X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

DA primo cittadino avrebbe esercitato “ripetute pressioni verbali” sul capo dell’ufficio tecnico del Comune di Pignola e sul comandante della polizia municipale perché il lavori di spargimento sale e spalamento della neve previsti per l’inverno tra il 2009 e il 2010, fossero affidati a una cooperativa riconducibile al clan Riviezzi.

E’ questa l’accusa per cui tra gli oltre trenta indagati nell’ultima inchiesta dell’Antimafia potentina, soprannominata “Iceberg”, compare anche Ignazio Petrone, già due volte sindaco di Pignola, poi consigliere regionale del Pd per uno scampolo della IV legislatura (tra maggio e agosto del 2013), e presidente della Società energetica lucana, di proprietà della Regione, fino al 2018.

Petrone rischia un’incriminazione per concorso esterno in associazione mafiosa, perché, stando a quanto si legge nel capo d’imputazione provvisiorio nei suoi confronti: “nella già rivestita qualità di sindaco del Comune di Pignola, pur senza farne parte, contribuiva concretamente dall’esterno al
rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione delle finalità illecite perseguite dal sodalizio mafioso denominato clan “Riviezzi”, mettendosi a disposizione del sodalizio per agevolarlo nell’affidamento di lavori o servizi pubblici”.

Gli inquirenti gli contestano, in particolare, la vicenda del piano neve comunale 2009/2010, in cui venne inserita la cooperativa sociale “Lavori in corso”, che sarebbe stata “di fatto riconducibile al clan Riviezzi, in quanto amministrata dall’indagato Riviezzi Francesco Michele, cugino di secondo grado del capoclan Riviezzi Saverio, nella quale risultavano presenti come soci anche quest’ultimo e i sodali Giuliano Giuseppe e Moukhtari Abdelkebir, detto “Kebir” ”.

Le “pressioni” di Petrone, stando sempre ai pm dell’antimafia potentina, sarebbero state “veicolate” anche attraverso l’adozione di una delibera della giunta comunale, il 03 dicembre del 2009, con la quale si decretava “la necessita di “apportare delle modifiche al piano neve”, esortando i responsabili dei servizi interessati (…) a predisporre tutta una serie di modifiche tra le quali l’inserimento della cooperativa sociale “Lavori in corso” con compiti di spargimento sale e spalamento neve, in sostituzione della società “Natura srl” in liquidazione”.

Ieri mattina, però, durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati dell’inchiesta, il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, ha parlato anche di pressioni “subite” da Petrone. Quindi ha aggiunto che nei confronti dell’ex primo cittadino non è stata nemmeno avanzata la richiesta di una misura cautelare, perché non ve ne sarebbero state “le condizioni”.

Respinge tutte le accuse, invece, il diretto interessato. Contattato dal Quotidiano del Sud, Petrone si è detto sorpreso della notizia per una vicenda che riteneva archiviata.

“Su quel piano neve – spiega l’ex sindaco – venne già aperta un’indagine dall’allora sostituto procuratore Francesco Basentini (in seguito nominato ai vertici del Dipartimento amministrazione penitenziaria e attualmente in servizio come pm a Roma, ndr). Fummo indagati io e un assessore comunale e venimmo sentiti in procura dove spiegammo come erano andate le cose. Poi deve esserci stata un’archiviazione perché non abbiamo saputo più nulla”.

“Noi non abbiamo agevolato proprio niente”. Insiste Petrone. “E’ dal 1995 che il Comune di Pignola redige, annualmente, il piano neve, dove inserisce non una, ma tutte le ditte che hanno uomini e mezzi disponibili. Viene stilato un elenco con l’indicazione delle ditte e dei legali rappresentanti e viene inviato alla Prefettura. Nel 2010 alcuni di questi signori costituirono una cooperativa che aveva come scopo il reintegro sociale degli ex detenuti e chiesero di essere inseriti. Allora prendemmo atto che c’era un’altra società in liquidazione e la sostituimmo con questa coop, che non aveva mezzi ma si proponeva soltanto per lo spalamento a mano della neve.

Dopo di ché il piano è stato mandato in Prefettura dove è stato chiesto se era tutto a posto con i certificati antimafia. La nostra è stata un’operazione di tipo sociale, con tanto di avallo dell’assistente sociale dell’epoca, perché non si poteva dire di no a priori, solo perché era una cooperativa di ex detenuti. Io non ho fatto nessuna pressione. Ho detto solo che c’era una ditta da sostituire e c’era da mettere alla prova questa coop”.

L’ex consigliere regionale dem aggiunge che, comunque, l’inserimento della “Lavori in corso” nell’elenco delle ditte del piano neve comunale non avrebbe portato a nulla.

“Siccome per l’arrivo del centificato antimafia sono occorsi 2/3 mesi, non sono stati mai chiamati e non hanno mai lavorato. Quindi non hanno ricevuto alcun tipo di pagamento dal Comune”. Così ancora Petrone. “E’ una situazione strana. Chiederò di essere sentito un’altra volta per parlare anche con gli inquirenti adesso che sono tornati ad occuparsi di questa vicenda”.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE