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VIBO VALENTIA – Gli ultimi contatti telefonici, foto e video sul suo cellulare, i post sui social network, i filmati delle telecamere di videosorveglianza che monitorano le arterie attigue a via Urbisaglia, le testimonianze di parenti, amici, conoscenti, colleghi. Il pm di Roma Attilio Pisani, con il supporto dei carabinieri, non tralasciano nulla pur di arrivare ad una soluzione sul giallo della morte di Simona Riso. La 28enne vibonese, ritrovata agonizzante alle 7 del mattino di mercoledì scorso, non si sarebbe suicidata. 

LE FOTO: LA RAGAZZA MORTA A ROMA

Il primo sopralluogo compiuto nel giardinetto in cui è stata soccorsa da una vicina ha ritenuto inverosimile l’ipotesi della caduta accidentale o del tentativo di suicidio, stante l’incompatibilità tra i traumi e le fratture multiple riportate al bacino e al torace, che le hanno provocato la perforazione di un polmone ed una fatale insufficienza respiratoria. Stamani un altro sopralluogo, operato personalmente dal pm Pisani all’esito del quale gli interrogativi sono rimasti intatti. Picchiata brutalmente, è la pista che oggi diviene più accreditata, da qualcuno. Ma da chi? Gli inquirenti studiano la vita della ragazza che aveva lasciato la sua San Calogero, anni addietro, per motivi di studio. A Roma viveva con un cugino e due studentesse transalpine. Aveva studiato lingue e ciò le aveva permesso di trovare lavoro in un hotel all’Eur. Proprio in quell’hotel doveva trovarsi, per l’inizio del turno, alle 6 del mattino. Il range temporale in cui si sarebbe consumata la presunta, selvaggia aggressione, si restringe, pertanto. 

La madre, come ogni mattina, l’avrebbe svegliata con una telefonata alle 4.30. Il tempo di vestirsi e di uscire di casa. Qui avrebbe incontrato il presunto assassino. Se non un maniaco, un rapinatore, che bazzicava per quelle strade in un orario insolito, qualcuno che conosceva bene le sue abitudini. Gli inquirenti, come gli stessi familiari, non escludono che la ragazza potesse essere stata aggredita in un luogo diverso da quello in cui è stata ritrovata. O sarebbe stata trascinata in via Urbisaglia o si sarebbe trascinata da sola in cerca d’aiuto. Le telecamere potrebbero aver registrato qualcosa, una presenza insolita, un sospetto. Nulla, trapela da fonti investigative, sarà lasciato al caso. Attendono con ansia risposte i suoi familiari, a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, dove domenica mattina si sono svolti i funerali (LEGGI). Una famiglia a modo: padre autista, madre casalinga, due fratelli maschi, uno ingegnere l’altro studente fuori regione, un’altra sorella che lavora a Milano. Una famiglia modello, che adorava Simona la quale avrebbe sofferto di depressione ed anoressia in un passato che s’era ormai lasciata alle spalle, segnato da una delusione amorosa. Ragazza riservata, mite, impegnata. Che non si sarebbe suicidata.

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