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Le macerie dopo il crollo

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Matera, prima il boato poi le macerie: parla l’uomo che in auto si è trovato sotto la palazzina crollata in via Beccaria. «Io ricoperto di polvere, scappato dal finestrino e la gente mi riprendeva con i telefonini»

Ci vogliono pochi attimi per cambiare una vita. È bastato lo stesso frammento di tempo a Cosimo Cifarelli per capire che era vivo e doveva scappare subito dall’inferno di macerie e polvere che aveva circondato la sua auto. Erano passate da poco le 13, il 31 luglio scorso quando con la sua Mercedes, Cosimo stava percorrendo via De Sariis nell’attimo stesso in cui la palazzina di via Beccaria che si affacciava su quel tratto di strada è collassata. «Stavo andando a casa di mia figlia – ricorda – quando ho visto cadere la palazzina, ho sentito il frastuono del distacco. Istintivamente mi sono buttato sul lato destro dell’auto mentre cominciavano a cadere le macerie».

Pochi istanti ancora e un altro boato attorno all’auto che Cifarellli guidava con i finestrini aperti perché, spiega: «Non mi piace l’aria condizionata». C’è un “prima” e un “dopo” nel suo racconto. La svolta sta nel momento in cui Cosimo si è accorto che non cadeva più nulla e che l’unico rumore era rimasto quello del motore della sua auto ancora acceso. «Sono vivo – si è detto – mi posso muovere». Dopo aver spento il motore, cercando di muoversi in un vortice d’aria che intanto si era creato, è scappato uscendo da uno dei finestrini aperti.

MATERA, PRIMA IL BOATO, POI IL CROLLO: LA PAURA

Al sollievo per lo scampato pericolo si è aggiunta però la paura perchè era ancora difficile comprendere esattamente cosa fosse accaduto. Ma la rabbia di Cosimo Cifarelli è esplosa quando, ancora coperto di polvere, ha cominciato a camminare allontanandosi dal luogo del crollo mentre davanti a lui la gente lo riprendeva con i cellulari, anzichè aiutarlo. Contro l’ inciviltà della cosiddetta “rete”, l’uomo ammette: «Ho cominciato a imprecare». Ad aiutarlo, spiega, ha pensato una dipendente del centro radiologico vicino che si è accertata che l’uomo stesse bene. Alle situazioni “estreme” Cifarelli è, per alcuni versi, abituato, essendo un soprintendente della Polizia, esperto d’arti marziali, istruttore tecnico operativo speciale di ordine pubblico, oggi in pensione.

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«Anche se le sparatorie sono una cosa diversa – spiega, ricordando quegli attimi che di notte una settimana dopo non lo fanno ancora dormire. «Il controllo del panico – aggiunge – è stato parte del nostro addestramento in Polizia e mi è servito quando ho deciso di uscire dall’auto sotto le macerie».
Le foto che mostra sul cellulare sembrano tratte da una zona di guerra e la sensazione di essere scampato per miracolo a una tragedia è ancora tutta lì, nel suo sguardo che cerca di minimizzare ma conosce a fondo la linea sottile che divide la vita di tutti i giorni dall’imprevedibile tragedia.

Ora è il momento della burocrazia: la sua auto ha riportato danni che superano i 13 mila euro, per un evento del quale Cifarelli non ha alcuna responsabilità ma, al contrario, un merito: quello di essere rimasto vivo.

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