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Sono in arrivo le cartelle 2018, la protesta in municipio per una scelta tecnica avallata dalla politica

MATERA – E’ una doccia fredda, quella che sta cadendo in questi giorni sulle teste degli esercenti materani, con l’arrivo delle cartelle Tari (la Tariffa rifiuti) del 2018.
Un salasso senza precedenti, con aumenti fino al 120%, che hanno letteralmente fatto imbestialire i commercianti, mai informati di questa eventualità, e sui quali il Comune sembra voler addossare tutto il peso economico della pessima gestione del sistema rifiuti in città.
Per questa ragione, ieri mattina, i rappresentanti del Consorzio albergatori materani (Sergio Palomba), di Confesercenti (Francesco Lisurici), Confcommercio (Gianni Genco) e Confederazione nazionale artigianato (Leo Montemurro), hanno incontrato l’assessore Giuseppe Tragni, alla presenza dei dirigenti comunali De Bonis e Montemurro.
La protesta è stata corale, perchè i rappresentanti delle associazioni datoriali reputano assolutamente iniquo e sproporzionato questo aumento della Tari, che va ad incidere su diversi settori commerciali, mettendo in difficoltà decine di imprese, con un peso maggiore sulla ristorazione, in quanto si presume produca una quantità maggiore di rifiuto, seppure differenziato e differenziabile. Il tema sollevato ieri, è quello della paradossale divisione del carico fiscale Tari, con un 50% su famiglie e utenze domestiche e 50% sulle imprese. Un dato che, solo apparentemente, risponde a criteri di equità, perchè di fatto le utenze domestiche sono notevolmente superiori alle imprese; dunque l’aumento viene maggiormente “diluito”, diventando in alcuni casi appena percettibile. Le imprese, invece, seppure producano più rifiuto, sono numericamente inferiori alle utenze domestiche, dovendosi però addossare lo stesso carico fiscale.
Ecco che, solo per fare un esempio, un ristorante dei rioni Sassi, l’anno scorso ha pagato 4.000 euro, trovandosi a pagarne ben 10mila quest’anno. Così come gli uffici, che hanno subìto aumenti del 50%.
Una situazione davvero intollerabile, anche perchè arrivata come una doccia fredda sugli esercenti, che non hanno avuto neppure tempo e modo di opporsi formalmente. Eppure nell’Amministrazione ci sono anche autorevoli rappresenti della categoria, che non hanno valutato l’opportunità quantomeno di informare i propri colleghi.
«Come al solito -ha commentato Gianni Genco di Confcommercio- si fa una politica che non tutela minimamente gli esercenti. Così, gli errori della politica, vengono pagati sempre dai cittadini. E’ il caso del bando rifiuti non ancora rinnovato, che ha comportato questi aumenti assurdi, per giunta in totale assenza di trasparenza; infatti -prosegue Genco- io dovrei pagare senza sapere esattamente perchè mi ritrovo quella cifra. Al danno si è aggiunta la beffa di un’amministrazione lontana dalle esigenze delle imprese e delle associazioni datoriali, ancora una volta non rispettate e coinvolte in decisioni così importanti e pesanti sulle proprie economie».
Secondo gli esercenti, in questa operazione c’è anche una forte responsabilità politica di chi, al piano finanziario della Tari, predisposto dai dirigenti comunali con questi aumenti, non si è mai opposto, pur verificandone l’incongruenza.
Infatti, il provvedimento fu votato in Consiglio con ben 22 voti favorevoli, 2 contrari (Buccico e Materdomini), 3 astenuti (Cotugno, Paterino e Sardone), con l’assenza dei consiglieri Toto, Fragasso, D’Andrea, Carlo Antezza, Paolo Manicone e Carmine Alba.

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