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di LEO AMATO
POTENZA – La commessa per la progettazione dei lavori al Centro oli di Viggiano «non nasconde nulla», come la Finanza avrebbe già avuto modo di verificare acquisendo tutta la documentazione relativa negli uffici della società a Ravenna. Buio totale, invece, sui soci della Med.Ing. e i rispettivi mariti. Almeno fino a quando i loro nomi non sono venuti alla luce sul Quotidiano della Basilicata.  
Vuole allontanare le ombre dal suo gruppo Giuliano Resca, fondatore e guida di Cosmi spa, una realtà di successo del settore dell’impiantistica petrolchimica, in particolare offshore, con un fatturato che si aggira attorno ai 50 milioni di euro, e picchi fino a 400 dipendenti. Per questo motivo ha deciso di parlare, senza nascondere un certo fastidio per la menzione riservata al fratello Marco, consigliere di amministrazione di Eni, negli articoli dedicati al “caso” arrivati anche sui tablet e le scrivanie di San Donato Milanese. Specie dopo l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Potenza.
Sotto esame degli inquirenti ci sono due delibere con cui tra marzo e maggio del 2011 la Giunta regionale ha concesso all’Eni l’autorizzazione integrata ambientale per il Centro oli e l’ok ai lavori di «ammodernamento e miglioramento delle performance produttive» dell’impianto. A istruire le pratiche è stato il dipartimento Ambiente della Regione Basilicata diretto da Donato Viggiano, che ha presieduto anche il Comitato tecnico convocato per l’istruttoria sulla seconda. Sua moglie però, di professione insegnante di matematica del liceo classico di Pisticci, nel frattempo era entrata in affari nella Med.Ing. con Pasquale Criscuolo, un imprenditore di Viggiano da tempo nell’orbita dell’Eni, e la consorte di uno dei manager più influenti nel settore. Tra gli addetti ai lavori quello di Sergio Polito è un nome molto noto. Già presidente di Stogit (Snam) e Syndial (Eni) dopo una lunga carriera in Saipem, oggi presiede il settore Beni e servizi di Assomineraria e l’Assoil School di Viggiano, ed è il consigliere capo per il business upstream (gli affari legati alle estrazioni di oil e gas, ndr) di Maire Tecnimont, la ditta che l’anno scorso si è aggiudicata per 500 milioni la commessa di Total Italia per la realizzazione del Centro oli Tempa rossa a Corleto Perticara (il secondo sul suolo lucano dopo quello della Val d’Agri nel comune di Viggiano). In breve, a maggio del 2010 Donato Viggiano assume l’incarico di direttore generale, e un mese dopo nasce la “società delle mogli”. Poi tempo un anno arrivano le autorizzazioni, e «una prima commessa importante» per la Med.Ing «con il Gruppo Cosmi spa» (fonte: www.meding.it), proprio per i lavori appena approvati con la supervisione del marito di uno dei soci.  
«Certo che conosco Sergio Polito, facendo questo mestiere, come conosco Pasquale Criscuolo dato che lavoro in Basilicata da tempo». Spiega Resta. «Ma a parte quest’ultimo che era il nostro interlocutore non sapevo chi ci fosse nella Med.Ing.. Con la Sudelettra di Matera ci siamo aggiudicati il contratto per la manutenzione, le migliorie e le modifiche da realizzare durante il fermo dell’impianto a maggio del 2011. Avevamo bisogno di un servizio di ingegneria e ci siamo rivolti a loro, che sono venuti e hanno svolto il loro incarico in maniera del tutto regolare. La Guardia di finanza lo sa. Sono già venuti qui a Ravenna ad acquisire tutta la documentazione e si sono potuti rendere conto che la commessa è vera e veritiera, nel senso che i anche i dati sono quelli reali. Abbiamo gestito 1.200 persone durante la fermata, finendo con 2 giorni di anticipo e nemmeno un infortunio. Questi siamo noi».
Resca, 73 anni e il piglio di prende ogni santo giorno decisioni importanti, è di quegli imprenditori con una storia avventurosa alle spalle, e ricordi sparsi tra i sette mari. Nasce a Ferrara e a 18 anni attraversa lo Stretto per andare a lavorare a Milazzo nella raffineria dei Moratti. Studia da disegnatore meccanico ma si specializza come tubista. Da Milazzo torna in Calabria, poi va a Ravenna durante i lavori di costruzione di un impianto della Ferruzzi. Passa in Saipem e viene inviato in Sardegna, in Grecia, infine in Libia, prima di tornare a Ravenna, dove erano in costruzione le prime piattaforme offshore commissionate dall’Agip per l’estrazione di gas dai giacimenti sotto l’Adriatico. A quel punto era atteso nelle Antille, invece decide di mettersi in proprio e nel 1973 nasce la Cosmi (Costruzione montaggi impianti). 
«In Basilicata – racconta – siamo arrivati 25 anni fa con la Spi (ex Moratti poi confluita nel 1986 nell’Agip) perché nessuno sapeva fare il nostro lavoro. Abbiamo formato personale del posto. Abbiamo investito tanto in uno stabilimento dove ancora oggi lavorano 8/10 persone. Basta chiedere in giro. Questo per dire che non siamo dei privilegiati, tantomeno un’impresa che gioca al “mordi e fuggi”. Pensiamo di aver anche lasciato qualcosa sul territorio in tutto questo tempo. Ci siamo trovati bene e vorremmo continuare ad operare in regione con lo stesso spirito».
Resca ci tiene ad escludere qualsiasi tipo di rapporto tra gli affari della Cosmi e il fratello che siede nel Consiglio di amministrazione dell’Eni. 
«Marco ha una carriera alle spalle che parla da sola. Basta guardarla. E’ stato a capo di McDonald’s Italia, ha attraversato come commissario situazioni delicatissime come la Cirio senza un appunto, è stato consigliere per le politiche museali del Ministero per i beni culturali. Se Cosmi fosse stata così potente da metterlo lì, di certo dopo 25 anni e tutti gli investimenti effettuati non avremmo perso il contratto di manutenzione del Centro oli di Viggiano. Oppure no?» Domanda sagace. «Invece è quello che è appena successo. C’è stato chi ha fatto un’offerta migliore della nostra e si aggiudicato la commessa. Cose che capitano. E noi l’abbiamo aiutato a subentrare restando collaborativi fino all’ultimo, e in maniera ordinata siamo usciti fuori dal Centro oli». 
«La nostra ditta – conclude il patron di Cosmi – è stata solo danneggiata dalla presenza di Mario Resta nel cda dell’Eni. Loro ogni sei mesi devono dichiarare al comitato di controllo ogni rapporto patrimoniale proprio e dei rispettivi familiari». Per evitare conflitti d’interessi s’intende. Una lezione di cui prendere nota.
l.amato@luedi.it

