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MATERA – Il garante per i diritti dell’infanzia di Basilicata, Vincenzo Giuliano, ha preso a cuore la vicenda singolare di due minorenni, strappati all’affetto della propria madre in regime di detenzione domiciliare a Tursi, che accudisce già un terzo figlio di 4 mesi.

Il caso era stato segnalato nei giorni scorsi dal legale della donna, il penalista tursitano Nuccio Labriola, che aveva scritto a Giuliano, denunciando quella che si ritiene un’autentica prepotenza dei servizi sociali del Comune di Tursi. Infatti, nonostante un’indicazione del Giudice per le indagini preliminari, che ha concesso i domiciliari alla donna imputata per droga, i servizi sociali del Comune hanno letteralmente strappato i bambini all’affetto che la mamma ha dimostrato di poter dare loro, per affidarli a una Casa famiglia di Policoro, dove a detta di Labriola i bimbi trascorrono le loro giornate a piangere, chiedendo di tornare dalla madre.

Così, nei giorni scorsi, Giuliano ha scritto al presidente del Tribunale dei minori di Potenza, Valeria Montaruli, di: «Valutare l’opportunità di riesaminare il provvedimento adottato, sul collocamento presso la Casa famiglia delle minori. -si legge nella lettera- Al fine di tutelare, da un lato l’interesse delle minori, dall’altro preservare i rapporti con la famiglia d’origine, a cui deve essere garantita la continuità del rapporto genitoriale, salva l’esistenza di situazioni di grave pregiudizio».

Nelle premesse, Giuliano rimarca che: «L’avvocato Labriola, legale dei genitori delle piccole, sottolinea che, dopo l’iniziale affidamento a una comunità, la situazione dei genitori è mutata a seguito del positivo percorso educativo seguito dagli stessi; tanto che le minori hanno fatto rientro presso il nucleo familiare d’origine.

A seguito di segnalazione del servizio sociale del Comune di Tursi, però, il tribunale ha disposto nuovamente il collocamento delle piccole presso la Casa famiglia di Policoro. Tale provvedimento –secondo quanto evidenziato dall’avvocato Labriola- sarebbe pregiudizievole, sia per le piccole, le quali vivono con estrema sofferenza l’allontanamento dalla propria madre, sia per la signora, la quale è stata privata della continuità del rapporto genitoriale, in mancanza di elementi di particolare pregiudizio. L’allontanamento dalla famiglia d’origine rappresenta una delle misure disposte dall’Autorità giudiziaria, in situazioni di estrema gravità ed elevato rischio psicofisico per i bambini e gli adolescenti. Tale misura dovrebbe rappresentare l’extrema ratio – rimarca il garante – e dovrebbe essere coniugata con il principio della continuità degli affetti della famiglia d’origine».

Una situazione molto delicata e seria, che rischia di costituire un pericoloso precedente, per tanti casi analoghi che si dovessero verificare. Infatti, l’affidamento alla famiglia, sempre in assenza di gravi motivi ostativi, rappresenta la migliore soluzione per salvaguardare il minore, che spesso non sa, o non comprende i problemi giudiziari dei genitori, ma soffre certamente della loro mancanza, soprattutto se strappati letteralmente al loro affetto.

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