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Giovanni Lettieri

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Il segretario regionale del Pd Basilicata Giovanni Lettieri chiede responsabilità a tutti, smina i veti su Pittella e rilancia su un’intesa dai 5 stelle al terzo polo di Renzi e Calenda

POTENZA – La Basilicata ha problemi troppo grandi perché le forze politiche che si sentono in grado di risollevarla si dividano guardando alle candidature in Consiglio regionale dell’una o dell’altra. Anche se tra queste candidature dovesse esserci una figura malsopportata da alcuni come l’ex governatore Marcello Pittella.

È un’esortazione rivolta soprattutto ai suoi democratici quella del segretario regionale del Pd lucano, Giovanni Lettieri.

Segretario, come commenta la notizia del giorno, ovvero le dimissioni del direttore generale del Dipartimento Salute della Regione, dopo lo scandalo per le presunte molestie telefoniche?

«Credo che le dimissioni di Bortolan fossero assolutamente dovute, e siano state probabilmente tardive. Non so che tipo di informazioni avessero ai vertici della Regione e da quanto tempo sapessero di questi atteggiamenti dell’ormai ex direttore generale del dipartimento Sanità, ma naturalmente di fronte a ad atteggiamenti del genere non si possono assolutamente chiudere gli occhi. Quindi le dimissioni o addirittura l’allontanamento erano senz’altro l’unica cosa da fare».

Ha il sospetto che ai vertici della Regione si sapesse di questi messaggi prima dell’esplosione mediatica del caso?

«Non nutro sospetti, ma sono già diversi giorni che girano queste notizie. Bisognava immediatamente accertare la consistenza della notizia e porvi rimedio. Non si può transigere su atteggiamenti del genere, soprattutto da parte di chi si occupa di pubblica amministrazione a questi livelli. Ma è la situazione in generale della Regione che mi preoccupa. Salta un altro dirigente, non so se è il secondo o il terzo, in una situazione di grande difficoltà sia della sanità che del welfare. Quindi mi auguro che vi pongano rimedio immediatamente per evitare un’instabilità che è dannosa per la Regione mentre sono in corso processi che andrebbero governati».

Sa che negli ultimi giorni anche due esponenti del centrodestra come il senatore Gianni Rosa e il sindaco di Tolve, Pasquale Pepe, hanno criticato Bardi per i dirigenti nominati in questi 4 anni di amministrazione?

«Mi spiace che si accorgano con quattro anni e mezzo di ritardo che la sanità è al collasso, come dice Rosa. Il senatore dimentica di essere parte della maggioranza che ha sostenuto Bardi, che ha nominato i vari direttori generali che si sono susseguiti. Il tutto mentre le liste d’attesa aumentavano, i medici scarseggiavano sempre di più, e la sanità privata convenzionata veniva messa in subbuglio. Credo che la sanità pubblica lucana negli ultimi quattro anni e mezzo sia davvero peggiorata. Quindi non credo che possano ancora rifarsi a scelte vecchie o nominare chi c’era prima.
Come Regione non abbiamo ancora nemmeno un piano sanitario regionale approvato, quindi non abbiamo neanche una proposta per provare rimuovere queste criticità che ho appena elencato. Se poi ci aggiungiamo la situazione del welfare il quadro diventa drammatico. Nell’ultimo bilancio non sono state poste neanche le coperture finanziarie della spesa storica per l’educazione e i servizi a disabili, bambini ed anziani. Di conseguenza i comuni saranno in grande difficoltà a settembre a dare continuità ai servizi offerti finora. Abbiamo sollecitato in più occasioni il governatore e l’assessore a intervenire su questi temi ma al momento non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Perciò è veramente una situazione al collasso, non perché si voglia enfatizzare o ingigantire il problema».

Quindi è d’accordo con Rosa e Pepe?

«Il vero problema è che loro non possono fare governo e opposizione. Noi denunciamo queste cose da tanto tempo. Nelle comunità, nei circoli, nelle feste dell’Unità, nelle visite che facciamo, quello che emerge con forza è proprio lo stato disastroso della sanità lucana. Le persone che non hanno possibilità economiche non riescono a curarsi e di fatto rinunciano alla cura, rinunciano a prestazioni mediche specialistiche perché passano mesi e mesi, se non anni, per per poterle ottenere. È una situazione che va assolutamente affrontata con determinazione».

Quindi un’amministrazione regionale a meno di un anno dalla dalla fine naturale della della legislatura cosa dovrebbe fare? Adesso, per esempio, ci sono varie nomine in scadenza. Dovrebbero lasciar perdere?

«No, io credo che debbano immediatamente individuare dei profili tecnici all’altezza della situazione che possano provare, almeno in questo scorcio di legislatura, a porre alle difficoltà. Serve qualcuno che in qualche modo conosca i problemi e abbia anche qualche soluzione da da prospettare. Anche negli altri settori la situazione non è molto lontana da quella della sanità. Nell’assessorato all’agricoltura si sono succeduti non so quanti assessori e non so quanti tecnici, ed è stato gestito ad interim dal presidente della giunta per 7 mesi. Non c’è stata una fase consultazione dei sindacati, delle associazioni datoriali, per affrontare sia la nuova programmazione che le opportunità del Pnrr. È mancato il coordinamento e l’indirizzo per permettere alle nostre piccole imprese di affrontare l’internazionalizzazione dei mercati, la digitalizzazione e la transizione ecologica come un’opportunità e non come un problema che si subisce».

Ha avuto modo come sindaco di Picerno di interagire con la Regione su qualche progetto finanziato col Pnrr?

«Non c’è stato alcun coordinamento dell’attività dei comuni da parte della Regione. Qualcuno è riuscito a dotarsi di una struttura tecnica, mentre sul sociale c’è stata un coordinamento a livello di Anci».

Nei giorni scorsi alcuni amministratori locali del Pd hanno scritto una lettera aperta in cui la sollecitano su tutta una serie di questioni…

«Il Partito democratico sta lavorando alla costruzione del perimetro del centro – sinistra: un perimetro che va dai 5 Stelle fino al terzo polo, passando per Più Europa, Verdi, socialisti. Tutte le classiche formazioni del centrosinistra, insomma. Ma è stato aperto un confronto anche con il mondo sociale ed economico, con il civismo che è in movimento in vista delle prossime elezioni regionali».

Ma per terzo polo che intende? Renzi, Calenda o tutti e due?

«Intendo quanti per storie per tradizione e anche per i quattro anni e mezzo di opposizione al governo Bardi sentono di dialogare col centrosinistra».

Anche se si è trattato di un’opposizione non troppo dura?

«Diciamo che da Azione è stata fatta sicuramente un’opposizione più incisiva di Italia viva. Ma noi siamo aperti al confronto con tutti i progressisti-riformisti di Basilicata per costruire questo perimetro più largo possibile sui temi. Sia Italia viva sia Azione».

Nella lettera deli amministratori locali del Pd le si chiede anche di completare gli organigrammi del partito. Ma ci riuscirà prima o poi?

«Me ne assumo la responsabilità perché serve un partito completo per andare compatti al tavolo del centrosinistra. Perché un Pd forte ritengo che sia essenziale per potersi giocare la partita delle regionali. Un Pd forte che determina le scelte e i programmi».

E il candidato governatore, ovviamente?

«Prima definiamo il perimetro dell’alleanza poi parliamo di nomi. Naturalmente il Partito democratico ha uomini e esperienze da mettere in campo e da proporre per la leadership ma nel confronto con tutto il centrosinistra. Noi sicuramente metteremo in campo le nostre migliori energie, ma in una relazione di apertura e confronto con le forze politiche e sociali che con le quali andremo a costituire il perimetro del centrosinistra».

Ma secondo lei è un caso che l’animatore di questi amministratori locali del Pd, il sindaco di Pomarico Francesco Mancini, nei giorni scorsi abbia premiato in piazza il re delle cooperative bianche lucane, Angelo Chiorazzo, che più di qualcuno vorrebbe in corsa come candidato governatore?

«Io non collegherei le due cose e non farei neanche nomi, perché non siamo al momento dei nomi. Il Partito democratico rispetterà tutti i suoi alleati. Naturalmente se non ci sarà una larga condivisione c’è sempre il metodo democratico delle primarie che è nel dna del Pd».

Quanto si deciderà in Basilicata rispetto ad alleanze e candidature alle prossime elezioni regionali e quanto si deciderà a Roma, sul modello di quanto avviene nel centrodestra, attraverso un’assunzione di responsabilità da parte della segretaria nazionale?

«Io ho assoluto rispetto verso le segreterie nazionali ma credo che la nostra leadership la dobbiamo individuare noi in Basilicata e deve essere frutto di una condivisione del gruppi dirigenti della Basilicata»

Quali sono i principali ostacoli alla costruzione di questo schieramento di forze opposto al centrodestra a cui state lavorando?

«Il Partito democratico ha una sua caratteristica che è la pluralità. Quindi è normale che ci sia un dibattito interno. Anche le altre forze politiche hanno la loro la sensibilità e loro idee. Il confronto comunque è iniziato e spero che a breve riusciremo a fare sintesi per quanto riguarda il perimetro, il programma e il candidato presidente. In questi mesi non siamo stati fermi. Abbiamo girato tantissimo e sul territorio abbiamo constatato sia le preoccupazioni, le criticità che il desiderio di cambiamento e di avere una nuovo un nuovo gruppo dirigente che riporti la Basilicata fuori dalle secche nelle quali ci ha condotto il centrodestra».

Che intende per nuovo gruppo dirigente?

«No al nuovismo a tutti i costi. Un equilibrio fra la storia che non rinnegheremo mai del Partito democratico e del centrosinistra con la promozione di nuove generazioni che possono essere rappresentate da amministratori competenti, quadri, dirigenti. Un giusto equilibrio fra la storia e l’innovazione. Questo vale per noi ma credo valga per ogni per ogni partito politico o forza sociale ed economica che è presente sul territorio».

Lei pensa che sia fattibile uno schieramento elettorale con Azione e l’ex governatore Marcello Pittella nonostante il risentimento persistente all’interno del Pd per quanto accaduto a settembre dell’anno scorso? Mi riferisco alla mancata rielezione dell’ex deputato Vito De Filippo, che si è trovato a confrontarsi proprio con Pittella.

«Io non personalizzerei gli scontri. Noi tutti nel centrosinistra dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e ragionare sui temi e sulle ragioni dell’unità che sicuramente sono molto maggiori rispetto alle divisioni. Perciò ognuno all’interno del proprio partito deve mettere in campo le migliori energie e le migliori idee per contribuire a realizzare programmi e leadership. Questo è il momento di fare tutti un passo indietro e mettere avanti l’obiettivo che è la conquista della Regione, perché c’è necessità di un cambio di passo immediato. Non si può attendere un attimo di più, perché ci sono problemi che vanno affrontati con la massima urgenza».

Quindi ogni partito pensa alle sue liste e non guarda a quelle degli altri?

«Certo, poi, come dice Antonio Boccia, bisogna essere ragionevoli e naturalmente responsabili. Siamo di fronte a un momento cruciale per la Basilicata. E’ fondamentale che il centro – sinistra trovi le ragioni dell’unità proprio per rispondere ai problemi dei cittadini lucani. Bisogna guardare meno alla persona e più al sogno che dobbiamo mettere in campo per coinvolgere i cittadini».

Vi siete dati un appuntamento con i potenziali alleati?

«Ci sentiamo continuamente abbiamo fatto anche battaglie insieme su determinati temi come l’autonomia differenziata. Adesso bisogna fare uno scatto in avanti e dare un’accelerata sia alla coalizione che che a tutto il resto. Credo che subito dopo Ferragosto imprimeremo sicuramente un’accelerata alla costruzione dell’alleanza».

Non pensa che un candidato governatore potrebbe svolgere un ruolo di mediazione politica importante anche in questa fase?

«Adesso questo ruolo è in mano ai coordinatori regionali e alla politica che non può abdicarvi. Io sono convinto di questo perché laddove viene meno il ruolo della politica quello che si genera non è sicuramente un sistema migliore. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e dobbiamo andare avanti nelle cose che ci siamo detti. Dopodiché una volta che sarà individuato il candidato presidente è logico che anche lui dovrà assumere un ruolo di coordinamento, e le funzioni che gli spettano».

Siete consapevoli di partire in svantaggio a livello di consensi dopo le sconfitte degli ultimi anni, no?

«Dobbiamo lavorare sull’astensionismo, sì. Dobbiamo convincere i lucani delle nostre ragioni e della qualità della proposta politica che andremo a sottoporre al voto e io sono convinto che se ognuno farà la sua parte riusciremo a mettere in campo le giuste competenze da un punto di vista umano e un progetto per la Basilicata che convincerà i lucani a cambiare a cambiare rotta. Ci troviamo di fronte a un vero disastro totale. In tutti i settori. In questi ultimi quattro anni e mezzo la Basilicata è andata molto indietro e credo che questo lo percepiscano anche gran parte dei lucani. Naturalmente non basta e dobbiamo essere noi a mettere in campo una proposta credibile che possa fare scegliere di cambiare rispetto all’amministrazione attuale. Sono mesi che assistiamo alla lucida schizofrenia di un governatore come Bardi che in relazione all’autonomia differenziata promuove il decentramento senza nessun dibattito né interno né né in assemblea, e allo stesso tempo, per quanto riguarda la vicenda di Acqua del Sud spa accetta supinamente la spoliazione della gestione della risorsa idrica e delle infrastrutture lucane».

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