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Vito Bardi

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Nuovo possibile filone d’indagine dagli atti dei pm di Potenza sulla Regione Basilicata: giallo su una firma falsa di Vito Bardi

POTENZA – Qualcuno avrebbe falsificato una firma del governatore Vito Bardi in calce a un documento relativo alla collaborazione tra la Regione Basilicata e la Grecia. In particolare la Regione dell’Epiro. C’è anche questo tra i sospetti coltivati dagli investigatori della maxi-inchiesta sulla mala politica lucana.

È quanto emerge da uno degli ultimi atti desecretati dai pm di Potenza, che ha ottobre hanno terremotato la politica e la sanità lucana con l’esecuzione di misure cautelari nei confronti di due consiglieri regionali in carica, Francesco Piro (Fi) e Rocco Leone (FdI), più l’ormai ex sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, decaduta dall’incarico dopo le dimissioni di massa seguite agli arresti e lo scioglimento del consiglio comunale; l’ex assessore regionale all’Agricoltura, Franco Cupparo (Fi), dimessosi da tutti gli incarichi sempre in seguito all’esplosione della vicenda giudiziaria, e l’attuale dg del San Carlo, Giuseppe Spera.

REGIONE BASILICATA, IL GIALLO DELLA FIRMA FALSA DI VITO BARDI

A chiedere conto della presunta firma falsa del governatore Bardi è stato il pm Vincenzo Montemurro nel suo primo confronto, a fine novembre del 2021, con l’ex segretario particolare del governatore, Mario Araneo, poi diventato uno dei supertesti dell’inchiesta assieme all’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Carlo, Massimo Barresi.

Il pm ha anche fatto il nome ad Araneo della «Proximity Gect», chiedendogli se ne aveva mai sentito parlare, e spiegandogli che si trattava di un’entità «legata a delle attività della Lucana Film commission». È stato uno degli investigatori presenti, quindi, a circoscrivere la materia d’interesse a «un rapporto bilaterale di collaborazione tra la Grecia e la Basilicata». Fino alla domanda, diretta, del magistrato.

«Il presidente Bardi ha mai contestato che lei in questa vicenda avrebbe contraffatto la sua firma?» Questo il quesito rivolto ad Araneo, che ha escluso di aver mai ricevuto contestazioni del genere. Un quesito alquanto specifico, ad ogni buon conto. Il che farebbe pensare all’esistenza di elementi a monte a sostegno della curiosità investigativa al riguardo.

Il Quotidiano del Sud ieri ha contattato Giuseppe Suanno, che è il presidente del Gruppo europeo di cooperazione (Gect) “Proximity” , con sede a Latronico, negli uffici del Gruppo di azione locale, “La cittadella del sapere”.
«Non so niente di firme false», ha dichiarato Suanno. Subito dopo la conversazione si è interrotta bruscamente.

L’inchiesta sulla mala politica lucana si è sviluppata in una serie di filoni d’indagine. Di questi, però, sono solo 3 quelli messi a fuoco nell’ordinanza di misure cautelari eseguita a ottobre. Tanti altri, invece, sono rimasti a margine della stessa assieme a diverse decine di iscrizioni sul registro degli indagati.

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