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La Guardia di finanza ha sequestrato una somma pari a circa 4 milioni di euro nei confronti degli ex amministratori della società di calcio «Us Catanzaro s.p.a.», dichiarata fallita il 15 giugno 2007. Si tratta di un sequestro preventivo «per equivalente», secondo quanto previsto dal decreto del giudice del tribunale di Catanzaro. Dalle verifiche portate avanti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza erano emerse evidenti situazioni di condotte poco chiare attuate soprattutto negli anni 2004 e 2005 dagli organi amministrativi e non denunciate, come per legge, dagli organi di controllo (collegio sindacale).
Un avviso di conclusione delle indagini è stato, tra l’altro, notificato agli amministratori della società: Claudio Parente, imprenditore e attuale consigliere regionale di maggioranza; Massimo Poggi Madarena, imprenditore; Gerardo Carvelli, avvocato; Bernardo Colao, imprenditore; Giuseppe Ierace, dottore commercialista; Domenico Cavallaro, consulente d’azienda, per le ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta patrimoniale ed indebita restituzione di conferimenti. Nello specifico, secondo le Fiamme gialle, la truffa aggravata avrebbe avuto per oggetto l’indebita percezione della somma di circa 3,5 milioni di euro erogata dalla Lega Calcio» e di circa 500mila euro erogata dalla Provincia di Catanzaro. Si tratterebbe, sempre secondo le indagini, di un accordo illecito preventivamente studiato dagli amministratori, con atti falsi, tra i quali un bilancio ed una situazione contabile della società florida e meritevole di finanziamenti pubblici, ma in realtà insussistente ed in decozione; l’acquisizione di somme indebitamente percepite con il loro appostamento in bilancio; trasferimento illecito di somme ai soci della società condotta che ha costituito il momento di consumazione non solo della truffa, ma anche della bancarotta fraudolenta patrimoniale.
Dalle indagini è emerso che i debiti contratti, che hanno portato alla successiva decozione della società, erano essenzialmente dovuti al continuo avvicendarsi della dirigenza che impediva una seria programmazione dell’attività d’impresa; al ritardato e omesso pagamento di debiti fiscali e previdenziali che, in particolare, riguardavano il mancato versamento dei contributi degli stipendi dei calciatori; alla mancata riorganizzazione della società, che pur in presenza del succedersi di vari azionisti con la conseguente ricostituzione e ricapitalizzazione del capitale sociale, non ha proceduto a sanare i propri debiti.

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