Il cambiamento nell’uso del territorio negli ultimi decenni, avvenuto spesso in carenza di un pianificazione urbanistico-territoriale, ha comportato, tra l’altro, la costruzione di insediamenti civili e industriali in luoghi non idonei, l’apertura di vie di comunicazione, il disboscamento, la cementificazione degli alvei, le pratiche agricole di tipo intensivo, l’irrazionale uso delle risorse geo-naturali a discapito della sostenibilità e qualità ambientale».
A tutti questi aspetti, i responsabili dell’Ordine ne aggiungono un altro di natura ambientale: i cambiamenti climatici in atto e il conseguente incremento degli eventi meteorici estremi.
Non è una particolare passione dei geologi per il catastrofismo: quando piove tanto, il terreno diventa fango e cede.
Nardone va oltre anche i cambiamenti climatici, le conseguenze geologiche e il bisogno per il mondo di produrre sempre meno gas serra, aggiunge anche temi di valenza strategica per l’applicazione della tecnica e della scienza del geologo.
Insomma, seguendo il ragionamento di Nardone si capisce quanto sia centrale la competenza del geologo per la programmazione, la gestione e lo sviluppo sostenibile del territorio.
«E invece – punta il dito – nella nostra regione l’ufficio Geologico è sottodimensionato, l’ufficio Ciclo delle acque senza geologi, l’ufficio Tutela e compatibilità ambientale e l’ufficio Foreste e tutela della natura con geologi convenzionati, nell’ufficio di Protezione civile mancano geologi eccetera».
«Il presidente della Regione dice bene – aggiunge Nardone – quando sostiene che bisogna insistere sul patrimonio delle intelligenze di cui è ricca la nostra terra, saperne valorizzare fino in fondo e senza alcun pregiudizio il livello di merito e di competenza. Dimentica però una categoria professionale che tanto può dare in termini di crescita e di tutela del patrimonio ambientale».
«Di fronte alla consapevolezza che la prevenzione rappresenta davvero l’unica misura di mitigazione del rischio – conclude – registriamo tristemente che ancora molto c’è da fare per il salto di qualità che tanto auspichiamo verso una corretta, compatibile e sostenibile gestione del territorio. In tale ottica continueremo a lavorare per rivendicare e valorizzare il ruolo dei professionisti geologi quali “sentinelle del territorio”».
Risvolto quasi comico: tra i posti previsti dalla Regione, è contemplato il requisito della laurea in ingegneria mineraria. Che non esiste più. La laurea in geologia, invece, esiste. Eccome.

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