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Il concerto dell’11 agosto 2018 a Scanzano Jonico

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SCANZANO JONICO (MATERA) – C’è anche una festa, con canzoni “a tema” di un noto neomelodico, tra gli episodi su cui si è concentrata l’attenzione della commissione d’accesso e, quindi, del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nella sua relazione sulle collusioni mafiose, che hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale di Scanzano Jonico.

Il fatto risale al 11 agosto 2018, nell’ambito del programma di eventi “Fantastick estate 2018”, quando accade un episodio che: “…attesta inequivocabilmente il radicamento nel territorio e la capacità di condizionare le determinazioni dell’amministrazione locale”. Un concerto organizzato dalla Pro loco e patrocinato dal Comune, ma: “…allestito da un’associazione facente capo direttamente a soggetti intranei alla locale organizzazione criminale, il cui presidente è uno dei destinatari delle misure cautelari”.

Il concerto è di un cantante neomelodico, “noto per l’impronta marcatamente elogiativa del mondo criminale, i cui brani sono esplicitamente elogiativi della camorra. Nel corso dello spettacolo, tutta la struttura organizzativa ha inviato agli spettatori messaggi che, metaforicamente, erano tesi ad affermare la presenza e l’influenza nel territorio delle consorterie criminali, ed ha inoltre diffuso nei social network un video nel quale, effettuando un accostamento tra la città di Scanzano ed alcune zone di Napoli gravemente controllate dalla camorra, campeggiava l’immagine di uno degli organizzatori, anch’egli gravato da ordinanze cautelari, raffigurato in compagnia di sodali e in pose tipicamente esaltanti la sua posizione di camorrista”.

Quindi, il richiamo alle responsabilità morali “emblematiche” degli amministratori locali, “…alcuni dei quali vicini per legami parentali o frequentazioni di ambienti mafiosi, che avrebbero dovuto assumere una funzione di indirizzo e controllo, hanno invece consentito che venisse effettuato uno spettacolo, al quale hanno partecipato oltre 6.000 persone, inserito dal Comune nel Cartellone degli eventi estivi, senza verificare che fossero state predisposte le obbligatorie misure a tutela della sicurezza e dell’incolumità pubblica e senza aver rilasciato la prescritta autorizzazione per lo svolgimento dell’evento”.

Il ministro si sofferma, sulla scorta della relazione del prefetto, su di un dipendente comunale, “…già persona di fiducia di un precedente amministratore comunale, la cui contiguità agli ambienti criminali è ben tratteggiata in alcuni passaggi dell’ordinanza cautelare dell’operazione 101 (…). Il dipendente, gravato nel corso degli ultimi anni da numerosissimi pregiudizi penali, nel 2005 è stato arrestato su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza, con l’accusa di aver posto in essere condotte penalmente rilevanti in regime di 416 bis (associazione a delinquere di stampo mafioso ndr). Fonti tecniche di prova attestano la sua assidua frequentazione con esponenti di vertice dell’organizzazione criminale egemone, nonché la sua propensione a rendersi disponibile a richieste da questi avanzate”. Una diagnosi chiara: c’era mafia anche nell’apparato tecnico.

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