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POTENZA – È stata una domenica col fiato sospeso quella appena trascorsa, a Potenza, dopo la scoperta di 3 nuovi casi di contagio da covid 19 tra gli ospiti dell’ex Hotel Vittoria, da anni adibito a centro di accoglienza per richiedenti asilo. Ma per sapere se ci si trova di fronte a un nuovo focolaio nel capoluogo occorrerà attendere almeno fino a stasera.

Anche ieri, infatti, la macchina lucana dei tamponi si è fermata per rispettare un giorno di riposo. Cosa che avviene dalla fine della fase calda dell’emergenza sanitaria, nonostante le tensioni che inevitabilmente si accendono quando la scoperta di nuovi contagi avviene verso la fine della settimana, come in questa occasione.

Basti pensare a quanto accaduto a Moliterno all’inizio del mese con l’allarme per la positività delle due badanti moldave tuttora ricoverate al San Carlo, e i primi tamponi effettuati a chi vi era entrato in contatto dall’arrivo in paese. Vale a dire l’anziana che le ospitava e suo nipote.

Tamponi effettuati di venerdì e lasciati “a riposare” fino a lunedì mattina con gli esiti, negativi, trasmessi in serata. Seguiti da un secondo prelievo per entrambi, il giorno dopo, e dalla scoperta, a distanza di qualche ora, della sopravvenuta positività dell’anziana, accudita per tutto il tempo proprio da una delle due badanti contagiate.

Un pasticcio, insomma, che forse con l’esame in tempo reale, o quasi, dei tamponi si sarebbe potuto evitare. Come si sarebbero potute evitare le preoccupazioni che hanno fatto rivivere a Moliterno, per un fine settimana, l’atmosfera dei giorni in cui il centro della Val d’Agri era stato zona rossa, e il decesso della 90enne, che sabato, dopo oltre due mesi senza lutti, ha fatto salire a 28 le vittime lucane del coronavirus.

Nel comunicato diffuso ieri mattina dalla Regione si spiega che i 3 tamponi positivi di Potenza sono emersi da un gruppo di 10 prelevato ad altrettanti cittadini bengalesi. Ma con loro, venerdì 10, sono stati trasferiti a Potenza dal ministero dell’Interno anche altri 40 connazionali, sbarcati a Lampedusa all’inizio del mese. Per questo oggi: «altre 40 persone bengalesi verranno sottoposte a tampone naso faringeo».

Le prime notizie sull’esito degli esami si attendono in serata.

Intanto per i richiedenti asilo, che sarebbero stati comunque in isolamento cautelare fin dal loro arrivo in città, e per i gestori del centro di accoglienza che ha avuto contatti con loro, è scattata la quarantena.

Ieri su quanto accaduto a Potenza è intervenuto il sindaco di Tolve e senatore leghisa, Pasquale Pepe, puntando il dito sul governo, e implicitamene la ministra potentina dell’Interno Luciana Lamorgese, che «scarica sulla Regione Basilicata i suoi arrivo sull’arrivo dei migranti».

Pepe ha ricordato che i richiedenti asilo arrivati nei giorni scorsi dal Bangladesh in Basilicata, via Lampedusa, sono in tutto 73: «di questi, 50 ospitati in 2 strutture di accoglienza di Potenza, e il resto a Matera». Quindi ha chiesto «a tutte le autorità deputate al controllo e alla sorveglianza che le strutture di accoglienza di Potenza rimangano sigillate fino all’esito dei tamponi programmati dall’Asp per il resto del gruppo, al fine di restituire una parziale serenità ai residenti, che segnalano preoccupati la libera circolazione degli ospiti fuori dalle strutture, per di più privi di mascherina».

«La gestione del fenomeno migratorio in piena pandemia da parte di questo governo, lascia a dir poco perplessi». Ha aggiunto il senatore leghista, che ha anche espresso perplessità sui test sierologici effettuati sui 73 a Lampedusa, che avrebbero dato esito negativo per tutti consentendo la loro ridistribuzione sulla terra ferma. Test che ora risultano smentiti dai tamponi eseguiti dall’Asp.

«Il Ministero – ha concluso Pepe – non può scaricare sulle Regioni e sulle loro comunità oneri e rischi sanitari in una fase in cui si rischia di vanificare gli sforzi fatti da Regione e cittadini lucani per rendere la Basilicata covid free. Fa specie, peraltro, che, mentre il ministro Speranza si affretta a chiudere i voli da e per il Bangladesh, non si arresta il flusso di clandestini provenienti dagli stessi Paesi ad alto rischio via mare con i barconi, eludendo qualsiasi tipo di controllo sanitario».

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