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MICA solo Svimez consegna cattive notizie. Qui ogni giorno è un balletto di dati che conferma, se ce ne fosse bisogno, che le cose in Basilicata non vanno per il verso sperato. Proprio ieri abbiamo dato notizia di una multinazionale, la Coca Cola, che ampliava con un congruo investimento un suo stabilimento a Rionero, ma si tratta – purtroppo – di una goccia nel mare di una crisi che ormai si manifesta in tutta la sua virulenza in ogni piega della vita quotidiana dei lucani. A cominciare dalla sfera individuale. La notizia del giorno, infatti è che in regione c’è la più alta densità in italia di protesti. Ossia di persone che dovrebbero pagare i propri debiti e non lo fanno, perché evidentemente non possono. L’indagine, stavolta, proviene dalla Das, compagnia di Alleanza Toro specializzata nella tutela legale, che ha analizzato tutti i dati sui protesti nelle province italiane. Ebbene da questa rilevazione salta fuori un triste primato.
La densità di protesti in Basilicata è tra le più alte in Italia con Matera che registra un protesto ogni 29,2 abitanti collocandosi così al quindicesimo posto fra le province a maggiore densità nell’intera penisola. Altro che bella vita, in quel di Matera. Il Mezzogiorno, inteso nel suo aspetto più drammatico, si sente ancora di più. Secondo l’indagine, comunque, il fenomeno è per così dire “allargato”, ossia finisce per coinvolgere non soltanto i consumatori privati, ma sta prendendo piede anche tra le aziende. E questo è stato riconosciuto anche dal presidente di Confindustria Basilicata Pasquale Carrano, che lunedì aveva partecipato al taglio del nastro dell’azienda di Rionero. Carrano, prendendo a esempio quest’oasi di positività in un deserto di iniziative imprenditoriali, aveva chiesto più coraggio e una maggiore capacità di mettere in rete le risorse economiche di questa regione. Che sono prima di tutto l’assenza di criminalità organizzata, nonostante l’infelice posizione geografica (circondati come siamo da mafia, camorra e ‘ndrangheta) e poi per quello che il presidente ha chiamato «spirito di comunità» ancora molto forte da queste parti, così come le relazioni corte che, se da un lato peccano di trasparenza e democrazia, dall’altro aiutano nel disbrigo delle pratiche burocratiche. L’indagine, comunque, conferma la difficoltà in cui un imprenditore si muove, in Basilicata.
«In una nostra recente ricerca di mercato – afferma Marco Rossi, Responsabile della Divisione Tecnico-Commerciale di Das Italia – oltre il 70% degli imprenditori e il 78% dei liberi professionisti interpellati aveva manifestato l’esigenza di una polizza di tutela legale per gestire il recupero dei crediti, a riprova di quanto tale ambito rappresenti in questo periodo una necessità prioritaria e legata alla sopravvivenza stessa dell’azienda». E in effetti è proprio di sopravvivenza, quello di cui si parla. Numerose, seppur meno che in altre regioni, sono le cronache che tracciano un quadro di diffusione preoccupante del fenomeno dell’usura. Salvare le aziende, ma anche la sfera familiare di chi è costretto a confrontarsi con i creditori, mostrandosi insolvente. Come fare?
Dice l’indagine che il rapporto di concentrazione a Matera risulta quasi doppio rispetto a quello di Potenza dove si rileva la presenza di un titolo ogni 47,6 abitanti. La classifica italiana sulle province a più alta concentrazione è trainata da Crotone (1 ogni 21,9 abitanti), seguita da Salerno (1 ogni 22,8 abitanti) e Frosinone (1 ogni 22,9 abitanti). Di contro le province con il rapporto protesti/abitanti più basso sono Bolzano (1 ogni 277,5 abitanti), Trento (1 ogni 243,2 abitanti) e Belluno (1 ogni 235,6 abitanti). Al dato sulla concentrazione di titoli al protesto, che colloca la Basilicata, si contrappone quello sull’ammontare dei titoli, sceso dell’11,6% a Matera e del 7,3% a Potenza. Qualcosa su cui riflettere per prendere immediati provvedimenti.

(raq)

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