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La Basilicata sembra immune all’abuso d’ufficio: solo 3 condanne confermate in Cassazione negli ultimi 5 anni per il reato che il governo vuole abrogare

POTENZA – Non cambierà le sorti della Basilicata e delle sue istituzioni l’eventuale approvazione del disegno di legge Nordio, con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio.

È quanto emerge, in maniera evidente, dal numero minimale di condanne emesse dai tribunali lucani e confermate in Cassazione negli ultimi cinque anni. Appena tre condanne per la precisione, una delle quali “salvata” dalla mannaia della prescrizione solo per effetto della rinuncia alla definizione del processo per decorso dei termini di durata massima da parte dell’imputato, l’ex deputato di Sinistra italiana e sindaco di Rionero Antonio Placido. Mentre un’altra ha preso di mira una condotta punita come abuso d’ufficio e falso, che resterebbe punibile anche a seguito dell’abrogazione del primo dei due reati concorrenti.

ABUSO D’UFFICIO IN BASILICATA: IL CASO GIANGRANDE

Il caso più recente affrontato dalla Cassazione è quello dell’ex cancelliere della Corte d’appello di Potenza, Claudio Giangrande, che lo scorso dicembre si è visto confermare la condanna a 3 anni di reclusione per peculato e abuso d’ufficio. Il cancelliere era finito nel mirino degli inquirenti alla fine del 2019, dopo l’arresto dell’anziano civilista potentino, Raffaele De Bonis, a cui era legato da un rapporto di frequentazione abbastanza intenso.

Durante una perquisizione a casa e nell’ufficio di Giangrande gli agenti della Squadra mobile di Potenza si erano accorti della presenza di 8mila euro in marche da bollo, che sarebbero state prelevate da alcune pratiche gestite per ragioni di servizio. In particolare dalle richieste di risarcimento per ingiusta durata nei processi di tutto il distretto giudiziario lucano. Di qui l’accusa di peculato.

La contestazione di abuso d’ufficio, invece, ruota attorno ai presunti favoritismi concessi ai legali dello studio De Bonis, chiudendo un occhio sull’assenza dalle loro pratiche delle marche da bollo a riprova del pagamento dei tributi necessari per il loro disbrigo.

IL CASO DI DOMENICO CLAPS

A novembre del 2021, invece, al vaglio dei giudici della quinta sezione della Corte è finita la condanna dell’ex responsabile dell’area tecnica del Comune di Aliano, Domenico Claps, per abuso d’ufficio e falso in relazione a un’attestazione sull’avvenuta ultimazione dei lavori di completamento di una strada affidati alla ditta di un imprenditore che avrebbe goduto di «protezione politica», in quanto cugino del vicesindaco, e alla liquidazione di parte delle somme dovute dall’amministrazione. In caso di approvazione del disegno di legge varato due settimane orsono dal Consiglio dei ministri, quindi, l’accaduto potrebbe essere persequito soltanto a titolo di falso.

ABUSO D’UFFICIO IN BASILICATA, IL CASO PLACIDO

La più risalente delle tre condanne lucane per abuso d’ufficio confermate dalla Corte di cassazione, infine, riguarda l’ex sindaco di Rionero, Antonio Placido, che a luglio del 2018 si è visto infliggere otto mesi di reclusione per aver dissequestrato, sette anni prima, la cantina vinicola D’Angelo, tra le più antiche produttrici di Aglianico del Vulture doc, senza avvisare la Asp. Cantina che lui stesso aveva sequestrato, a ottobre, dopo la segnalazione dell’Asp sull’esito di un sopralluogo dei carabinieri del Nas, e che rischiava danni economici importanti per l’inattività durante il periodo natalizio.

GLI ALTRI CASI

La banca dati aperta della Corte di cassazione mette a disposizione soltanto le pronunce emesse tra il 2018 e il 2023, ma nelle cronache è possibile trovare traccia di almeno altre due condanne lucane per abuso d’ufficio passate in giudicato negli anni precedenti. La più datata è senz’altro quella dell’ex sindaco di Grumento Nova Antonino Laveglia, che nel 1997 è stato condannato per abuso d’ufficio e falso per aver ritardato arbitrariamente l’erogazione dei fondi per la ricostruzione dopo il terremoto del 1980. Condanna che nel 2014 gli è costata la decadenza dall’incarico di consigliere comunale d’opposizione in quanto ineleggibile, ma non gli ha impedito di correre nel 2019 per un seggio nel Parlamento europeo nella lista di Casa Pound.

Nel 2014, invece, è diventata definitiva la condanna a 1 anno e 3 mesi di reclusione dell’ex sindaco di Scanzano Jonico, Mario Altieri, per lo sconto sull’imposta comunale sugli immobili (Ici) praticato ad alcuni cittadini tre giorni prima della fine del suo secondo mandato da primo cittadino. Un’altra condanna foriera di conseguenze politiche anche a distanza di anni, data l’ineleggibilità che ne è conseguita per Altieri e che a novembre del 2021 gli ha impedito di tornare in Comune per un terzo mandato da sindaco, pur avendo ottenuto la maggioranza assoluta dei consensi degli scanzanesi con una lista emanazione di Forza Italia.

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