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 Il caso Ablyazov e la necessità di riorganizzare il Dipartimento di pubblica sicurezza, rinnovando importanti caselle di vertice della polizia, si intrecciano e danno i loro effetti, con una serie di nomine a cascata che partono dalla segreteria del Dipartimento e vanno a toccare una serie di posizioni chiave, rivoluzionando l’assetto del Corpo.
Un giro di ruota sulla cui comunicazione si è innestato un caso. Dal ministero dell’Interno, infatti, è partita una nota di che spiegava l’intervento messo a punto dal capo della polizia, Alessandro Pansa. Un piano per “rendere più efficace, puntuale, tempestivo il sistema dell’informazione”, inceppatosi nel caso Ablyazov; per “revisionare alcuni uffici dipartimentali a sostegno dell’attività organizzativa e operativa”. E per ridefinire il sistema delle deleghe. La nota, rilanciata dalla stampa, in realtà era stata inviata per errore dal Viminale, che ha chiesto di annullarla. Tanto è bastato perchè immediatamente sui siti si cominciasse a parlare di “giallo”. “Nessun giallo, solo due note sovrapposte”, si è affrettato a spiegare il ministero. Ma non è bastato a cancellare i dubbi. 
In realtà, gialli a parte, è a scorrere la lunga lista di nomi di prefetti e dirigenti di polizia resi noti nel valzer delle nomine, che si incappa in una sorpresa: la designazione, decisa dal Consiglio dei ministri su proposta del titolare del Viminale Angelino Alfano, di Giovanna Iurato a Direttore centrale degli affari di culto presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale. Ex prefetto de L’Aquila, giunta nel maggio 2010, nel pieno dell’emergenza terremoto nella città abruzzese, dove rimase fino all’ottobre 2012 quando tornò a Roma come capo dell’Ispettorato generale di amministrazione del ministero, Iurato è indagata per turbativa d’asta nell’inchiesta sull’appalto per la costruzione del Centro elaborazione dati della polizia di Napoli. Un appalto da 37 milioni di euro che secondo i pm fu “pilotato” e caratterizzato da una serie di pressioni e anomalie procedurali. Nell’inchiesta che ha coinvolto il prefetto, trasferita dalla procura partenopea a Roma, sono emerse nel gennaio scorso alcune intercettazioni che hanno suscitato diverse polemiche. In quelle conversazioni, scrissero i pm, la Iurato, quando era prefetto de L’Aquila, “scoppiava a ridere ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani” nel sisma. “Sono stata fraintesa. La mia era una reazione emotiva al telefono”, “risate amare, nessuna ironia”, si giustificò lei.
Fonti del Viminale sottolineano però che anche in questa decisione non c’è nessun ‘giallò. Il prefetto “non è stato promosso” ma solo “spostato” in una Direzione che, tra l’altro, “ha esclusivamente competenze di studio e approfondimento giuridico”. Ed inoltre, in questa direzione la Iurato, che era “in pieno servizio lavorativo”, “scende ad una fascia economica inferiore” rispetto a quella precedente. Spiegazioni che, probabilmente, non basteranno a fermare le polemiche sul ministero, dove la riorganizzazione del Dipartimento di polizia e gli incarichi distribuiti a una serie di prefetti prendono le mosse o quanto meno spunto da una caso scottante e delicato come quello Ablyazov.
Il riassetto nelle linee della polizia, infatti, era nell’aria dopo la mancata cattura di Mukthar Ablyazov, il dissidente kazako ricercato dall’Interpol, e soprattutto dopo l’espulsione di sua moglie, Alma Shalabayeva. La gestione di quest’ultima spinosa vicenda, su cui il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha sempre detto di non essere stato informato, nei giorni scorsi ha fatto scricchiolare il governo, ha costretto l’ex capo di gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini, a dimettersi e ha indotto il titolare del Viminale a chiedere l’avvicendamento del capo della segreteria del Dipartimento di Pubblica sicurezza, Alessandro Valeri. Ed è proprio la sua sostituzione ad aprire la lista delle nuove deleghe, con l’arrivo al suo posto di Vincenzo Panico, prefetto e commissario straordinario di Reggio Calabria e già vice dell’attuale capo della polizia Alessandro Pansa quando questi era a Napoli. “Lascio Reggio arricchito da un’esperienza non comune”, ha affermato poco dopo la nomina.
La sua rientra in una serie di designazioni prefettizie – in tutto 23 – che in quanto tali sono state varate dal Consiglio dei ministri su proposta di Alfano. Gli avvicendamenti e i nuovi incarichi nel Dipartimento di Pubblica Sicurezza sono invece stati decisi da Pansa, che è intervenuto non solo sugli uffici ‘coinvoltì nel caso Shalabayeva, ma anche su direzioni pesanti come l’Antiterrorismo e il Servizio centrale operativo. In particolare, l’attuale questore de L’Aquila Giovanni Pinto va a dirigere la Direzione centrale Immigrazione; all’Antiterrorismo arriva invece Mario Papa, dalla segreteria del Dipartimento di Ps passa in disponibilità all’Antiterrorismo, e Lamberto Giannini. Il capo della Digos di Roma prende il posto di Ignazio Coccia, che va con Panico a rafforzare la segreteria di Pansa. Cambio anche al vertice dello Sco: Maria Luisa Pellizzari lascia a Raffaele Grassi, che nelle file del servizio centrale operativo ha passato buona parte della sua carriera.

