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Vito Bardi

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Dal governo mano libera a Bardi sulla scelta della data delle elezioni Regionali in Basilicata e si fa strada l’ipotesi di votare ad aprile. Lollobrigida spinge perché rompa gli indugi

POTENZA – Le elezioni per il rinnovo di presidente della giunta e membri del Consiglio regionale della Basilicata si terranno in due giorni. Ma potrebbero non essere l’8 e il 9 giugno, in concomitanza con le votazioni per il Parlamento europeo e i sindaci e i consiglieri comunali di 51 centri lucani su 131. Bensì il 14 e il 15 aprile.

E’ questo il combinato disposto di quanto stabilito nel decreto legge approvato ieri mattina in Consiglio dei ministri, per l’indizione del cosiddetto “election day”, e delle altre norme che disciplinano la materia, sulle quali il governo non è intervenuto. Norme che rimettono alla discrezionalità dei governatori uscenti la scelta di accorpare o meno le elezioni regionali alle altre consultazioni, ma soltanto se la data di queste ultime non supera di più di 60 giorni la scadenza naturale della legislatura.

REGIONALI IN BASILICATA E IPOTESI VOTO APRILE, ATTESA PER LA DECISIONE DI BARDI

Oggi stesso, secondo alcune indiscrezioni, il governatore lucano uscente, Vito Bardi, potrebbe sciogliere le riserve sul punto, dopo aver annunciato una decisione all’inizio del mese.
Determinante, ad ogni modo, sarà il testo del decreto legge pubblicato in Gazzetta ufficiale. Laddove fossero confermate le bozze circolate ieri mattina, infatti, mancherebbe una deroga al divieto di allungare la durata degli organi elettivi in scadenza di più di 60 giorni. Anche se ieri mattina, subito dopo il Consiglio dei ministri, il capo del Viminale, Matteo Piantedosi, si era sbilanciato non poco sul punto, sostenendo che oltre al Piemonte anche la Basilicata sarebbe rientrata nel campo di applicazione delle disposizioni appena approvate, nonostante un disallineamento temporale di una quindicina di giorni. Quindi rinviando ai governatori delle due regioni, in ossequio all’autonomia delle stesse, la scelta definitiva sull’accorpamento.

LA SPINTA DI LOLLOBRIGIDA

Sempre ieri una spinta importante al governatore lucano, perché fissi la data del voto superando ogni eventuale titubanza legata alle sue ambizioni a un secondo mandato, è arrivata, a sorpresa, da un altro ministro del governo, nonché esponente di vertice di Fratelli d’Italia, come il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Con un’apparente apertura persino a una ricandidatura dello stesso Bardi, dopo settimane di tensioni. Prima per la destituzione, in Sardegna, del governatore uscente, il sardista-leghista Christian Solinas, a favore del meloniano Paolo Truzzu, e poi per il rilancio sulla Basilicata della Lega, desiderosa di una “compensazione”.

Di qui la levata di scudi di Forza Italia, determinata a strappare la ricandidatura sia per Bardi che per il piemontese Alberto Cirio. Mentre da via della Scrofa sono circolate insistenti indiscrezioni sull’intenzione di rivendicare per FdI anche la guida del centrodestra in Basilicata. Magari indicando un candidato «civico», per non esacerbare lo scontro con gli alleati. E da Potenza, domenica scorsa, è arrivato anche l’avvertimento di un viceministro meloniano come Edmondo Cirielli, che ha chiesto maggiore «umiltà» al governatore uscente, evidenziando che all’interno di Fratelli d’Italia esisterebbero «dirigenti di prim’ordine che potrebbero fare anche meglio di lui il presidente».

Intercettato da alcuni giornalisti all’arrivo a Palazzo Chigi, Lollobrigida ha dichiarato di avere «un ottimo rapporto con il presidente Bardi». Quindi ha spiegato di non seguire personalmente la vicenda delle elezioni regionali in Basilicata, ma ha aggiunto di non avere difficoltà a dire «che Bardi ha ben governato» e di essere convinto che gli elettori lucani «premieranno il buon governo della Basilicata».

ATTESA ANCHE NEL CENTROSINISTRA

A osservare con particolare attenzione quanto accade sulla data del voto lucano nel centrodestra, tra Palazzo Chigi, il Viminale e via Verrastro, restano i partiti d’opposizione, e gli aspiranti candidati governatori già in campo da diversi mesi. Come il paneuropeista Eustachio Follia (Volt), e il re delle coop bianche lucane, Angelo Chiorazzo, sostenuto dai laici cattolici di Basilicata casa comune e dal Pd. Ieri a provare a smuovere lo stallo venutosi a creare nelle trattative per la costruzione di un fronte anti-centrodestra a guida Pd-M5s è stato, ancora una volta, l’ex presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza.

«Mi chiedo, visto il dibattito in Basilicata rispetto alle imminenti elezioni regionali, se si è valutato a sufficienza che il sistema elettorale è a turno unico». Questa la sferzata dell’ex segretario regionale del Pd, che è tra quanti da oltre un mese chiedono che la direzione regionale riveda il sostegno offerto, a fine ottobre, alla candidatura a governatore di Chiorazzo, osteggiata da M5s, Azione, Psi, Sinistra italiana e Basilicata possibile. Per riprendere la costruzione di una grande alleanza capace di contendere al centrodestra la Regione.
«Sarebbe curioso – ha proseguito Lacorazza – che oggi chi spinge su soluzioni che determinino con largo anticipo la rottura con dell’alleanza, domani ci venga a spiegare che per “respingere il pericolo fascista alle porte” è necessario stare insieme».

«Piaccia o non piaccia – ha concluso l’ex presidente del Consiglio regionale -, al momento, stando ai sondaggi, e anche alla realtà, le forze motrici, i principali argini alla destra son Pd e M5s. Certo anche altre forze politiche sono importanti ma, con ragionevole certezza, senza uno dei due partiti l’argine alla destra è più debole».

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