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di GIULIA VELTRI

LA Cgil ci ha subito messo la faccia e ha raccolto al volo l’invito alla mobilitazione, lanciato dal “Quotidiano”, per rendere l’8 marzo un giorno simbolo a difesa delle donne vittime della criminalità organizzata. Una giornata per Maria Concetta, Giuseppina e Lea e raccontare, attraverso le loro storie di dolore e morte, il vissuto di tutte le calabresi: quelle che lavorano e che accudiscono la famiglia, quelle che studiano e che si affermano, quelle che vivono nei centri urbani e quelle che, invece, spendono la loro quotidianeità nei paesi piccoli ed emarginati che disegnano la Calabria.
Un grande evento, insomma, quello programmato dalla Cgil regionale per l’8 a Catanzaro e che sarà, fra l’altro, una delle manifestazioni clou della segreteria nazionale del sindacato di Susanna Camusso.
L’appuntamento è al museo Musmi del parco delle Biodiversità, dove dalle 9.30 voci e volti si alterneranno in una discussione pubblica sul rapporto tra legalità e universo femminile. “A Giuseppina, Maria Concetta e Lea, l’orgoglio e l’impegno delle donne per la legalità e una nuova e bella Calabria”, si legge sulla brochure che annuncia l’evento.
«Il senso dell’iniziativa – spiega oggi Mimma Iannello, segretaria regionale Cgil e tra le animatrici della manifestazione – è quello di declinare la parola legalità in tutte le accezioni al femminile della vita calabrese. Perché parlare di lotta alla criminalità vuol dire anche interrogarsi sui percorsi di difesa dei diritti e di emancipazione delle donne. La parola legalità ha come satelliti altre altrettanto importanti come sfruttamento sul lavoro, prevaricazione, violazioni dei diritti, salvaguardia dell’eguaglianza e delle pari opportunità».
La giornata della Cgil si articolerà attraverso una serie di interventi, affidati alle donne del sindacato ma anche ad altre importanti voci femminili della regione. Due sole presenze maschili ammesse al tavolo: quella di Giuseppe Valentino, segretario Cgil Catanzaro e padrone di casa, e di Matteo Cosenza, direttore del “Quotidiano” e ideatore di una giornata di mobilitazione per immortalare l’estremo sacrificio di Maria Concetta, Giuseppina e Lea.
L’iniziativa sarà introdotta da Michela Avenoso, paladina della Filt Cgil, e dopo di lei prenderanno la parola – oltre Mimma Iannello -Antonella Barbarossa, direttrice del conservatorio Torrefranca di Vibo Valentia, Amalia Bruni, scienziata di fama mondiale e direttrice del centro regionale di Neurogenetica, Nunzia Coppedé, presidente dell’associazione Fish impegnata a difesa dei portatori di handicap, Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto e vittima di molteplici intimidazioni mafiose, Doris Lo Moro, parlamentare del Pd e magistrato, Mimma Pacifici, segretaria Cgil a Reggio Calabria, e Giovanna Vingelli, sociologa dell’Università della Calabria. A loro toccherà spiegare se e quanto sia difficile per una donna vivere la propria normalità in Calabria, coniugare vissuti ed esigenze femminili in contesti criminali e di violazione delle regole.
Toccherà, infine, a Vera Lamonica, componente della segreteria nazionale e volto simbolo dell’impegno civile dentro al sindacato calabrese, tracciare una linea per terra e dare una compiutezza ai ragionamenti e alle proposte che verranno fuori nel corso della discussione. «Il nostro intento – aggiunge Mimma Iannello – è quello di dare il là a un nuovo protagonismo delle donne calabresi, raccogliendo le loro testimonianze e rielaborandole in proposte concrete».
In platea sono attesi i giovani del capoluogo di regione, attraverso il diretto coinvolgimento di alcune scuole superiori catanzaresi «perché ciò che vogliamo trasmettere soprattutto alle nuove generazioni – afferma ancora l’esponente della Cgil – è che ognuna di noi è Maria Concetta, Lea o Giuseppina, se vive in un contesto in cui il rispetto delle regole non ha spazio e cittadinanza».
La mobilitazione della Cgil a favore delle donne, inoltre, nella stessa giornata dell’8 si articolerà attraverso due altri avvenimenti a Castrovillari e Rosarno dedicati al tema dello sfruttamento del lavoro femminile.
Il sasso nello stagno, dunque, è ufficialmente lanciato. La speranza, ora, è che questa casa di legalità e normalità delle donne calabresi possa essere costruita con altri mattoni, altre forme di impegno e di militanza civile grazie alle quali veicolare la riscossa della Calabria.

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