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CERZETO (CS) – La travagliata storia di Cavallerizzo inizia nel marzo 2005, quando frana il centro storico della frazione di Cerzeto, comune della provincia di Cosenza. Il successivo intervento con la costruzione di un nuovo insediamento è stato presentato come «esempio di prevenzione, oltre che del rischio idrogeologico, anche del rischio sismico, con la ricostruzione del patrimonio immobiliare in un luogo sicuro e secondo criteri antisismici». 

Ma le polemiche non sono mancate e hanno portato fino al primo pronunciamento del Consiglio di Stato che ha dichiarato la legittimità del ricorso per l’assenza della valutazione di impatto ambientale. E così tutto rischia di tornare al punto di partenza del 2005. Gli effetti della frana sono devastanti. La strada principale che attraversa il paese è interrotta. Dai rilievi condotti dalla Protezione Civile, su 60 mila metri quadrati valutati, 11 mila risultano gravemente danneggiati, 12 mila mediamente danneggiati, 15 mila con danni leggeri e 23 mila senza danni. Sono 124 gli edifici danneggiati, mentre 183 non subiscono danni. Al momento della frana, meno del 50% degli edifici è abitato. Su una popolazione di 581 abitanti, oltre la metà, in tutto 329, sono le persone evacuate. Lo stato di emergenza viene dichiarato l’11 marzo 2005 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, e prorogato più volte. La frazione di Cavallerizzo, secondo quanto riferisce anche la Protezione civile, poggia su una frana storica, nota da oltre un secolo, ed è costruita su terreni instabili caratterizzati da altissimo rischio idrogeologico e da elevata sismicità. 
Gli studi commissionati dal Dipartimento della Protezione civile evidenziano che «l’intera frazione di Cavallerizzo è sita su di una frana classificabile come attiva». Da qui la decisione di delocalizzare Cavallerizzo, ricostruendola in un’area diversa del comune di Cerzeto. Si sceglie la vicina località di Pianette e il cantiere viene aperto nell’ottobre 2007. Il progetto prevede cinque quartieri, le tradizionali gjitonie, disposte secondo la tipica forma di petali di un fiore. Le 260 case per circa 560 persone, affacciate su sei piazze, sono state personalizzate. La Protezione civile realizza anche nelle vicinanze un centro sociale, una falegnameria e due capannoni per attività edili. 
A febbraio 2011 sono stati consegnati i primi 40 alloggi e quattro unità commerciali in due quartieri, Inserte e Breggo, a Pianette. A dicembre 2011 sono terminati i lavori di realizzazione del nuovo centro abitato. Secondo quanto riferisce la Protezione civile, i 261 edifici realizzati interamente a carico dello Stato e nel pieno rispetto delle normative antisismiche hanno avuto un costo complessivo pari a circa 67,5 milioni di euro – per la ricostruzione di circa 48.000 metri quadri di residenze, magazzini, attività commerciali e artigianali. Il 29 febbraio 2012 è scaduto lo stato di emergenza. Ma il comitato di cittadini continua a contestare reclamando il recupero della vecchia area abitativa. Adesso è giunta la decisione definitiva del Consiglio di Stato che rigettando il ricorso contro la sentenza emessa a dicembre 2013 dichiara l’intera opera realizzata dalla Protezione Civile abusiva
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