REGGIO CALABRIA – Ai vertici della Polizia di Stato arriva un pò di Calabria. O meglio, un funzionario dello Stato che fino ad oggi ha prestato servizio prima a Crotone, come prefetto, e poi a Reggio, come commissario del Comune dopo lo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose. Si tratta del prefetto Vincenzo Panico, chiamato dal capo della polizia, Alessandro Pansa, nella sua segreteria proprio l’attuale prefetto reggino. Una nomina che apre anche la partita di chi dovrà proseguire la guida dell’ente comunale, fino ad elezioni, nel periodo di commissariamento. Panico era giunto a Reggio ad ottobre 2012, provenendo proprio da Crotone.

Il caso Ablyazov e la necessità di riorganizzare il Dipartimento di pubblica sicurezza, rinnovando importanti caselle di vertice della polizia, si intrecciano e danno i loro effetti, con una serie di nomine a cascata che partono dalla segreteria del Dipartimento e vanno a toccare una serie di posizioni chiave, rivoluzionando l’assetto del Corpo.Un giro di ruota sulla cui comunicazione si è innestato un caso. Dal ministero dell’Interno, infatti, è partita una nota di che spiegava l’intervento messo a punto dal capo della polizia, Alessandro Pansa. Un piano per “rendere più efficace, puntuale, tempestivo il sistema dell’informazione”, inceppatosi nel caso Ablyazov; per “revisionare alcuni uffici dipartimentali a sostegno dell’attività organizzativa e operativa”. E per ridefinire il sistema delle deleghe. La nota, rilanciata dalla stampa, in realtà era stata inviata per errore dal Viminale, che ha chiesto di annullarla. Tanto è bastato perchè immediatamente sui siti si cominciasse a parlare di “giallo”.

“Nessun giallo, solo due note sovrapposte”, si è affrettato a spiegare il ministero. Il riassetto nelle linee della polizia era nell’aria dopo la mancata cattura di Mukthar Ablyazov, il dissidente kazako ricercato dall’Interpol, e soprattutto dopo l’espulsione di sua moglie, Alma Shalabayeva. La gestione di quest’ultima spinosa vicenda, su cui il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha sempre detto di non essere stato informato, nei giorni scorsi ha fatto scricchiolare il governo, ha costretto l’ex capo di gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini, a dimettersi e ha indotto il titolare del Viminale a chiedere l’avvicendamento del capo della segreteria del Dipartimento di Pubblica sicurezza, Alessandro Valeri. Ed è proprio la sua sostituzione ad aprire la lista delle nuove deleghe, con l’arrivo al suo posto di Vincenzo Panico, prefetto e commissario straordinario di Reggio Calabria e già vice dell’attuale capo della polizia Alessandro Pansa quando questi era a Napoli. 

“Lascio Reggio arricchito da un’esperienza non comune”, ha affermato Panico poco dopo la nomina. La sua rientra in una serie di designazioni prefettizie – in tutto 23 – che in quanto tali sono state varate dal Consiglio dei ministri su proposta di Alfano. Gli avvicendamenti e i nuovi incarichi nel Dipartimento di Pubblica Sicurezza sono invece stati decisi da Pansa, che è intervenuto non solo sugli uffici ‘coinvoltì nel caso Shalabayeva, ma anche su direzioni pesanti come l’Antiterrorismo e il Servizio centrale operativo. In particolare, l’attuale questore de L’Aquila Giovanni Pinto va a dirigere la Direzione centrale Immigrazione; all’Antiterrorismo arriva invece Mario Papa, dalla segreteria del Dipartimento di Ps passa in disponibilità all’Antiterrorismo, e Lamberto Giannini. Il capo della Digos di Roma prende il posto di Ignazio Coccia, che va con Panico a rafforzare la segreteria di Pansa. Cambio anche al vertice dello Sco: Maria Luisa Pellizzari lascia a Raffaele Grassi, che nelle file del servizio centrale operativo ha passato buona parte della sua carriera.

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