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È vero, è una bella notizia, perché il premio è prestigioso e perché Antonella Pellettieri è potentina ed è stata indicata da una potentina. Ed è vero – hanno ragione a scriverlo nel comunicato di annuncio – è una bella notizia perché il 13 ottobre, a Lugano, a ritirare il prestigioso premio internazionale “Universum Donna” ci sarà una di quella donne che sono mille cose assieme. Docente, ricercatrice, mamma innamorata di Lydia («forse anche un po’ più matta di me», sorride), storica. Soprattutto cittadina, di quelle con una storia di odio-amore, diventato tutto amore. 
«È che a un certo punto uno impara a mettere da parte paure, giudizi, e dona col piacere di farlo». Senza rinunciare alla chiarezza. «Se qualcuno si risente, pazienza». 
Dirigente di ricerca, risponde volentieri e nel frattempo fa altre dieci cose, in partenza per il Cilento per presentare il suo libro dedicato alla città dei cavalieri a Grassano (ieri pomeriggio, per chi legge, ndr).
Antonella Pellettieri, oppure @antaressina oppure Antonella Antares. L’account social su Twitter e Facebook affianca la presenza nelle piazze: dialoga sempre allo stesso modo, senza eufemismi. E capita spesso che un suo scritto apra il dibattito. 
Come quello sul salotto buono che dovrebbe essere piazza Prefettura. Come quello, di pochi giorni fa pubblicato dal Quotidiano, in cui ricordava che «no, i potentini non amano la loro città. Non se ne sentono parte». 
Lo dice spesso, da storica: le città cambiano e perdono memoria per alcuni fattori, come i terremoti. Crolli e ricostruzioni. «Perciò serve recuperare, capire, ricordare». 
A Potenza è tornata in pianta stabile dopo una vita passata tra partenze e ritorni, lavorando in giro per l’Italia e l’Europa, con puntate lucane rare. «A un certo punto ho capito che quello che cercavo lo avevo sotto casa. Ho provato a recuperare le relazioni che avevo perso. Non potevo più vivere rifiutando e sentendomi rifiutata». 
La sopravvivenza in una città di provincia la spiega così: «Basta solo evitare i meccanismi di pregiudizio tipici di ogni città. Io non faccio parte di nessun ambiente, appartengo alla città». 
A candidarla è stata Novella Capoluongo, presidente regionale della Universum Academy, che ha preparato anche la documentazione per sostenere la corsa. Nel plico c’era anche una nota del sindaco di Potenza Vito Santarsiero che sottolineava il lavoro svolto dalla professoressa sulla Parata dei turchi. Presidente del comitato scientifico che si occupa delle celebrazioni in onore del Santo Patrono. 
La commissione del premio ha valutato centinaia di segnalazioni, da ogni parte del mondo: il curriculum di Antonella Pellettieri proponeva oltre cento pubblicazioni, organizzazione di seminari e convegni in tutto il mondo. 
Mai ferma. «Cerco di non sprecare tempo, poi magari facendo tante cose non ne faccio bene una, per carità. Ma ci metto sempre passione». Lo spirito di cittadinanza lo declina così. «Ogni cosa che si può fare per questa città mi appartiene. Bisogna premiare chi ha voglia di lavorare  e chi lavora con onestà». Con un suggerimento, che è, prima di tutto, una regola per se stessa. «Prima il dovere civico e poi il diritto». 
Sara Lorusso

È vero, è una bella notizia, perché il premio è prestigioso e perché Antonella Pellettieri è potentina ed è stata indicata da una potentina. Ed è vero – hanno ragione a scriverlo nel comunicato di annuncio – è una bella notizia perché il 13 ottobre, a Lugano, a ritirare il prestigioso premio internazionale “Universum Donna” ci sarà una di quella donne che sono mille cose assieme. 

Docente, ricercatrice, mamma innamorata di Lydia («forse anche un po’ più matta di me», sorride), storica. Soprattutto cittadina, di quelle con una storia di odio-amore, diventato tutto amore. «È che a un certo punto uno impara a mettere da parte paure, giudizi, e dona col piacere di farlo». Senza rinunciare alla chiarezza. 

«Se qualcuno si risente, pazienza». Dirigente di ricerca, risponde volentieri e nel frattempo fa altre dieci cose, in partenza per il Cilento per presentare il suo libro dedicato alla città dei cavalieri a Grassano (ieri pomeriggio, per chi legge, ndr).Antonella Pellettieri, oppure @antaressina oppure Antonella Antares. L’account social su Twitter e Facebook affianca la presenza nelle piazze: dialoga sempre allo stesso modo, senza eufemismi. 

E capita spesso che un suo scritto apra il dibattito. Come quello sul salotto buono che dovrebbe essere piazza Prefettura. Come quello, di pochi giorni fa pubblicato dal Quotidiano, in cui ricordava che «no, i potentini non amano la loro città. Non se ne sentono parte». 

Lo dice spesso, da storica: le città cambiano e perdono memoria per alcuni fattori, come i terremoti. Crolli e ricostruzioni. «Perciò serve recuperare, capire, ricordare». 

A Potenza è tornata in pianta stabile dopo una vita passata tra partenze e ritorni, lavorando in giro per l’Italia e l’Europa, con puntate lucane rare. «A un certo punto ho capito che quello che cercavo lo avevo sotto casa. Ho provato a recuperare le relazioni che avevo perso. Non potevo più vivere rifiutando e sentendomi rifiutata». 

La sopravvivenza in una città di provincia la spiega così: «Basta solo evitare i meccanismi di pregiudizio tipici di ogni città. Io non faccio parte di nessun ambiente, appartengo alla città». 

A candidarla è stata Novella Capoluongo, presidente regionale della Universum Academy, che ha preparato anche la documentazione per sostenere la corsa. Nel plico c’era anche una nota del sindaco di Potenza Vito Santarsiero che sottolineava il lavoro svolto dalla professoressa sulla Parata dei turchi. Presidente del comitato scientifico che si occupa delle celebrazioni in onore del Santo Patrono. 

La commissione del premio ha valutato centinaia di segnalazioni, da ogni parte del mondo: il curriculum di Antonella Pellettieri proponeva oltre cento pubblicazioni, organizzazione di seminari e convegni in tutto il mondo. 

Mai ferma. «Cerco di non sprecare tempo, poi magari facendo tante cose non ne faccio bene una, per carità. Ma ci metto sempre passione». Lo spirito di cittadinanza lo declina così. 

«Ogni cosa che si può fare per questa città mi appartiene. Bisogna premiare chi ha voglia di lavorare  e chi lavora con onestà». Con un suggerimento, che è, prima di tutto, una regola per se stessa. «Prima il dovere civico e poi il diritto». 

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