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CATANZARO – E’ il sindaco dell’integrazione degli immigrati. Chiamato a guidare per la seconda volta il Comune che ha donato, insieme a Riace, i propri scorci e la propria storia al corto “Il volo” di Wim Wenders, che ha celebrato l’accoglienza che hanno saputo offrire i piccoli comuni calabresi agli immigrati giunti in migliaia lungo le coste calabresi. Ma da mercoledì è anche il sindaco dai mille volti: quello dei rapporti con le potenti consorterie criminali della zona, socio in varie società del posto che operano nel settore del turismo, pronto ad infuriarsi con i suoi amici in campagna elettorale per le evoluzioni in corso: “Ci stanno fottendo il Comune”, dice ad altri amministratori che sono in macchina con lui. Tutto questo, e molto altro, è Giuseppe Nicola Parretta, primo cittadino di Badolato finito nell’inchiesta sulla cosca Gallace di Guardavalle e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. E su tutto il prefetto di catanzaro, Antonio Reppucci, intende vederci chiaro. Ha chiesto alla Procura della Repubblica di avere gli atti che riguardano il sindaco. 

L’intenzione, che dovrà essere suffragata dall’iter necessario, è quella di inviare la Commissione di accesso e chiarire il livello delle infiltrazioni della malavita nel palazzo comunale. Sarà un’apposita riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a dare il via alle mosse del prefetto, ma la strada sembra ormai tracciata. Parretta è stato rieletto lo scorso mese di maggio alla guida di una lista civica. Un plebiscito, con il 65,58 per cento dei voti. Sotto il palco, a battere la mani al sindaco ricandidato, anche gli esponenti delle cosche badolatesi, come risulta dalle informative di carabinieri e polizia. Tra loro Antonio Saraco, Nicolai Saraco, Antonio Luciano Papaleo, tutti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro. E poi una miriade di intercettazioni telefoniche e ambientali. Materiale che aveva indotto il pubblico ministero a chiedere l’arresto per l’amministratore, non concesso dal giudice perché dal fascicolo emergono anche i rapporti controversi maturati dopo le elezioni. Ma tutto questo non basta a dissipare tanti dubbi. Perché, e lo ha detto anche il prefetto Reppucci in conferenza stampa, è difficile accettare che un sindaco vada a cena con i vertici dei sodalizi criminali. E’ accaduto anche questo. In un noto ristorante romano. Dove intorno al tavolo si sono seduti lo stesso Parretta, Maurizio Gallelli (ritenuto al vertice dell’omonimo clan badolatese), la compagna di quest’ultimo. La discussione al centro della serata non è chiara, ma basta una cena del genere per fare saltare sulla sedia inquirenti e rappresentanti dello Stato. 

SINDACO IMPRENDITORE. E poi ci sono gli affari del sindaco. Le società e gli assetti modificati di continuo. Ma accanto al nome del sindaco imprenditore ci sono anche quelli, scomodi, di molti personaggi. C’è la società con la compagna di Maurizio Gallelli, poi c’è quella con l’architetto Arena Nicola Romeo, finito ai domiciliari. Tanti affari, al punto da scatenare anche frizioni con lo stesso Maurizio Gallelli e con altri soci. Il sindaco avrebbe voluto lasciare, i presunti esponenti della ‘ndrangheta lo tiravano dalla giacca. Ed ancora, nelle carte della Procura è finito il passaggio di quote societarie tra l’ex sindaco di Badolato, Gerardo Mannello, e lo stesso Parretta. D’altronde, dal fascicolo dell’operazione, emergono i rapporti tra i due, i viaggi, gli interessi comuni. 

LE ELEZIONI REGIONALI. In quasi 600 pagine che compongono l’ordinanza di arresto per gli esponenti del clan Gallace e delle cosche satellite, spuntano nomi eccellenti. Ed anche gli interessi che alcuni di questi personaggi per la politica. Anche per le elezioni regionali del 2010. Sul telefono di Aldo tedesco, finito in manette nell’inchiesta della polizia, arriva una richiesta di sostegno. Parte da Girifalco e il nome sponsorizzato è quello di Salvatore Garito, candidato con la lista “Insieme per la Calabria”. Nè il candidato, nè il suo grande elettore risultano coinvolti nell’inchiesta. La telefonata è registrata dagli inquirenti a dimostrazione dell’interesse delle cosche a trovare i candidati giusti. Alla fine per telefono parte solo l’indicazione. Poi si rimanda ad un incontro di persona, ma non si sa se sia stato mai fatto. Garito è stato assessore provinciale nell’ultima legislatura; evidente che al momento non sono emerse sue responsabilità dirette.
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