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La protesta degli azionisti dello scorso 29 gennaio

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POTENZA – E’ come se questo processo non lo si volesse celebrare. E gli azionisti della Banca popolare di Bari, che in questo Stato che non li ha tutelati neppure ci credono più, sono sempre più convinti che il disegno sia quello di arrivare alla prescrizione del processo. Ieri mattina un nuovo rinvio del processo davanti al presidente della seconda sezione penale del tribunale di Bari, Marco Guida, contro gli ex vertici della Banca popolare, Marco e Gianluca Jacobini, per il crac dell’istituto di credito. La nuova data è stata stabilita per il 2 marzo.

Formalmente l’avvio del processo risale allo scorso 16 luglio ma, di fatto, non è mai iniziato.
Il problema restano gli spazi. Un processo con migliaia di persone truffate, si ritrova a dover gestire un numero considerevole di avvocati e pubblico. E in questa fase particolare, la necessità di garantire idonei spazi sembra essere diventato un enorme problema. Così gli avvocati, per cercare di arrivare a una conclusione, hanno avanzato una loro proposta.

Gli avvocati che rappresentano le migliaia di parti civili nel processo contro gli ex vertici della Banca popolare di Bari hanno dato, infatti, la disponibilità a farsi delegare in udienza, riducendo così da 252 a 32 il numero delle persone presenti in aula, in modo da poter celebrare il processo nel rispetto delle norme Covid, non essendo ancora disponibile una sede idonea a contenerli tutti.

Il processo attualmente si celebra nell’aula bunker di Bitonto ma da diversi mesi viene rinviato in attesa di individuare una struttura abbastanza grande da contenere le centinaia di parti costituite.
Quella che sembrava la sede prescelta, il cinema Showville di Bari, è saltata nei giorni scorsi per questioni tecniche e così i capi degli uffici giudiziari avevano individuato il centro congressi della Fiera del Levante, sul quale si deve pronunciare il Ministero della Giustizia.

«Dopo 4 udienze, questa sarà l’ultima falsa partenza del processo» dice l’avvocato Antonio Calvani dell’Unione nazionale consumatori che, con i colleghi Corrado Canafoglia, Valentina Greco e Ennio Cerio rappresenta il collegio di difesa di 230 azionisti.
Nel processo sono imputati gli ex amministratori Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio rispettivamente ex presidente ed ex condirettore generale, accusati di aver falsificato per anni i bilanci e i prospetti e di aver ostacolato l’attività di vigilanza di Bankitalia e Consob. Hanno chiesto di costituirsi circa 3 mila parti civili, tra azionisti, Regione Puglia, Comune di Bari e associazioni.

«La maggior parte degli avvocati – spiega Calvani – ha aderito alla nostra idea di delegare pochi colleghi a partecipare alle udienze fino a che si affronteranno questioni preliminari e non di merito. Così facendo, invece di avere 252 avvocati presenti se ne avranno solo 32 e l’aula, che ha una capienza di soli 45 posti, potrà bastare. Finalmente la prossima udienza fissata per il 2 marzo si potrà celebrare, e questo non già grazie al ministero della Giustizia incapace di trovare una sede idonea al processo, bensì alla volontà e al senso di responsabilità degli avvocati che hanno risolto una situazione di stallo imbarazzante, considerato che a distanza di dieci mesi dalla citazione a giudizio degli imputati il processo non è nemmeno partito, negando giustizia a migliaia di risparmiatori traditi, facendo avvicinare lo spettro della prescrizione».

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