X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

Da una parte il patron del Potenza sport club e dall’altra un tifoso che non mette piede allo stadio dal match della combine tra Potenza e Salernitana, più uno storico ultrà contestatore.
Da una parte quello che è indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso con il boss Antonio Cossidente, una serie di frodi in ambito sportivo, e un episodio di violenza privata, e dall’altra proprio la vittima di quell’episodio di violenza, testimone designato nel processo che sarà dopo la prima falsa partenza.
Da una parte Giuseppe Postiglione e dall’altra Antonio Mecca.
Tanto basta perchè nessuno voglia prendere in considerazione la possibilità che si tratti soltanto di un caso.
Ieri mattina verso mezzogiorno un auto e un motorino si sono urtati in via Messina, che è una via molto trafficata, proprio di fronte agli uffici delle Poste.
La potente Audi A6 station wagon di Postiglione, avrebbe buttato a terra uno scooterone con due passeggeri a bordo. Poi sarebbero volati colpi proibiti tra l’autista e il conducente del motociclo.
Fin qui le due versioni dei fatti sono pressappoco le stesse, poi si fanno diametralmente opposte.
L’avvocato Donatello Cimadomo che difende il “presidente ragazzino” ha annunciato che lunedì presenterà una denuncia per «l’aggressione subita da Giuseppe Postiglione, colpito alla testa dai caschi di due uomini scesi da una motocicletta». Il suo assistito si sarebbe trovato all’interno dell’automobile quando la moto l’ha affiancato e i due hanno preso a bersagliare il parabrezza della vettura con degli sputi. Quindi Postiglione sarebbe sceso dall’auto e i due lo avrebbero aggredito colpendolo alla testa. In buona sostanza quello di ieri sarebbe «l’ultimo episodio di una campagna denigratoria ai danni di Postiglione, che è ingiusta e pericolosa», per cui l’avvocato si è spinto a chiedere l’adozione di non meglio specificati «provvedimenti». I due sul motorino avrebbero aspettato il patron del Potenza sport club che era di ritorno a casa per cercare di intimidirlo secondo un piano studiato nei dettagli, un disegno complessivo in cui rientrerebbero anche le manovre di chi ha in mente una società sportiva ad azionariato popolare per rilanciare il calcio nel capoluogo togliendo
“il pallino”, anche se sarebbe meglio “il pallone”, alla società di Postiglione. A detta di Cimadomo il suo assistito non avrebbe avuto interesse ad aggredire Antonio Mecca in quanto il senso delle sue dichiarazioni ai carabinieri, e delle parole intercettate proprio nel corso dell’incontro in cui sarebbe sostanziata la violenza nei suoi confronti, si presterebbe a due diverse interpretazioni: una favorevole all’accusa, centrata sul timore di fondo che incutevano Postiglione e Cossidente, e una favorevole alla difesa centrata sulla portata letterale di quelle affermazioni.
Ma la seconda versione dei fatti è di tutt’altro tenore. Il conducente del motociclo ha detto di abitare a sua volta poco distante, un po’ più in là rispetto al punto dell’incidente salendo verso Malvaccaro.
Qualche minuto prima del fattaccio lui e il suo amico Antonio Mecca in piedi al lato della strada avrebbero visto Postiglione scendere con l’auto verso la fondovalle, dopo di che avrebbero indossato i caschi e si sarebbero avviati nella stessa direzione. All’altezza delle Poste avrebbero incrociato l’auto del patron del Potenza sport club che nel frattempo dovrebbe aver invertito il suo senso di marcia, e avrebbe invaso la loro corsia urtandoli e stringendo il motorino al marciapiede di destra, come documentato da diverse immagini riprese sulla scena, e riferito da alcuni testimoni presenti sulla scena. A questo punto come se non bastasse l’auto avrebbe continuato ad accelerare a scatti come per salire sul motorino che era rimasto davanti alle ruote, e raggiungere i due passeggeri di là per terra, doloranti, e un po’ impauriti.
Arrestata la marcia Postiglione sarebbe sceso chiedendo scusa ma il suo atteggiamento sarebbe apparso quantomeno equivoco e il conducente del motociclo si sarebbe sfilato il casco per colpirlo, e lunedì promette di parlare con i carabinieri per denunciare un tentativo di omicidio.
Solo allora, quando si sono sfilati i caschi, Postiglione dice che avrebbe riconosciuto la sua “vittima” Antonio Mecca. E solo quando Postiglione è sceso dall’auto i due sullo scooter dicono di aver capito che alla guida di quell’Audi c’era il contestatissimo patron del Potenza sport club.
Fatto sta che in ospedale ci sono finiti in due: trauma cranico per Postiglione, polso ingessato, collare rigido e 20 giorni di prognosi per il proprietario dello scooter, e accertamenti al ginocchio per Antonio Mecca.
Leo Amato

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE