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POTENZA – La conferenza stampa di presentazione del programma era stata annunciata con tutti i candidati del centrodestra, eppure in molti hanno notato l’assenza di Gianni Rosa, Cosimo Latronico e Guido Viceconte. «Impegni istituzionali e di campagna elettorale», dirà poi Tito Di Maggio, candidato governatore in una coalizione che vede il suo partito, Scelta Civica, assieme a Fratelli d’Italia, Grande Sud, Pdl e i Mir di Samorì. Al tavolo, oltre a Di Maggio, ci sono Franco Mollica, Gianfranco Blasi, Vincenzo Taddei e Marina Buoncristiano. A parlare però è soltanto, o quasi, Di Maggio, pronto a confrontarsi con un programma di nove pagine, fatto apposta per essere provocatoriamente contrapposto con il libro “mosnstre” del centrosinistra. D’altronde «non servono rivoluzioni per amministrare la Basilicata, solo poche cose e la volontà per realizzarle». Poche pagine titolate “Elementare Watson” che a detta di Di maggio dovranno essere realizzate altrimenti «potrei anche lasciare l’incarico a dimostrazione che non sono attaccato alla poltrona come i politici di professione». Niente «massimi impegni ed architetture prontamente disattese come quelle del centrosinistra» ma posizioni concrete su tutto.

Diciamo che Di Maggio ha ripetuto concetti già espressi durante il forum di due giorni fa al Quotidiano, a partire dall’impegno sui suoi primi cento giorni di governo dedicati esclusivamente all’ambiente. «Attualmente – dice – non sappiamo in che stato versa l’ambiente il Basilicata, per questo dovremo sollecitare una serie di esperti per verificare acqua, aria e suolo, per non parlare del registro dei tumori». Di Maggio parla di «dominio occulto» sulla gestione dei rifiuti, di «assenza di considerazioni sull’impatto ambientale» e poi salta rapidamente sul petrolio «che ha creato più svantaggi che altro». Riprende i dati di Unioncamere sul pil lucano fermo all’1,6%, nonostante i milioni investiti proprio grazie al petrolio, e ripesca il discorso delle royalties troppo basse.

la strategia di comunicazione dell’imprenditore prestato alla politica e diventato senatore con Scelta Civica è chiara. «Voglio rivolgermi – dice – soprattutto all’elettorato di centrosinistra che è quello maggiormente preso in giro, cieco, sordo e disattento. È capace di riconoscere sempre un consenso a quelle persone che hanno dimostrato di non aver saputo amministrare, per vent’anni, questa regione. Il raffronto è semplice con altre realtà dove il centrosinistra domina, ci sono posti dove la spesa pubblic ha funzionato, come in Emilia-Romagna. Dalle nostre parti invece vengono bruciate le risorse e nonostante tutto le amministrazioni si perpetuano nel tempo». Ovviamente lo sguardo “economico” di DI maggio è proprio imprenditoriale, uno dei suoi cavalli di battaglia durante la conferenza stampa riguarda proprio i Fondi di garanzia regionali «che in termini di interessi parlano la stessa lingua delle banche». Cosa è rimasto della Basilicata? «Uno sfacelo che si può osservare – insiste – nelle aree industriali disseminate su tutto il territorio compresa quella di Matera».

E poi c’è la sanità da affrontare. La critica è diretta all’assessore Martorano: «Non si può fare buona amministrazione se si producono perdite e la Regione annualmente deve appianare tutto per coprire il deficit, nonostante le eccellenze questa non è buona sanità ma un semplice bacino di consenso. Ed è inutile pensare alla spending review se poi i tagli vengono fatti in maniera non consona». E questo ultimo passaggio introduce ovviamente la questione degli enti regionali (Acqua spa, Acquedotto Lucano e Sel), luoghi dove la Regione ha permesso la proliferazione di veri e propri uffici di collocamento». Stesso vale per la questione turismo e un centro di promozione «che non ha dato bella prova di sé».

Altro passaggio quello sull’università, la stessa dove «un rettore ha partecipato alle primarie, un gesto così arrogante che supera qualsiasi regola di educazione». Di maggio pensa a facoltà da potenziare, come agraria e restauro, ma anche a poli universitari, come quello di matera, che hanno bisogno di interventi. Pochi punti che riassumono però lo sguardo del centrodestra sulla basilicata, pronto a giocarsi tutte le carte possibili in questo ultimo sprint di campagna elettorale. Il risultato è uno solo, un centrodestra “perseguitato” dagli errori della sua controparte, che boccia completamente venti anni di Regione. In pratica non si salva nessuno e Di Maggio non ha intenzione di perdere questa occasione per ottenere un risultato importante. Da parte loro però Taddei e Blasi tengono a precisare che la strategia, almeno per quanto riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro, è di andare a guardare su tutte le filiere, in primis quella dei rifiuti, valutare un piano di ripopolamento dei piccoli paesi con le botteghe dei migranti e altro ancora. L’unica cosa sulla quale non si discute è il reddito di cittadinanza, un metodo assolutamente non condiviso dal centrodestra «al massimo – dice Di Maggio – si potrà lavorare su quelle fasce oscure, come le casalinghe, che hanno comunque diritto ad un reddito».

v.panettieri@luedi.it

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