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Amedeo Cicala (Lega), sindaco di Viggiano

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«AL sindaco Cicala, sul piano strettamente politico ed etico non resta, a nostro giudizio, che una sola scelta possibile: dimettersi dagli incarichi istituzionali, restituire alla collettività la scelta su amministratori (che auspichiamo possano essere ben diversi!) e non ricandidarsi, ovviamente, alle prossime tornate elettorali».

E’ quanto afferma l’ex pm palermitano, Antonio Ingroia, anche a nome del movimento Azione civile, intervenendo nella polemica sul bonus covid erogato dal Comune di Viggiano allo stesso sindaco, Amedeo Cicala (responsabile enti locali della Lega Basilicata) più due dei suoi assessori e alcune ditte di famiglia Cicala (LEGGI LA NOTIZIA). Una delle quali posseduta, pro quota, anche dal fratello eletto con la Lega e attuale presidente del Consiglio regionale.

Ingroia, noto a livello nazionale per l’inchiesta sulla presunta trattativa Stato – mafia, e a livello locale per la sfortunata candidatura, nel 2018, per il seggio di Matera alla Camera dei deputati, esprime «sgomento ed indignazione» per la vicenda. Quindi sottolinea come il bonus sia stato finanziato con le royalty per il petrolio estratto dall’Eni nel comune valdagrino.

L’ex pm evidenzia anche una presunta illegittimità legata all’assunzione in comune dello zio ragioniere del sindaco, che è chi avrebbe firmato gli atti di erogazione del bonus, con una delibera da cui Cicala si sarebbe dovuto astenere per «un ennesimo conflitto di interessi».

«Veniva così realizzato – prosegue il leader di Azione civile – un sistema di carattere familiare della gestione del forziere di Viggiano che vale la pena ricordare può contare una disponibilità di contanti pari a 70 milioni di euro grazie alle royalty riconosciute dalle compagnie petrolifere».

«Accertare eventuali responsabilità penali sarà compito della magistratura» conclude Ingroia. «Ma questo non può esimere da valutazioni etiche e politiche: i fatti sono gravissimi, sconcerta che un sindaco (insieme ai fratelli, tra cui addirittura il presidente del Consiglio comunale) istituisca e poi si intaschi dei bonus (…) che dovevano essere interamente devoluti per le attività economiche e i cittadini gettati dall’emergenza nella disperazione economica».

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