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Viviana Cervellino

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POTENZA – Alla vigilia di un voto importante, come le elezioni regionali della prossima primavera, chiedere «la testa» di chi in precedenza ha concesso la sua fiducia ad altri non aiuta a vincere. Eppure è questo quello che starebbe accadendo all’interno del Partito democratico lucano, con l’epurazione degli ex fedelissimi dell’ex governatore Marcello Pittella dalla direzione regionale. Proprio mentre si cerca si chiudere un’alleanza con Pittella in persona e il suo nuovo partito, Azione.

A denunciare l’assurdità di quanto accaduto in occasione della seduta di mercoledì dell’assemblea regionale è la prima degli ex pittelliani, vale a dire la sindaca di Genzano, Viviana Cervellino. Un ulteriore assurdo, a ben vedere, dopo quello segnalato sull’edizione di ieri del Quotidiano a proposito della nomina come vicesegretario regionale di un anti 5 stelle come il materano Vito Lupo, mentre si fatica a chiudere un accordo che includa anche i pentastellati.

Sindaco, a luglio lei si è dimessa dall’assemblea regionale del Pd lamentando “rancori, veti e caccia alle streghe” ma durante la seduta di mercoledì tra le surroghe approvate la sua non c’è. C’ha ripensato?

«No, ho comunicato ufficialmente le mie dimissioni dall’assemblea già lo scorso mese. Non hanno proceduto alla surroga forse per una dimenticanza o forse per non squilibrare un equilibrio già precario tra le varie correnti. Non ho affatto cambiato idea, pur avendo rinnovato la tessera».

Lei è stata, assieme ad altri, a lungo vicina all’ex governatore Marcello Pittella, ma non lo ha seguito in Azione. Di certo all’interno del Pd c’è chi vi ha rimproverato apertamente, penso all’ex sottosegretario Vito De Filippo o all’ex segretario regionale Raffaele La Regina, questa specie di doppia fedeltà che si sarebbe manifestata un anno fa, in occasione delle elezioni politiche. Con tutto che a febbraio avete regolarmente partecipato al congresso che ha eletto Giovanni Lettieri alla segreteria regionale. Crede che vi sia stata ingiustamente negata agibilità politica all’interno del partito, nascondendo una vera e propria epurazione in corso?

«Sì. So bene come si esercitano i veti nel Pd lucano. Alcuni sono urlati in una assemblea in diretta sui canali social, altri vengono espressi a bassa voce magari in qualche telefonata col segretario, il quale, a mia memoria, non si è dissociato. Ricordo che in quella assemblea, a dire il vero, l’unico a prendere le nostre parti fu Antonello Molinari. Ho ricevuto molte telefonate e messaggi ma nessuna presa di posizione vera e propria. Il cannibalismo in politica non mi stupisce affatto. Ma un tempo aveva un senso più alto, oggi è finalizzato solo alla sopravvivenza».

Crede che questa epurazione sia proseguita con la composizione della nuova direzione regionale del partito?

«La direzione è una rappresentazione ridotta dell’assemblea e ha seguito le stesse regole di composizione. Pesi e contrappesi di correnti. Solo che nell’assemblea la cosiddetta corrente dei già pittelliani aveva una rappresentanza. D’altronde quella assemblea nacque con un accordo numerico che partiva proprio dal Congresso regionale in cui ero candidata alla segreteria e dove noi pittelliani partecipammo in alleanza con Margiotta. Da quel congresso la novità era rappresentata dagli speranziani per i quali è stato considerato come criterio quello delle ultime primarie Schlein-Bonaccini. Insomma, calcoli complessi che solo nel Pd riusciamo a sviluppare! Con le mie dimissioni dall’assemblea regionale ho espresso al segretario la volontà di non partecipare più ad alcuna discussione sugli organismi e che ogni altra designazione poteva essere tranquillamente computata in quelle della mia area congressuale. Ho notato con molto dispiacere, anche per ciò che è accaduto durante la fase istruttoria della scelta di Giovanni Lettieri, che abbia scelto per la direzione con una sua quota altri sindaci, assolutamente meritevoli e rappresentativi, ma nessun sindaco già pittelliano. Una casualità anche questa».

La designazione all’interno della direzione di una persona vicina alle vostre posizioni come il segretario del circolo Pd di Picerno, Carmine Caivano, non la rassicura?

«Carmine Caivano è sempre stato un dirigente del Pd vicino a Marcello Pittella. E’ stato anche candidato nella lista di Avanti Basilicata alle ultime elezioni regionali. Ora è segretario del circolo Pd di Picerno. Non credo che sia in direzione regionale per la vicinanza a Marcello Pittella ma piuttosto per il suo nuovo ruolo politico».

Esiste un problema di epurazioni anche a livello provinciale?

«Il Pd provinciale non ha completato la composizione degli organismi. Nessuna direzione, nessuna segreteria. D’altronde se si verificassero bene i numeri, anche l’assemblea sarebbe molto scarna. Ricordo che anche in quel caso ho subito un veto però dalla mia stessa maggioranza congressuale».

Il dibattito politico delle ultime settimane nel Pd e nel centrosinistra è stato animato da una novità politica di rilievo: la discesa in campo di un pezzo importante del laicato cattolico, che parrebbe pronto a presentare una sua lista alle regionali della prossima primavera, e forse addirittura un candidato governatore. I nomi che vanno per la maggiore sono quelli del re delle coop bianche lucane, Angelo Chiorazzo, e dell’ex dg dell’Asp, Lorenzo Bochicchio. Pensa che i democratici dovrebbero mettersi al servizio di questo nuovo protagonismo civico?

«Ho partecipato ad alcuni incontri organizzati da queste aggregazioni del laicato cattolico. Mi piaceva la finalità, soprattutto per il presupposto: l’ascolto. Poi, in realtà non ne ho compreso più il senso. Mi pare che gli stessi vescovi siano dovuti intervenire per chiarire che alcune fughe in avanti fossero state mal interpretate e che non esiste nessuna lista dei vescovi. In realtà, esiste una spinta neanche celata di approdare verso una soluzione che preveda la candidatura a presidente di Angelo Chiorazzo. Non lo conosco personalmente ma so che è un bravo imprenditore, si occupa anche di calcio ed è cattolico.

Insomma, un tempo la sinistra andava poco d’accordo con gli imprenditori ma forse o è cambiata la sinistra o sono cambiati gli imprenditori. Conosco, invece, il dottor Lorenzo Bochicchio perché è stato direttore generale dell’Asp ed è stato durante la fase pandemica un importante riferimento per i sindaci lucani. Ma non mi pare ora un riferimento per la sinistra del Pd. Entrambe buone soluzioni, in astratto. Come tante altre, probabilmente. Bisogna capire cosa si è capaci di costruire intorno agli uomini. In questo, condivido l’analisi di chi rivendica il primato della politica. Prima il progetto, poi gli uomini. Il Pd, mi pare, non abbia ancora un progetto».

Prima la coalizione, o prima il candidato governatore?

«Prima la coalizione. Senza dubbio».

Trattative a oltranza per la scelta del candidato governatore, o primarie?

«Le primarie sono solo un modo elegante per dire no a Chiorazzo presidente e trattare un posizionamento su altri candidati. Non mi pare che lo stato di salute del Pd, in particolare, consenta di presentarsi alle primarie con un proprio candidato».
Pittella sarà in campo col centrosinistra?

«Io personalmente me lo auguro. E’ il suo luogo politico naturale. Ma comprenderei altre scelte, visti gli accadimenti».

E i renziani?

«I renziani credo siano più spostati nel centrodestra. Non avrebbero gli stessi motivi di Pittella per starci ma mi pare abbiano fatto una scelta più di tattica politica che di condivisione di un progetto».

L’anno prossimo si voterà anche per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale di Potenza, eppure il circolo Pd del capoluogo resta senza guida dopo le dimissioni dell’ultimo segretario, Carmine Lombardi. Qui la colpa di chi sarebbe?

«Anche un po’ mia. Carmine Lombardi è stato eletto segretario nella fase congressuale in cui ero candidata segretario. In verità, Potenza è casa di Margiotta, era giusto che scegliesse lui il candidato segretario della sua città. Anche in questo caso, l’assemblea cittadina, di fatto, potrebbe essere cambiata nei numeri. Non è stato ancora nominato nemmeno il commissario. Non hanno fretta, evidentemente. Mancano solo pochi mesi al voto delle amministrative della città. Ma anche qui, tutto dipende dalla burrascosa relazione tra margiottiani e speranziani e la relazione tra Margiotta e De Filippo. Insomma, pantano».

A maggio lei è stata rieletta sindaca di Genzano col 76,3% contro una candidata espressione di Fratelli d’Italia. Come pensa che sia possibile sconfiggere nelle urne il centrodestra che governa la Regione?

«A Genzano abbiamo vinto perché abbiamo saputo tenere dentro l’esperienza amministrativa e una larga alleanza programmatica che andava dai 5 stelle a Italia Viva e Azione. Abbiamo vinto con un largo consenso ma non è stata per me una sorpresa. Io però non ho chiesto la testa di chi, nel Pd, non mi ha votato. Per vincere serve dare una alternativa credibile alla destra. Le discussioni delle ultime settimane non lo sono affatto. Servono ma non bastano alleanze larghe. Serve un progetto politico rinnovato che esalti anche le esperienze politiche più mature, che non le escluda, ma che non possono essere più la nostra punta di diamante. In politica non vale la regola del sempreverde».

I problemi della sanità lucana sono colpa di questa amministrazione regionale o un’eredità del passato come sostengono il governatore Vito Bardi e i suoi sostenitori?

«A fine legislatura si dovrebbe avere la decenza di non fare più certe affermazioni. Sono davvero esilaranti».

Basterà la Zes unica appena annunciata dal governo al Sud per salvare lo stabilimento Stellantis di Melfi e tutta l’economia che gli ruota attorno?

«La vicenda Stellantis viene trattata dal governo regionale con un tale distacco che per essere ottimisti mi farebbe pensare che abbiano un piano segreto di reindustrializzazione della Basilicata. In realtà, è approssimazione. Ricordo quando iniziammo a parlare di Zes con il presidente Pittella: altro slancio, altra visione. Perché le Zes siano uno strumento realmente produttivo è indispensabile che si concertino le azioni tra Regione, comuni e parti datoriali. Altrimenti sarà un contenitore vuoto».

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