POTENZA – La commessa per la progettazione dei lavori al Centro oli di Viggiano «non nasconde nulla», come la Finanza avrebbe già avuto modo di verificare acquisendo tutta la documentazione relativa negli uffici della società a Ravenna. Buio totale, invece, sui soci della Med.Ing. e i rispettivi mariti. Almeno fino a quando i loro nomi non sono venuti alla luce sul Quotidiano della Basilicata.  

Vuole allontanare le ombre dal suo gruppo Giuliano Resca, fondatore e guida di Cosmi spa, una realtà di successo del settore dell’impiantistica petrolchimica, in particolare offshore, con un fatturato che si aggira attorno ai 50 milioni di euro, e picchi fino a 400 dipendenti. Per questo motivo ha deciso di parlare, senza nascondere un certo fastidio per la menzione riservata al fratello Marco, consigliere di amministrazione di Eni, negli articoli dedicati al “caso” arrivati anche sui tablet e le scrivanie di San Donato Milanese. Specie dopo l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Potenza.

Sotto esame degli inquirenti ci sono due delibere con cui tra marzo e maggio del 2011 la Giunta regionale ha concesso all’Eni l’autorizzazione integrata ambientale per il Centro oli e l’ok ai lavori di «ammodernamento e miglioramento delle performance produttive» dell’impianto. A istruire le pratiche è stato il dipartimento Ambiente della Regione Basilicata diretto da Donato Viggiano, che ha presieduto anche il Comitato tecnico convocato per l’istruttoria sulla seconda. Sua moglie però, di professione insegnante di matematica del liceo classico di Pisticci, nel frattempo era entrata in affari nella Med.Ing. con Pasquale Criscuolo, un imprenditore di Viggiano da tempo nell’orbita dell’Eni, e la consorte di uno dei manager più influenti nel settore. Tra gli addetti ai lavori quello di Sergio Polito è un nome molto noto. Già presidente di Stogit (Snam) e Syndial (Eni) dopo una lunga carriera in Saipem, oggi presiede il settore Beni e servizi di Assomineraria e l’Assoil School di Viggiano, ed è il consigliere capo per il business upstream (gli affari legati alle estrazioni di oil e gas, ndr) di Maire Tecnimont, la ditta che l’anno scorso si è aggiudicata per 500 milioni la commessa di Total Italia per la realizzazione del Centro oli Tempa rossa a Corleto Perticara (il secondo sul suolo lucano dopo quello della Val d’Agri nel comune di Viggiano). In breve, a maggio del 2010 Donato Viggiano assume l’incarico di direttore generale, e un mese dopo nasce la “società delle mogli”. Poi tempo un anno arrivano le autorizzazioni, e «una prima commessa importante» per la Med.Ing «con il Gruppo Cosmi spa» (fonte: www.meding.it), proprio per i lavori appena approvati con la supervisione del marito di uno dei soci.  

«Certo che conosco Sergio Polito, facendo questo mestiere, come conosco Pasquale Criscuolo dato che lavoro in Basilicata da tempo». Spiega Resta. «Ma a parte quest’ultimo che era il nostro interlocutore non sapevo chi ci fosse nella Med.Ing.. Con la Sudelettra di Matera ci siamo aggiudicati il contratto per la manutenzione, le migliorie e le modifiche da realizzare durante il fermo dell’impianto a maggio del 2011. Avevamo bisogno di un servizio di ingegneria e ci siamo rivolti a loro, che sono venuti e hanno svolto il loro incarico in maniera del tutto regolare. La Guardia di finanza lo sa. Sono già venuti qui a Ravenna ad acquisire tutta la documentazione e si sono potuti rendere conto che la commessa è vera e veritiera, nel senso che i anche i dati sono quelli reali. Abbiamo gestito 1.200 persone durante la fermata, finendo con 2 giorni di anticipo e nemmeno un infortunio. Questi siamo noi».

Resca, 73 anni e il piglio di prende ogni santo giorno decisioni importanti, è di quegli imprenditori con una storia avventurosa alle spalle, e ricordi sparsi tra i sette mari. Nasce a Ferrara e a 18 anni attraversa lo Stretto per andare a lavorare a Milazzo nella raffineria dei Moratti. Studia da disegnatore meccanico ma si specializza come tubista. Da Milazzo torna in Calabria, poi va a Ravenna durante i lavori di costruzione di un impianto della Ferruzzi. Passa in Saipem e viene inviato in Sardegna, in Grecia, infine in Libia, prima di tornare a Ravenna, dove erano in costruzione le prime piattaforme offshore commissionate dall’Agip per l’estrazione di gas dai giacimenti sotto l’Adriatico. A quel punto era atteso nelle Antille, invece decide di mettersi in proprio e nel 1973 nasce la Cosmi (Costruzione montaggi impianti). 

«In Basilicata – racconta – siamo arrivati 25 anni fa con la Spi (ex Moratti poi confluita nel 1986 nell’Agip) perché nessuno sapeva fare il nostro lavoro. Abbiamo formato personale del posto. Abbiamo investito tanto in uno stabilimento dove ancora oggi lavorano 8/10 persone. Basta chiedere in giro. Questo per dire che non siamo dei privilegiati, tantomeno un’impresa che gioca al “mordi e fuggi”. Pensiamo di aver anche lasciato qualcosa sul territorio in tutto questo tempo. Ci siamo trovati bene e vorremmo continuare ad operare in regione con lo stesso spirito».

Resca ci tiene ad escludere qualsiasi tipo di rapporto tra gli affari della Cosmi e il fratello che siede nel Consiglio di amministrazione dell’Eni. «Marco ha una carriera alle spalle che parla da sola. Basta guardarla. E’ stato a capo di McDonald’s Italia, ha attraversato come commissario situazioni delicatissime come la Cirio senza un appunto, è stato consigliere per le politiche museali del Ministero per i beni culturali. Se Cosmi fosse stata così potente da metterlo lì, di certo dopo 25 anni e tutti gli investimenti effettuati non avremmo perso il contratto di manutenzione del Centro oli di Viggiano. Oppure no?» Domanda sagace. «Invece è quello che è appena successo. C’è stato chi ha fatto un’offerta migliore della nostra e si aggiudicato la commessa. Cose che capitano. E noi l’abbiamo aiutato a subentrare restando collaborativi fino all’ultimo, e in maniera ordinata siamo usciti fuori dal Centro oli». 

«La nostra ditta – conclude il patron di Cosmi – è stata solo danneggiata dalla presenza di Mario Resta nel cda dell’Eni. Loro ogni sei mesi devono dichiarare al comitato di controllo ogni rapporto patrimoniale proprio e dei rispettivi familiari». 

Per evitare conflitti d’interessi s’intende. Una lezione di cui prendere nota.

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