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di PARIDE LEPORACE

I NOSTRI emigrati in Australia, per fortuna, non sono più simili all’Alberto Sordi raccontato da Zampa in “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” dove il nostro paisà brutto e malandato cerca moglie per lettera fingendosi bello. Esemplare il caso di Antonio Zeccola, figlio di un cinematografaro lucano di Muro Lucano, oggi esercente di successo in Australia e patron del Lavazza film festival giunto alla dodicesima edizione. Una manifestazione che gode del patrocinio culturale della nostra regione che ha sponsorizzato la proiezione di “Basilicata coast to coast” come uno degli eventi speciali della kermesse tricolore, in verità non sperticandosi a rendere molto pubblica l’operazione di marketing territoriali e i relativi costi. Nessun comunicato ufficiale, né resoconti di Basilicatanet per la prima di sabato scorso al Palace cinema Como di Melbourne dove con la pellicola di Papaleo sono state promosse le delizie del cuoco potentino, Donato Buchicchio, offrendo antipasti e prodotti lucani innaffiati da prosecco australiano e aperitivo Peroni sponsor del festival in cui si spera si sia anche sorseggiato qualche calice di Aglianico del Vulture. Il costo della serata era fissato sui trenta dollari australiani a persona. Sabato prossimo, invece, si replica a Sydney con le stesse modalità al Palace Norton Street. Le gesta del celebre road movie lucano poi saranno ancora in tre proiezioni ottobrine nei cinema Zeccola di Brisbane, Adelaide e Perth ma senza cuoco e lucanerie, soltanto con cibi e beveraggi degli altri sponsor e allo stesso prezzo.
L’operazione cultural-gastronomica ha avuto una lunga gestazione che prende avvio nel mese di giugno quando Zeccola propone la manifestazione alla Commissione dei lucani all’Estero proponendo la circolazione del film di Papaleo e la presenza del ristoratore potentino conosciuto in un suo viaggio in Basilicata. Si allestisce una riunione indetta dal presidente Di Sanza cui partecipano anche il suo vice Francesco Mollica, il presidente dell’Apt, Giampiero Perri, che offre il video promozionale con Coppola, il commissario del Parco della Valdagri, Domenico Todaro, la dirigente generale del dipartimento Agricoltura, Carmen Santoro, il funzionario dell’ufficio internalizzazione della Regione, Rocco Romaniello, il sindaco di Muro Lucano, Gerardo Mariani, lo scultore Antonio Masini, il presidente delle federazioni lucane in Australia, Joe Di Giacomo, e il ristoratore del “Due Torri” di Potenza, Donato Bochicchio, pronto a chiudere le serrande per esibirsi ai fornelli di quelle terre. Il gran consulto delibera che l’opportunità non va persa e bisogna andare. L’incartamento viene trasferito alla giunta regionale che deve contribuire a finanziare la trasferta nella terra dei canguri. Forse assilli maggiori, forse la recente attenzione pubblica su quello che è cinema, ma il punto all’ordine del giorno (in verità molto sibillino) subisce numerosi rinvii, qualche punzecchiatura da questa testata e da Ernesto Navazio cui non sfugge la notizia. La decisione alla fine matura lo scorso 31 agosto, a pochi giorni dall’inizio della kermesse, con una delibera di giunta che riscontra solo l’assenza dell’autografo dell’assessore Mancusi. Finalmente la giunta recepisce la richiesta della riunione plenaria di giugno degli aspiranti commessi promozionali e segnala che il film di Papaleo in questo modo potrà andare al Festival ed essere proiettato nelle cento sale di proprietà della famiglia Zeccola. In delibera si conviene che il festival è un’opportunità per la promozione dei nostri prodotti gastronomici e attraverso gli uffici della Regione si predispongono incontri con la comunità lucane, e diverse promozioni fuori e dentro il festival. Tralasciamo le difformità che affiorano tra quello che prevede la delibera e il cartellone ufficiale del Festival Lavazza e segnaliamo invece che sabato scorso e quello prossimo tra Melbourne e Sidney si tengono “incontri, possibili intese, per future collaborazioni con Parchi australiani e con le università locali interessate all’ambiente”: la giunta regionale ha quindi espresso sensibilità alla disponibilità espressa da dipartimento Agricoltura, Parco e Apt anche se non è molto chiaro per fare cosa. Per le spese, l’atto ufficiale informa che la Commissione dei lucani all’estero ha impegnato quindicimila euro e altrettante sono state impiegate dall’Ufficio promozione immagine della Regione. Probabilmente nelle spese va contabilizzata a parte il costo dei rimborsi per viaggi e soggiorni della comitiva impegnata nella promozione, fatto salvo chi ha deciso di provvedere da solo alle spese. A merito di Antonio Zeccola, va detto che fonti ufficiose riferiscono che per acquistare i diritti della celebre pellicola lucana ha sborsato di tasca propria circa settemila euro.
Poche considerazioni a margine dell’evento ancora in corso cui auguriamo i migliori successi. Si continua a scontare l’assenza di un organismo decisionale sugli eventi cinematografici mescolando parchi e università in obiettivi tutti da verificare. Ma i saggi sono al lavoro e presto daranno il loro responso sul futuro prossimo di chi e come deve gestire queste politiche. Lo stemma della Basilicata è stato apposto negli sponsor culturali della manifestazione. Non sappiamo se sia sfiga o approssimazione, ma è uno dei pochi loghi che non rimanda a nessuna pagina di approfondimento su chi ha contribuito a sostenere questo festival. Infine, non sfugge che i principali film della manifestazione siano stati accompagnati in Australia da attori e registi. La Basilicata ha deciso di mandare un cuoco amico dell’esercente-organizzatore. Magari è stata la miglior scelta. Potremmo proporre un remake dal titolo: “Bravo, lucano, esercente di successo incontrerebbe in Australia l’amico chef di Potenza”. Chissà che ne pensa Rocco Papaleo?

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