X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

di Sara Lorusso
POTENZA – Tra pochi giorni si riapriranno le porte delle scuole per migliaia di studenti. Tra tagli, battaglie dei docenti precari, caro-libri e organici da ridisegnare, i temi aperti, anche in Basilicata, sono tanti. E Potenza non fa eccezione. Sono due le questioni urgenti che, con l’imminente avvio dell’anno scolastico, per l’amministrazione comunale diventano una piccola-grande battaglia da intraprendere: entrambe riguardano scuole elementari del capoluogo. «Ne va del principio di tutela dei diritti dei bambini, a cui bisogna continuare a garantire la migliore formazione possibile». Così l’assessore alla Pubblica istruzione, Giuseppe Messina, lancia un appello accorato all’Ufficio scolastico regionale perché ripensi all’idea della “razionalizzazione prima di tutto”. Nella scuola elementare del Primo circolo, in via del Popolo, spiega Messina, gli iscritti alle prime classi sono 29, «ovvero un numero tale da potere istituire due sezioni. Ma l’Usr preme perché, per abbattere i costi, di classe se ne faccia una sola». In gioco, denuncia l’assessore che racconta di aver avuto anche sollecitazioni dai genitori, «il diritto dei bambini ad essere seguiti con la massima attenzione possibile. Senza contare che si tutelerebbero, in questo modo, almeno due posti da insegnate». Caso analogo al Quarto circolo dove, sempre per la scuola elementare, ci sarebbe la possibilità, tra l’altro avallata dal dirigente scolastico, di istituire un ulteriore classe di tempo pieno. «Inutile spiegare quanto questa scelta premierebbe bambini, famiglie e lavoratori». L’Usr non sembra sia d’accordo «ma noi, come amministrazione, abbiamo dato la nostra disponibilità per quello che ci compete come mensa e trasporti». Del resto, «non sono forse le stesse direttive del ministro Gelmini a premiare il ricorso al tempo pieno?». In entrambi gli istituti si va incontro al cambio di dirigenza (per trasferimento o pensionamento) «e anche discutere con l’Usr è più complicato». Insomma, i tagli «non possono essere l’unico criterio e, seppure necessari, vanno fatti in modo razionale».
Messina coglie l’occasione per tracciare un quadro più ampio del settore di competenza comunale. «Il dimensionamento scolastico approvato due anni fa ha subito modifiche improprie da parte dell’Usr, che sono rimaste applicate nonostante una sentenza della Corte costituzionale affidasse agli enti locali la competenza in tema di organizzazione. Quanto al recente riordino comunale, è stato rinviato all’interno di quello regionale. Ora, dopo quel percorso di consultazione tra gli attori del mondo scolastico che aveva individuato l’istituto comprensivo (un’unica direzione dalla scuola materna alla scuola media, ndr) come forma da privilegiare, è necessario andare avanti recuperando il dibattito per disegnare il nuovo riordino che tenga il bambino al centro del progetto».
Senza dimenticare altri fattori: «Pensiamo al piano strutturale metropolitano. Come non tenere dentro il ragionamento i trasporti scolastici, le strutture, la popolazione studentesca pendolare?».
L’altro fronte “caldo”? Senza dubbio i costi. «E’ assurdo che lo Stato sia assente su settori come quello della messa in sicurezza degli edifici scolastici. Pochi giorni fa abbiamo avviato l’accensione di un mutuo di circa 2 milioni e mezzo di euro per le strumentazioni tecnologiche nelle scuole di nostra competenza (materne, medie ed elementari, ndr)». E’ stato avviato, e proseguirà nelle prossime settimane, il monitoraggio su refettori e caldaie. Ma non basta. «Come dimenticare il supporto degli insegnati e del personale per i bambini disabili? Il Comune non può farcela da solo, anche perché il diritto allo studio nel capoluogo ha una portata più ampia di quella “semplicemente cittadina”: trasporti, assistenza ai disabili, accoglienza». E senza un sostegno economico il rischio di implosione è elevato. L’appello si indirizza anche a viale Verrastro. «Le risorse economiche rappresentano un aspetto vitale per poter garantire i servizi minimi».
Che fare? «Cominciamo con l’aprire un dibattito pubblico». In città gli “strumenti” sono due. «Dobbiamo completare gli organismi della Consulta cittadina sulla scuola (l’organismo di partecipazione che contiene tutte le parti interessate, ndr) con la nomina dei due rappresentanti del consiglio comunale. Quello è uno spazio di consultazione reale, che mette al centro degli obiettivi il bene comune dei ragazzi, in cui posizioni diverse possono coesistere, confrontarsi». Stesso impegno per la Conferenza cittadina della scuola «da convocare entro ottobre. E’ attorno a un tavolo che dovremo sederci tutti, famiglie, Provincia, Regione, sindacati. Non solo sul nuovo riordino. Scapperanno i toni duri? Pazienza, è nel luogo pubblico che si deve cercare la mediazione».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE