Anna Gloria Piccininni
2 minuti per la letturaPOTENZA – Il ministero dell’Interno ha disposto un servizio di scorta armata per il pm Antimafia di Potenza, Anna Gloria Piccininni, a causa delle minacce ricevute in seguito alle inchieste sulla mala del metapontino e del capoluogo di regione. La notizia, anticipata ieri dalla Tgr, ha trovato conferma in ambienti ufficiali.
Piccininni sarebbe finita nel mirino di attenzioni particolari già durante le indagini sul presunto clan mafioso guidato dall’ex carabiniere Gerardo Schettino, sfociate negli arresti effettuati tra il 2018 e il 2019.
Negli ultimi mesi, tuttavia, quelle attenzioni si sarebbero riaccese, mentre volgeva al termine, a Matera, il processo di primo grado per Schettino e soci. Di qui la trasmissione di una serie di elementi raccolti dalle forze dell’ordine al prefetto di Potenza, che ha chiesto e ottenuto all’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale la predisposizione della scorta.
Durante le fasi finali del processo contro gli scanzanesi gli inquirenti avevano annotato anche una serie sospetta di attentati incendiari ai danni, in particolare, di strutture balneari di Scanzano e dintorni. Episodi eclatanti, che avevano spinto il procuratore distrettuale dell’antimafia lucana, Francesco Curcio, a ipotizzare una vera e propria sfida del clan allo Stato. Sfida scattata all’indomani delle pesanti richieste di condanna avanzate, in aula, proprio da Piccininni.
A fine giugno il collegio del Tribunale di Matera ha accolto la maggior parte di quelle richieste, ravvisando l’esistenza di un vero e proprio clan mafioso operante a Scanzano e dintorni (LEGGI). Schettino è stato condannato, in particolare, a scontare 25 anni e 6 mesi di reclusione (il pm ne aveva chiesti 28), mentre i suoi luogotenenti Domenico Porcelli e Nicola Lo Franco, dovranno scontare rispettivamente 26 anni e 6 mesi (la richiesta era di 26 anni) e 19 anni e 6 mesi (la richiesta era 22 anni).
Il Tribunale ha inflitto anche 13 anni di carcere a un altro ex carabiniere, Maurizio Poci, più 19 anni a Piero Di Domenico (la richiesta era 15 anni); 16 anni a Michele Puce (la richiesta era 15); 16 anni a Mario Lopatriello (la richiesta era 15); e 6 anni per l’imprenditrice Maria Montano.
Il nome di Piccininni compare anche in calce al grosso degli atti di un’altra recente inchiesta dell’Antimafia lucana, che ha suscitato non poco clamore: quella sui nuovi affari del clan potentino capeggiato da Renato Martorano e Dorino Stefanutti, ribattezzata “Lucania felix”, su cui di recente si è espressa la Corte di cassazione confermando i gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati per l’accusa di associazione mafiosa.
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