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MATERA – È nell’ormai cronica carenza di medici, la causa principale dei disservizi nella sanità lucana. Lo confermano anche i numeri di Basilicata soccorso, che per garantire un servizio efficiente e senza affanni, ad oggi avrebbe bisogno di almeno altri quaranta medici specializzati.

Un dato confermato anche dal responsabile regionale del 118, il dottor Serafino Rizzo, sentito dal Quotidiano dopo il recente caso del 72enne deceduto a Stigliano. Un caso sfortunato, che ha messo in luce, ad esempio, il singolare servizio “a scavalco” del medico di turno, costretto a dividersi tra la Mike (nome convenzionale con alfabeto Nato che indica l’ambulanza con medico e infermiere a bordo) di Stigliano, fuori per un trasporto d’urgenza, e quella di Tinchi dove manca.

«Stiamo registrando una grossa criticità nel reclutamento di personale medico -ci ha detto Rizzo- fermo restando che le territoriali del 118 non sono assegnate al singolo comune, ma al servizio di un’area più vasta. Come conferma il caso di Stigliano, ci sono delle variabili che intervengono nel soccorso in maniera imprevedibile, come la concomitanza degli interventi. È come avere tre incendi concomitanti, dove i vigili del fuoco devono intervenire in contemporanea. Tutto richiede una organizzazione logistica appropriata, basata sia sull’orogeografia che sulla densità di popolazione di un’area. Non si può pensare di avere un’ambulanza in ogni comune. Il problema della carenza di medici è ormai di portata nazionale -rimarca Rizzo- e a mio avviso ciò è anche il risultato dell’acceso a numero chiuso nelle facoltà di Medicina non aggiornato rispetto ai bisogni. A questo si aggiunga che molti giovani medici, preferiscono dirottarsi sulle branche specialistiche, piuttosto che sul soccorso territoriale. Per la stessa ragione, c’è una crisi di medici di famiglia e dei servizi territoriali in genere. E ciò si traduce, peraltro, in un maggiore carico per il 118. Oggi, ad esempio, a Potenza città abbiamo due Mike, ma su di una non riusciamo ad assicurare la presenza del medico su tutti i turni, diventando così un India (sempre nel codice Nato sta per ambulanza con il solo infermiere a bordo ndr). In tutto il Lagonegrese, le due Mike operano solo con 2 medici, e stiamo cercando soluzioni per garantire la continuità della presenza dei medici su alcuni Punti di primo intervento».

Tra questi c’è quello di Maratea, sui cui si sta lavorando. Sui tempi d’intervento, Rizzo è chiaro: «Per legge devono essere inferiori a 20 minuti, ma la dinamica con cui l’assetto delle postazioni si modifica e l’intervento di fattori di tipo non deterministico, spesso influenzano negativamente il rispetto dei tempi».

Tornando ai medici, cosa sta facendo la Regione? «Sono state impegnate importanti somme per la formazione del personale e il reclutamento. -ha detto Rizzo- L’ultimo bando di formazione era per 80 posti, ma ci sono state 34 risposte, di cui solo 16 hanno ad oggi confermato la frequenza al corso formativo. Di questi, una certa percentuale viene da fuori regione e verosimilmente andrà via dopo aver acquisito il titolo. Eppure, la retribuzione dei medici di Emergenza sanitaria territoriale in Basilicata è molto favorevole, superando quella di molte altre regioni. Inoltre, anche chi è già in servizio a volte chiede una riduzione di orario, che spetta per legge, al fine di dirottarsi sulle specializzazioni. Quindi, serve un cambio di passo organizzativo, con soluzioni tampone efficaci, perché se tutto va bene per riportare il servizio a regime servirà un po’ di tempo».

In Basilicata, la Centrale operativa unica del 118 a Potenza, gestisce 26 ambulanze di Primo soccorso con autista soccorritore e infermiere; una di 2° livello auto medica con un autista-infermiere e medico; 11 di 4° livello, ovvero ambulanza avanzata con autista soccorritore, infermiere e medico; 7 Postazioni fisse di Primo soccorso in sede di ospedali distrettuali, non accreditati al trattamento di pazienti acuti) e 2 Hems, elicotteri di soccorso sanitario, con base a Potenza e Matera. Numeri buoni, se paragonati all’Umbria, dove sono inferiori, con servizio affidato ai volontari, e senza elisoccorso.

«I problemi ci sono -ci ha detto Franco Coppola della Uil- serve un rafforzamento di medici, infermieri e tecnici al 118; oggi si deve lavorare ad ottimizzare quello che c’è, per esempio potenziando l’automedica (in Basilicata una, in Umbria tre ndr), come soluzione tampone, però, in vista di una programmazione seria e celere».

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